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ATTUALITÀ E CRONACA  
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Giorgio Prinzi lancia nuove ipotesi sugli eventi che precedettero l’armistizio

8 settembre 1943: tutto da rifare?

La liberalizzazione degli archivi statunitensi e inglesi aprono altri scenari sui preliminari e avvenimenti che portarono alla stesura di questa pagina della storia. Incontri ed interviste, dell’esperto di storia militare, a protagonisti viventi, come il Generale Mario Rossi.  Il Presidente Napolitano depone una Corona d’Alloro ai Caduti di Roma

Maira Nacar

PrinziE’ tutto pronto, nella capitale, anche, quest’anno, per la cerimonia di commemorazione ai Caduti della Difesa di Roma, meglio identificati nella pagina della Guerra di Liberazione, collocata nell’ambito dell’esteso scenario della Campagna d’Italia. Secondo fonti ufficiali, l’armistizio di Cassibile (8 settembre 1943), che siglava la fine delle ostilità del Regno d’Italia contro le forze inglesi e statunitensi (alleate), ribattezzato, “armistizio corto”, in realtà, veniva siglato, in gran segreto, il 3 settembre, dello stesso anno. La ricorrenza, pur essendo stata significativa, per la storia del Belpaese, nel tempo, è andata a confinarsi in un ruolo allegorico tale, da passare in secondo piano, ciò ad avvalorar la tesi che, non sempre, ufficiale e popolare convivino alla perfezione. Come ogni anno, alcune, tra le più alte rappresentanze dello Stato ricorderanno quel giorno, seppur in forma essenziale. Il sobrio cerimoniale, con inizio, oggi, alle ore 10,30, vedrà la presenza “silenziosa” del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano che deporrà una Corona d’Alloro sul Monumento ai Caduti della Guerra di Liberazione di Parco della Resistenza a Porta San Paolo. Degna di nota l’esposizione, sul percorso adiacente il Parco della Resistenza, di pannelli rievocativi prodotti dal Centro Militare di Studi e Ricerche sulla Guerra di Liberazione, diretto dal generale Enrico Boscardi, pannelli che saranno illustrati da quest’ultimo, al Presidente della Repubblica. Ad accompagnare il primo cittadino, il senatore generale Luigi Poli, Presidente dell’ANCFARGL - l’Associazione dei Reduci delle Forze Armate regolari - questo, non prima di avere adagiato, Napolitano, una Corona sulla Lapide di Porta San Paolo, che, secondo programma, dovrebbe coincidere, intorno alle ore 10,15. L’omaggio del presidente ai Caduti si concluderà al Parco della Resistenza, mentre a rievocare l’8 settembre, con il rito delle “celebrazioni orali” rimarranno il generale e senatore Luigi Poli, Presidente di ANCFARGL, il Sindaco di Roma, Walter Veltroni o un suo delegato, il Presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra o un suo delegato, il Presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo e il Ministro della Difesa, Arturo Parisi. Tra gli esperti di storia militare presenti, sul luogo, Giorgio Prinzi. Ed è proprio con lui che alla vigilia della ricorrenza abbiamo fatto una chiacchierata, sulla pagina dell’8 settembre 1943, soffermandoci, in particolare, sugli eventi che precedettero l’armistizio.

Professor Prinzi, sappiamo essere, lei, scrittore di numerosi saggi sull’argomento armistizio. “Una nuova chiave di lettura” emerge dai suoi studi, perché?

Da alcuni anni sono stati liberalizzati gli archivi statunitensi e inglesi, dove si è potuto avere un quadro sui preliminari e avvenimenti che hanno portato alla stesura e firma dell’armistizio, che oggi consentono una verifica di quanto finora appreso da fonti, spesso interessate all’autodifesa del proprio operato, sulle quali si è basata la storiografia ufficiale e corrente italiana.

Lei ha preso visione di molta documentazione, a riguardo… che considerazioni e conclusioni ha finora tratto?

 Tra le varie fonti consultate, in particolare, cito il volume “L’inganno reciproco: l’Armistizio tra l’Italia e gli angloamericani del settembre 1943”, dell’autrice Elena Aga Rossi, edito dal Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali – Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, le molte interviste realizzate ai protagonisti di quegli eventi, a tutt’oggi, in vita, e agli incontri, a tu per tu, avuti  sul filo delle emozioni, non ho potuto sottrarmi dal formulare una riflessione… di come le vicende armistiziali fossero frutto di un fallito inganno strategico. Non è un segreto che il materiale “riservato” fu distrutto, la sera stessa dell’8 settembre.

