In costante
aumento le collaborazioni coordinate e continuative |
I
Co.Co.Co.: un esercito di giovani senza futuro |
La vergognosa
situazione di milioni di lavoratori, piegati al ricatto di
un contratto da dipendenti, con tutte le non garanzie di un
libero professionista |
di Ambra Mazzia
Roma - Amministratori condominiali,
venditori a domicilio, istruttori di ginnastica, operatori call-center:
sono solo alcune delle tante categorie degli oltre 2 milioni dei
lavoratori atipici e parasubordinati, di quella “generazione
co.co.co.”che, tra mille impieghi, cerca di costruirsi un
futuro. Età media di 25-35 anni, laurea o diploma nel cassetto,
una prospettiva lavorativa di massima incertezza e precarietà.
Così coloro che, secondo le stime sociologiche più
diffuse, dovrebbero garantire al paese un notevole sviluppo demografico
si ritrovano con un guadagno mensile di neanche 600€ con
il quale, anche volendo, è davvero difficile garantire
a se stessi uno stile di vita che vada al di là della semplice
e pura sussistenza. Eppure questa condizione ibrida sta conoscendo
un rapido sviluppo, nonostante le scarsissime forme di tutela
lavorativa da essa riconosciute: è vero, infatti, che si
è chiamati a svolgere una collaborazione continuativa senza
vincolo di orario e subordinazione e si gode di una certa autonomia
organizzativa anche circa luogo e modalità lavorative,
ma è altresì importante sottolineare che tali categorie
di lavoratori sono figure regolamentate solo da un punto di vista
fiscale e previdenziale, mediante la copertura assicurativa dell’INAIL
e la previdenza obbligatoria dell’INPS. Non sono riconosciute
ferie, né diritti di formazione ed aggiornamento; non c’è
alcuna forma di tutela per la sicurezza sul lavoro, mentre è
minimale quella per la malattia, con un’indennità
valida solo per il periodo di degenza ospedaliera, e per la maternità.
Se a tutto questo si aggiunge, poi, l’aliquota INPS a cui
deve essere assoggettato ogni compenso ricevuto( 12,5% per i soggetti
già titolari di pensione, 14% in tutti gli altri casi)
e la rapida trasformazione di status a cui, anche dopo anni di
prestazione lavorativa, molti dipendenti pubblici si sono dovuti
adeguare, è più semplice capire come un tale contratto
non possa garantire, a queste condizioni, un futuro lavorativo
soddisfacente e ricco di opportunità per migliorare costantemente
sé stessi, le proprie potenzialità ed aspirazioni,
la propria vita.