Analisi
sulla vittoria di George W. Bush alla presidenza americana |
Elezioni
USA: ha vinto la paura |
L’ha scampata ancora una volta il “signore
della guerra”, con la sua politica dell’insicurezza,
dell’instabilità economica e soprattutto
dell’arretratezza sociale. Però almeno i
cittadini ora si sentono più sicuri…
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di Fabio Bucciarelli
Strana
la politica americana. Equilibri molto labili e azioni che possono
apparire ai nostri occhi come inspiegabili, a volte senza senso.
Fino a pochi giorni fa nessuno dei più grandi statistici
al mondo avrebbe scommesso troppo sulla vittoria alle elezioni
americane di George W. Bush. Anche se oggi a giochi fatti nessuno
lo dice, nessuno lo ammette. A rafforzare l’idea di una
vittoria inaspettata per Bush c’erano state anche alcune
dichiarazioni pre-voto d’importanti figure repubblicane,
le quali avevano avanzato tristemente la possibilità di
una sconfitta… Altri segnali erano venuti dalle schiaccianti
vittorie del candidato democratico Kerry nei tre confronti politici
televisivi. Le motivazioni del probabile successo democratico
avevano avuto una notevole spinta dai troppi danni creati da una
politica repubblicana piuttosto superficiale su importanti temi
sociali. Temi che invece, dovevano essere affrontati con maggiori
caparbietà e concretezza, proprio perché interesse
di una grande parte della popolazione di uno stato sconfinato
come gli USA. Argomenti da dover mettere, appunto, al centro del
dibattito politico. Questo almeno se l’azione non fosse
stata, come invece è tutt’oggi, per la prima volta
nella sua storia aggredita e “sconfitta” da un nemico
inafferrabile come il terrorismo. Indisponenti le azioni economiche
di Bush in politica interna fatte di tagli alle tasse alle categorie
più agiate e sconti fiscali alle imprese. Scelte a dir
poco disattente rispetto alle gravi problematiche sociali di uno
Stato in cui i poveri rappresentano una percentuale di popolazione
in netta crescita. Ma non è finita qui. Il mandato Bush
ha visto anche l’accentuarsi dei finanziamenti statali ad
organizzazioni religiose che hanno fatto da cornice ad una politica
che ha messo in netto risalto il forte credo religioso del Presidente.
Dunque, credo religioso e un patriottismo senza limiti: il cocktail
per vincere le elezioni americane. Comunque, sui 120 milioni di
elettori (record per le elezioni americane) c’è stato
uno scarto di 3 milioni e mezzo circa di adesioni. Questo vuol
dire che 56 milioni e mezzo di cittadini statunitensi hanno ben
riflettuto sul fatto che non fosse giusto avere, per il prossimo
mandato, una sola certezza: la guerra, conflitto nato oltretutto
anche per la grande insicurezza mostrata da G. W. Bush. Eppure
ce l’ha fatta, la paura ha vinto ed è riuscita, anche
perché un po’ forzata dagli eventi, a cambiare evidentemente
le carte in tavola. Infatti, d’improvviso è comparso
come un fulmine a ciel sereno per la campagna elettorale di Kerry,
il pericolo numero uno: Osama Bin Laden. Un video come al solito
carico di forti minacce per l’America e per tutti i suoi
abitanti. Parole nelle quali l’odio non ha avuto confini
e frasi pesanti come macigni. Tutto strano davvero, anche perché
le minacce inizialmente erano trasversali: nel video Bin Laden
diceva che nessuna scelta di candidato poteva allontanare gli
USA dalle sue sanguinose rappresaglie. Ma come mai questa curiosa
scelta di tempi da parte di Bin Laden? Cosa voleva ottenere? Istigare
Bush oppure allontanare Kerry? Quello che fa riflettere è
che forse per un’elezione che stavano vedendo favorito,
seppur con un margine piuttosto limitato, il candidato democratico
Kerry, una cosa che avrebbe potuto spostare nettamente l’ago
della bilancia a favore del “bellicoso” Bush sarebbe
stata solo la comparsa di nuove calde minacce per gli USA.
Questo per esaltare l’unico, punto forte del Presidente
in carica: il non tirarsi indietro nei confronti del conflitto.
Un modo per far rinascere quei timori, forse un po’sopiti,
dei cittadini americani legati alle tristemente famose “Torri
gemelle”. E ovviamente così è stato. Addirittura
qualcuno aveva preannunciato questa strana svolta. Altri aveva
addirittura parlato della possibilità legata ad una spettacolare
cattura dell’odioso ed inafferrabile terrorista… Magari,
ma sarebbe stato troppo! Logico che un cittadino medio seppure
consapevole di uno Stato che certo non brilli più per floridità
economica e dove le ragioni sociali siano in chiara difficoltà,
si stringa unito e forte contro un comune nemico. Ad aumentare
i dubbi, le dichiarazioni post voto su un sito islamico. Stavolta
i terroristi hanno minacciato i cittadini USA per aver scelto
Bush! Ma come, se Bin Laden aveva detto che tanto era uguale,
che senso hanno avuto queste altre minacce? L’impatto psicologico
sulla gran parte dei cittadini delle voci sulle nuove minacce
è stato sicuramente quello di rafforzare la scelta del
candidato eletto: uno che non ci penserà su due volte a
colpire duramente i nemici. Fa riflettere però, il fatto
che il cittadino medio non abbia ragionato su chi fosse in carica
alla presidenza USA al momento del clamoroso attacco terroristico.
Che nessuno si sia fatto un’idea della quantità di
dollari (pronti altri 70 miliardi) investiti per la guerra in
Medio Oriente a discapito della politica interna. Per non parlare
poi di una riflessione su tutte, quella che doveva essere fatta
sul continuo ed infinito stillicidio di soldati, che quotidianamente
perdono la vita in quel conflitto fatti di interessi economici
definito da molti il nuovo Vietnam. In bocca al lupo Bush!