L’esecuzione di Saddam Hussein: un crimine contro la storia |
Errore “capitale” |
L’ultimo misfatto di Bush, che “fa” giustiziare l’ex dittatore per cancellare la verità storica. L’America, come l’Islam, non conosce la democrazia. Saddam: da sanguinario a martire, mentre in Iraq la violenza aumenterà
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di Fabio Bucciarelli
La fine scontata dell’ex rais determina la conclusione di una vicenda che molti nel mondo auspicavano potesse finire in altro modo. Ora Bush non ha più, almeno per l’Iraq, alcun capro espiatorio. Arrestato dagli americani e giudicato da un tribunale iracheno, che si è affannosamente e petulantemente continuato a ratificare con l’aggettivo “legittimo”. Ma perché? Forse il motivo sta nel fatto che se fosse stato giudicato da leggi internazionali la condanna sarebbe stata diversa da quella perpetrata. Ora che inizierà, inevitabilmente, una guerra ancora più aspra e sanguinosa di quella combattuta sino ad oggi dai sostenitori del vecchio dittatore, non ci saranno più scuse. E d'altronde non è passato troppo tempo per mettere in chiaro subito che l’uscita di scena del vecchio capo del regime iracheno non significa affatto il termine della guerra nello stato arabo. Dal momento dell’esecuzione, avvenuta all’alba del trenta dicembre scorso per impiccagione ad opera di alcuni elementi dei servizi segreti iracheni, infatti, trascorse pochissime ore, un nuovo gravissimo e sanguinosissimo attentato ha sconvolto l’Iraq. Lì la guerra, nonostante i mille proclami di vittoria americana, realmente non si è mai conclusa. Lì i militari continuano a morire e quelli statunitensi, purtroppo condannati a non poter rientrare più in patria, hanno superato le tremila unità, raggiungendo un tristissimo primato. Sì, per le vie irachene non ci sono più le statue del dittatore, c’è un governo filoamericano, rimane un perenne stato di terrore. Molti speravano in una conclusione della vicenda meno atroce, anche perché probabilmente non c’era necessità di arrivare a tanto. Se di un atto esemplare si doveva trattare si potevano scegliere strade diverse. Ma a volte la politica è incomprensibile e propone scenari devastanti senza che si possa avere il coraggio di tornare sui propri passi, anche se ci si è accorti di aver sbagliato.
Ribadiamo ancora una volta come il direttore Antonello De Pierro e la redazione di Italymedia.it tutta, nel pieno rispetto di qualunque ideologia, religione, pensiero, si dicano assolutamente contrari alla pena di morte in qualsiasi nazione e per qualsiasi condannato.
Una soluzione terribile che da sempre fa discutere. Anche quando soprattutto per delitti verso i più deboli, che in Italia negli ultimi anni sembrano prosperare, potrebbe apparire come l’unica soluzione ovvia. Non ci deve essere ipocrisia, mai. La scelta di far terminare una vita è qualcosa di troppo delicato, probabilmente irraggiungibile per tutti. Non c’entra in alcun modo Dio, né tanto meno quello che possono dire gli esponenti religiosi in terra, non c’entra lo Stato, non c’entra il perbenismo, non c’entra la pietà. Si può far morire una persona mantenendola in vita e non occorre diventare assassini di un assassino per eliminarla. Così, brandendo il coltello insanguinato, obiettivamente non si vede giustizia. La morte in alcuni casi per un assassino efferato come Saddam Hussein potrebbe addirittura apparire come un premio, un dono della sorte. Per un vigliacco schifoso e spietato come l’assassino del piccolo Tommy la pena di morte sarebbe solo una beffa per chi ha sofferto infinitamente. Certo è anche che alcune leggi sono un insulto all’intelligenza umana. Per cui in uno Stato come il nostro, ad esempio, il raccapriccio diviene realtà quando autori dei peggiori delitti dopo pochi anni si rivedono in giro per le strade, liberi di poter commettere nuovamente reati. Questo è inconcepibile, questo a volte porta a pensare che la pena di morte sia l’unico atto di condanna certo. In uno stato democratico moderno, cosa che assolutamente non sono gli USA, sempre portati a modello per qualunque cosa, si dovrebbero avere delle pene certe anche nel tempo. Un reo confesso di omicidi dovrebbe rimanere isolato in una cella per il resto dei propri giorni. Assolutamente lontano dal mondo e dalla vita. Non dovrebbe essere ucciso ma dovrebbe cercare di capire fino alla fine della sua esistenza quanto male ha provocato. Dovrebbe soffrire e provare il senso di “nulla”, lo stesso che ha inflitto a persone innocenti. La peggiore pena dovrebbe essere la perdita di tutti i diritti umani ad eccezione della vita. Dovrebbero continuare a vivere esclusivamente per soffrire. La morte fisica no, quella è troppo facile da ottenere diventando carnefici di un carnefice. Impiccando l’anziano ex rais gli si è data una nuova forza spingendolo ad un senso di elevazione che sicuramente si ripercuoterà presto o tardi su chi ha voluto questo ennesimo terrificante show.