Ennesimo
boccone amaro per il Berlusca |
Il
comunista “mangia” premier |
Il leader del Pdci Oliviero Diliberto si “divora”
Silvio Berlusconi nel confronto elettorale avvenuto nello
studio del programma “Matrix” sotto il controllo
tanto imparziale quanto evanescente del conduttore Enrico
Mentana
|
di Fabio Bucciarelli
Parabola
armoniosamente discendente quella del Governo e del suo massimo
rappresentante. Sempre più nervoso il premier mentre è
evidente, a seguito del recente confronto andato in scena nel
salotto di “Matrix”, che i comunisti hanno ancora
molta fame. Hanno cambiato probabilmente solo gusti, ora sono
più inclini ad assaporare piatti a base di uomini adulti
e un po’ attempati. A fare le spese di questa nuova tendenza
derivante dal brontolio dello stomaco dell’onorevole Diliberto
è stato proprio il “povero” Berlusconi. Una
situazione che ha evidenziato nettamente l’imbarazzo e le
difficoltà oggettive del leader della Cdl quando si è
parlato di dati e cifre provenienti da fonti ufficiali, fonti
evidentemente diverse da quelle in suo possesso Spiazzato in tutto
e per tutto. C’è rimasto veramente male il leader
della Maggioranza, non si aspettava un avversario così
preparato, carico e minimamente innervosito dalla tattica di far
attendere l’avversario (45 minuti di ritardo di Berlusconi).
Ma dov’è finito il grande comunicatore? Dov’è
l’uomo sicuro di sé, il grande imprenditore che dovrebbe
continuare a detenere le redini politiche d’Italia? La domanda
rimarrà tale. Una situazione molto chiara, che non ha lasciato
dubbi al termine del confronto su chi di due ne fosse uscito vincitore:
Oliviero Diliberto. Dialoghi
grosso modo ben regolati e con toni pacati anche nei momenti più
duri e crudi del confronto. Berlusconi non è riuscito a
fare il suo consueto monologo ed ha trovato di fronte un politico
preparato, sicuro di sé, che ha saputo ribattere alle offensive
del premier e non solo, è riuscito anche ad affondare il
coltello nell’evidente nervosismo altrui. Le marcate smorfie
del viso di Berlusconi hanno esplicitato la sorpresa e la poca
preparazione a rispondere a quesiti concreti sul tema delle pensioni,
dei salari, della scuola, delle infrastrutture, etc. Inoltre,
per non lasciare a bocca asciutta gli affezionati non sono mancati
i temi cari a Berlusconi: battute sprezzanti in ogni occasione,
comunismo, magistratura rossa. Sempre le solite cose che con ogni
probabilità hanno stufato gli stessi elettori del centrodestra.
Per il presidente del Consiglio l’utilizzo di determinati
temi come quelli accennati, è solo l’ammissione dell’essere
sotto pressione. Con certe battute cerca di sdrammatizzare un
solo dramma: il suo. Per quanto riguarda nel dettaglio l’antica
carta “comunista”, in questa occasione non gli è
stato concesso di fare in modo che gli ascoltatori non sapessero
che, parlando di regimi crudeli, proprio lui e la sua coalizione
hanno appena siglato un accordo politico con i neofascisti. Anche
la consueta cartuccia del vittimismo non è mancata, breve
ma pesantissimo l’accenno alle “toghe rosse”
che al contrario per Diliberto sono divenute rosse per il sangue
versato dai caduti rappresentanti della Magistratura (“Falcone,
Borsellino, Chinnici, Livatino..”). Del fatto che il Cavaliere
si sia perso completamente nel suo eloquio nella foga di elencare
numeri e dati senza criteri logici, ce se n’è accorti
dal mancato minimo accenno sull’unico tema che poteva probabilmente
mettere in difficoltà l’avversario: la politica estera.
Troppo nervosismo, poca chiarezza ed i suggerimenti del portavoce
Bonaiuti seduto in mezzo al pubblico sono sembrati non adeguatissimi.
E proprio il pubblico ha contribuito a rendere incandescente la
serata. Nella curva del premier spiccavano come usciti dallo stesso
stampino, uomini con giacca e cravatta rigorosamente con nodo
enorme e donne pettinatissime e truccate alla perfezione nei loro
completini politicamente corretti; dall’altra parte un pubblico
eterogeneo per età e abiti, ma comunque tutti pronti ad
esultare alla frase più o meno dura del proprio leader.
Una battuta di Berlusconi va assolutamente citata. Nel contesto
del confronto sul tema della riforma della scuola, il premier
ricordando il suo periodo scolastico, a suo modo molto simile
a quello riprodotto a seguito dell’applicazione dell’attuale
“riforma innovativa” della Moratti soprattutto nel
punto in cui i giovani di tredici anni dovranno scegliere quale
strada affrontare tra liceo o scuola professionale, ha esclamato
che lui proviene da “una famiglia povera”. Silenzio.
Poi la stizzita reazione di Diliberto “…povera? Ma
suo padre non faceva il direttore di banca?” e ancora una
risposta che nessuno ha compreso “…ora vuole cambiare
anche la storia?”. Che vuol dire? Di quale storia si parla?
Probabilmente, e nessuno ne era a conoscenza, la famiglia Berlusconi
è entrata a far parte della storia italiana, d’altronde
in un periodo di revisionismo storico come quello vissuto negli
ultimi cinque anni nel quale si è cancellato quasi del
tutto il riferimento nei libri di testo al regime fascista, non
ci si stupirebbe di trovarsi di fronte altri nuovi discutibili
elementi.
Venendo al dialogo concreto sui temi d’attualità,
il leader del Pdci ha puntato il dito sulle promesse non mantenute
del famoso “contratto con gli italiani” mentre dall’altra
parte si cercava di elencare le grandi imprese di questo Governo.
Niente da fare, idee e considerazioni ovviamente agli antipodi
tra le due opposte personalità in gioco anche se una differenza
sostanziale ha contribuito alla simbolica vittoria di Diliberto:
dati alla mano, di fonti incontestabili (Fondo Monetario Europeo,
Ocse, Banca d’Italia, nonché una circolare del Ministero
dell’Istruzione…), ha chiaramente mostrato la non
florida situazione attuale del Paese.