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Il
Siam a Milano |
Domenica scorsa
si sono svolti i festeggiamenti del Capodanno buddista in
diversi punti della città e dell’hinterland |
di Roberto Bonin
Milano.
Ad Opera, come in molte parti del capoluogo lombardo e dell’hinterland
milanese, si è riunita la comunità thailandese capitanata
dall’attivissima Fistarol Raveewan (attualmente residente
a Lugano ndr), la quale ci ha introdotto, in maniera inusuale,
nelle profondità dello spirito buddista tailandese.
Nelle varie differenziazioni che si sono create nei millenni (attualmente
per il calendario buddista, che ha come inizio la data della morte
del principe Siddartha, siamo nel 2.546) sembra che la più
autentica e rispondente ai dettami del Buddha sia quella originata
e diffusa in Thailandia (antico Siam).
Uno dei momenti più importanti e presenti in occasione
del festeggiamento del Capodanno è stato il “Rito
dell’Acqua”: nato nella notte dei tempi consiste,
attraverso un particolare rituale, nel bagnare con acqua persone
e cose. Tale rito è sicuramente ben augurante, tenendo
conto che la Thailandia è un Paese quasi esclusivamente
agricolo (risaie, frutti e fiori tropicali).
Altro momento clou del festeggiamento è stata la preparazione
da parte delle donne thailandesi di un ricco ed incredibilmente
vasto menu, creato per i monaci buddisti e i partecipanti, il
tutto allietato da danze e canti rigorosamente tailandesi.
Abbiamo scoperto, parlando con vari organizzatori della manifestazione,
che la popolazione thailandese è riservata e si propone
al mondo esterno con molta discrezione; è come se temesse
un’invasione della loro sfera storico-culturale.
Lo abbiamo notato, facendo una piccola indagine tra i presenti,
sono pochi (in Italia, anche se non esiste un censimento ufficiale,
si dice che siano circa 10.000) e abbastanza chiusi, nonostante
le apparenze. Anche analizzando il flusso migratorio ci rendiamo
conto che molti di loro si muovono in maniera differente dagli
altri orientali.
I cinesi,
ad esempio, vengono in Italia e aprono con successo ristoranti
o imprese commerciali e, alcuni di loro, diventano un’importante
forza lavoro dell’imprenditoria italiana ufficiale; i filippini
vengono in Italia poiché considerati da tutti ottimi lavoratori,
ideali per gestire le attività domestiche e di portierato.
I thailandesi , o meglio le donne thailandesi, invece, vengono
in Italia solamente quando hanno la certezza di sposare un italiano.
Abbiamo infatti intervistato l’altra parte della Comunità
fatta solo di italiani, i quali, conoscendo la validità
affettiva e della tipica predisposizione ad una sana e gradevole
gestione della famiglia, hanno deciso di sposarsi con loro.
Abbiamo fatto, inoltre, una piccola indagine sulle attività
thailandesi in Italia e abbiamo potuto constatare che esistono
pochissime iniziative imprenditoriali gestite da thailandesi:
solo pochi studi per l’erogazione di massaggi Thai ed alcune
agenzie per l’offerta di proposte per aspiranti sposi italiani.