Tra i tanti “incontri ravvicinati del primo tipo” con coloro che modellarono gli eventi armistiziali, ce ne ricorda uno?

Ad esempio, ricordo il Generale Mario Rossi, allora Maggiore, collaboratore di fiducia del Generale Raffaele Cadorna, (nipote dell’omonimo nonno, di risorgimentale memoria), responsabile del caposaldo di Monterosi, alla confluenza della Cimina con la Cassia, dove le truppe corazzate tedesche trovarono una resistenza organizzata e preparata, che le respinse infliggendo loro pesantissime perdite.

Cosa le riferì a riguardo?

Per quanto concerne gli eventi che precedettero l’armistizio mi raccontò, in un incontro-intervista, che si cominciò a parlare, concretamente di un cambio ai vertici politici e di possibile concomitante cambio di fronte nel febbraio del 1943, data in cui l’Ufficiale a seguito di un colloquio finalizzato a sondarne l’orientamento venne invitato a tenersi pronto per evenienze che andavano maturando. Nei mesi immediatamente successivi l’allora Colonnello Raffaele Cadorna venne trasferito dal Comando della Scuola di Cavalleria di Pinerolo a Ferrara con l’incarico di ricostituire la Divisione “Ariete”, distrutta in Africa. Raffaele Cadorna, in quell’incarico semi-operativo divenne punto di riferimento di quegli anti-fascisti non rivoluzionari, spesso di tradizioni risorgimentali e liberali, che auspicavano un ruolo delle Forze Armate nella riconquista della democrazia e nel ripristino del tradizionale quadro d’alleanze. Nel gioco venne coinvolto persino Mussolini, che secondo l’opinione dell’allora Capo di Stato Maggiore, Generale Vittorio Ambrosio, avrebbe dovuto farsi personalmente carico di prospettare ad Hitler le ormai precarie condizioni dell’Italia, chiedendogli di concedere lo sganciamento dalla guerra. Questo sarebbe dovuto avvenire nell’incontro al vertice che si svolse a Feltre il 19 luglio 1943, proprio il giorno del famoso bombardamento del quartiere San Lorenzo in Roma, nel corso del quale venne colpito anche il cimitero del Verano, con grandi conseguenze psicologiche sulla popolazione e con la reazione emotiva di Pio XII che uscì dal Vaticano e si recò tra la gente, profondamente turbata.

Mussolini dunque si mostra propenso all’ipotesi di sganciamento dell’Italia, dal conflitto, tuttavia subisce l’influenza del Fuhrer, che, al contrario, sollecita riscossa… un ribaltamento della situazione sul campo, con obiettivo, la riconquista della Sicilia, ma più di ogni altra cosa, della messa in atto di potentissime armi nascoste, risolutive, dal suo punto di vista.

Certo ma non fu il solo a ragionare così, anche, all’interno dei vertici politico-militari, - va ricordato – risiedeva un’accesa fazione che credeva nella superiorità germanica, e, nel fatto che la nostra Italia non dovesse abbandonare il campo, in un momento di difficoltà, perché la vittoria alla fine sarebbe stata servita su un piatto d’oro.

ArmistizioIl sovrano, invece che posizione mantiene, Prinzi?

Una posizione indubbiamente ambigua, di “irresponsabilità costituzionale”, senza la cui, almeno indiretta e sia pure non esplicita, approvazione, nessuna iniziativa veniva presa e nessuna posizione veniva apertamente assunta che fosse in aperto contrasto con il suo intendimento, supposto ed esplicito.

Quando entra in scena Badoglio? 

Entra, ora, il nuovo “uomo della provvidenza”, sfuggente e prudente, tutt’altro che un risoluto e un decisionista, come necessario nei momenti di maggiore difficoltà.

Professore, in estrema sintesi, quali sono i passaggi salienti che porteranno all’armistizio?

La sfiducia a Mussolini, con i preliminari dell’armistizio, i preliminari di Lisbona, i dubbi e ripensamenti fino all’armistizio proclamato sotto l’incalzare degli avvenimenti, la fuga-rischieramento da Roma a Chieti, la reazione delle truppe, per arrivare alla capitolazione di Roma… sono questi i passaggi, a mio avviso, determinanti.

Per non lasciare in sospeso l’articolata questione, cosa suggerirebbe di leggere ai curiosi del genere?

Potrebbe essere interessante andare a spulciare il corposo dossier pubblicato nel 2006 per RIVISTA MILITARE Numero 1 del gennaio/febbraio 2006.

