La
par condicio del Berlusca: uno spot elettorale al posto
del telegiornale |
Silenzio:
parla il Cavaliere |
Ennesima prepotenza televisiva del premier che, nella
conferenza stampa di fine anno, fa slittare l'informazione
del Tg1 di ben quarantacinque minuti, senza tener conto
del delicato momento nel Sud-Est asiatico
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di Fabio Bucciarelli
Altra
apparizione televisiva, altro show. Definirla solo come “conferenza
stampa di fine anno” sembrerebbe molto limitativo. Infatti,
più che il consueto solenne incontro tra il presidente
del Consiglio dei Ministri e i giornalisti per le dovute considerazioni
sull’anno politico appena trascorso, quella straripante
in tutto e per tutto andata in onda contemporaneamente su Rai
1 e Rete 4, accostamento da brividi, il trenta dicembre scorso,
è stato un vero e proprio spot elettorale. E sarebbe stato
solo un altro sintomo dell’eccessiva voglia di protagonismo
del leader della maggioranza alla quale oramai gli italiani si
stanno purtroppo abituando, se lo spostamento di tre quarti d’ora
della messa in onda del Tg1 non fosse coinciso con un momento
molto delicato. Un momento in cui in particolar modo l’informazione
doveva venire prima di tutto, anche prima di Berlusconi. I molteplici
sforzi fatti dal Ministro degli Esteri Gianfranco Fini, apparso
molto professionale in tutti gli atteggiamenti avuti nei confronti
delle scelte e delle comunicazioni effettuate in merito alla catastrofe
nella zona del Sudest Asiatico, non sono stati di certo sostenuti
dalla presenza in video del premier. Sì, infatti, l’attuale
leader della maggioranza, avendo compreso molto bene che, nonostante
un centrosinistra praticamente evanescente, la sua popolarità
è in caduta libera, ha pensato bene di sfruttare al massimo
l’occasione del trenta dicembre, per dichiarazioni intempestive
e non inerenti all’occasione. Quindi dati i fatti (visti
i sondaggi), che vada al diavolo pure il rispetto. Le elezioni,
distanti solo sedici miseri mesi, probabilmente hanno fatto pensare
che sarebbe stato bene sfruttare al massimo tutte le possibilità
di apparire in televisione, considerazione rafforzata anche dal
fatto che si deve far fronte alla presenza di quella legge “illiberale”
detta par condicio. Come si possono, in uno Stato democratico
come il nostro, imporre a chi possiede tutto ciò che si
può possedere nel campo dell’informazione, rigide
regole che disciplinino e limitino le sue comparse nell’etere?
Tuttavia, ritornando alla conferenza stampa di fine anno, il premier
ci ha provato a fare il simpatico, a parlare del più e
del meno, addirittura è arrivato a difendere il suo lifting
dichiarando “chi può permetterselo, deve migliorare
il proprio aspetto”, appunto, aggiungiamo noi, chi può
permetterselo! Momenti esaltanti (secondo lui), pezzi da cabaret,
del meglio di Zelig, quando ha cercato di descrivere il nostro
Paese come una terra meravigliosa, nella quale cittadini felici
e contenti, grazie alle sua politica fatti di leggi liberali e
democratiche, si apprestano a godere del tanto sospirato taglio
delle tasse. E proprio su questo punto ha ribattuto più
volte. Un’azione politica, quella della riduzione delle
imposte, che, come ha ripetuto anche in altre occasioni, nessuno
avrebbe mai osato fare. Peccato però che, nonostante le
tante belle parole, ai cittadini concretamente sia arrivato tanto
carbone! Pesanti come macigni gli sgradevoli regali di aumenti
su bollette di corrente elettrica, gas, pedaggi autostradali,
bolli, sigarette, addirittura le multe… mentre per “intesa
dei consumatori” l’impatto economico per le tasche
dei cittadini italiani sarà molto, ma molto più
nero. Ha parlato a raffica, apertamente anche e soprattutto della
campagna elettorale: “…sarà la lotta del bene
contro il male, la lotta degli angeli contro i demoni, del Cristo
contro l’Anticristo”. Ha lasciato un po’ perplessi
la convinzione con la quale ha esternato certe dichiarazioni aggiungendo
poi, forse rendendosi conto di aver un poco esagerato, che il
paragone doveva servire solo “per far rendere chiare le
idee a chi chiare ancora non le ha”. Un altro particolare
che meglio descrive la grande carica riversata sulle future elezioni
del 2006, è stata la frase detta nello stesso giorno, in
serata, in occasione della presentazione dei nuovi sottosegretari:
“non ci voteranno (il soggetto sono gli elettori) per ciò
che abbiamo fatto ma per quello che noi prometteremo di fare con
la credibilità che ci sarà derivata dalle cose fatte”,
forse sono proprio queste ultime due parole a racchiudere la ragione
del forte timore di ricevere una nuova sonora sconfitta. In verità,
tutto il centrodestra, quindi non solo il suo leader, ha ben compreso
che qualcosa bisognava fare. Si aveva necessità di un forte
impatto comunicativo in vista delle prossime imminenti elezioni
regionali. Infatti, l’ennesima batosta elettorale, dopo
quelle avvenute in sequenza dopo il 2001, porterebbe a livelli
altissimi e nello stesso tempo rischiosissimi il dover ammettere
il completo fiasco della politica del centrodestra. Infine, a
Villa Madama, teatro della conferenza stampa di fine anno, ad
un certo punto si è creduto andasse in scena una nuova
barzelletta del presidente del consiglio, famoso nel campo, quella
di Berlusconi al Quirinale… gelo quando si è intuito
che non era una battuta ma anzi una chiara quanto reale mira dell’attuale
premier. Chissà quante risate di Carlo Azeglio Ciampi,
Presidente della Repubblica, rispettato ed amato dai cittadini
e non da alcuni importanti esponenti dell’attuale governo.