IL RECUPERO DELLA MEMORIA STORICA

Resistenza, persecuzioni nazifasciste, lotta di liberazione,  viaggio nel recupero della memoria storica. Un progetto… un percorso guidato cui tengono molto gli studiosi del ramo, e non solo, vista e considerata la stretta correlazione tra uomini, decisioni per conto Stato, Chiesa, armi, eserciti, sangue versato, che ha caratterizzato l’intiera evoluzione dell’umanità, sin dai suoi albori. Molte le iniziative, poca la sensibilizzazione, da parte degli enti e strutture competenti, in primis, Ministero della Pubblica Istruzione, sistema mediatico incluso e preposto al ricolmo di tale falla. Se, canali satellitari a parte, consideriamo che la Tv generalista, non sviluppa la cultura della promozione del passato, eccetto corsie preferenziale riconducibili a Rai Educational, che, con la sensibilità e l’esperienza di Giovanni Minoli, sta assolvendo egregiamente a tale compito, il quadro può dirsi davvero offuscato.  Riportiamo la toccante lettera di Alessandro Cortese de Bosis, Ambasciatore, Vicepresidente Nazionale dell'Associazione Combattenti Guerra di Liberazione, pubblicata sul sito www.secondorisorgimento.it  all’indomani della inaugurazione della Casa della Memoria, questo… per non dimenticare, immaginando di poter attivare nuove sinergie, a vantaggio del recupero della memoria storica.

Inaugurazione della Casa della Memoria

Ho partecipato all’apertura della Casa della Memoria. Memoria della Resistenza, delle Persecuzioni nazifasciste, della lotta di Liberazione.
Per me il momento culminante della cerimonia è stato il gesto del colonnello Cadorna alla fine dei discorsi del Sindaco, di Scalfaro e dei giovani del Liceo Benedetto Croce; il figlio del generale Raffaele Cadorna, il colonnello Carlo, si è alzato ed ha dichiarato di volere donare la sua sciabola alla Casa della Memoria. La sciabola che aveva avuto da suo padre, il generale che aveva difeso Roma il 9 e 10 settembre 1943 e che poi aveva comandato nel Nord Italia occupato dai tedeschi il Corpo Volontari della Libertà: La sciabola con cui lo stesso colonnello da giovane sottotenente aveva giurato fedeltà alla Repubblica Italiana. Il suo gesto è avvenuto davanti ai medaglieri dell’Associazione Combattenti e dell’Associazione Partigiani.
Non credo che si sarebbe potuto immaginare un gesto più significativo di quello che è il volere storico della Resistenza. Perché? Perché esso pone in risalto quella intimità essenziale che intercorreva nel 1943-45 tra Esercito e Popolo, nella lotta di Liberazione. È lo stesso concetto che balza così evidente dalla motivazione della Medaglia d’Oro concessa a Mignano Montelungo, primo campo di battaglia dei nostri reparti regolari inquadrati nelle armate alleate. La motivazione dice “La gente di Montelungo non si arrese mai alla dominazione nazista. Resistette e poi si strinse tenacemente intorno ai Combattenti del Primo Raggruppamento motorizzato, incoraggiandoli con abnegazione ed incitandoli alla vittoria”.
È questo il significato più autentico di quella guerra.
Resistenza e guerra di Liberazione sono due pagine dello stesso capitolo del Secondo Risorgimento, che è vile denigrare, come è vile esaltare l’una a detrimento dell’altra. La prima medaglia d’oro della Resistenza in ordine di tempo fu concessa ad ufficiale caduto la sera stessa dell’8 settembre e prima della Difesa di Roma, prima di Cefalonia, il generale Gonzaga del Vodice.
Ed è giusto che il Presidente della Repubblica onori i caduti di Porta San Paolo, che erano soldati e civili che lottavano insieme.
La Casa della Memoria e della Storia, fedele al monito del Presidente Ciampi di assolvere al “dovere della memoria” dovrà ospitare i veterani di quella storia che passeranno poi il testimone ai giovani, ai nipotini di quei militari combattenti e di quei partigiani. Senza dimenticare che oggi le associazioni combattentistiche e d’arma sono tutte riunite in una Confederazione che include anche la Federazione Italiana Associazione Partigiane e l’ANPI.

Alessandro Cortese de Bosis

 

RINGRAZIAMENTI

Un ringraziamento finale va ai curatori DELLA RIVISTA “IL SECONDO RISORGIMENTO D’ITALIA”, dei siti www.secondorisorgimento.it e www.giorgioprinzi.it  Il Centro Studi e Ricerche Storiche sulla Guerra di Liberazione per averci consentito di consultare la documentazione necessaria.

 

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