Un quadro economico-politico
di Giovanni Agnelli II, magnate Fiat, avvocato per diletto,
industriale per necessita’ nell’era post-Valletta |
L’Italia
s’e’ desta …con la scomparsa dell’ultimo
grande capitano d’impresa made in Italy
|
Storia di un italiano a partire dalla sua
nascita professionale datata maggio 1952. *Profilo economico
*Profilo socio-politico. *I commenti. *Un simbolo industriale
nel mondo "il Lingotto". *La piramide del potere
economico. *Il presente Fiat direzione futuro in suo fratello
Umberto |
di Maira Nacar
“Morto
un Papa si sa se ne fa un altro ma, morto un re, se ne perde lo
stampo” ebbe un giorno a dire il grande vecchio
del giornalismo italiano Indro Montanelli
nei riguardi del Senatore Giovanni Agnelli
anche se lui era e rimarrà semplicemente e solo “l’avvocato”
per il mondo intero! Nei giorni risalenti alla sua scomparsa (24
gennaio 2003) si è detto davvero di tutto sulla
sua persona e in qualche occasione la retorica ha anche preso il
sopravvento, come d’altronde l’obbligatorietà
di determinate circostanze sovente pare richieda. Adesso quel che
è stato è stato del suo “privato” passato,
(che in definitiva sarebbe solo cosa di esclusiva dei propri cari…come
dire, un album dei ricordi personali da sfogliare esclusivamente
in famiglia tra le quattro mura della sontuosa Villa
Frescot). Tuttavia non si può dire altrettanto
della eredità patrimoniale denominata Fiat,
lasciata in mano alla dinastia, oggi in stato di crisi latente ma
con possibilità di ripresa. Da questa prospettiva vogliamo
addentrarci, delineando un quadro economico-politico del Belpaese
nell’era post Agnelli, ricordando l’Avvocato
anche in una breve carrellata di dichiarazioni flash, di coloro
che lo hanno conosciuto bene e apprezzato nel tempo, all’ombra
di un luogo sacro per eccellenza quale il lingotto di Torino,
per scavare così delicatamente tra le pieghe di un palazzo
d’oro, simbolo per eccellenza dell’economia italiana.
Ma,
partiamo dagli albori di Giovanni Agnelli
che nasce a Torino il 12 marzo 1921 in una cornice nobiliare di
tutto rispetto, essendo egli discendente di una stirpe principesca,
il cui capostipite è Edoardo I (1831-1871), anche
se il perno del granducato Agnelli viene identificato in Giovanni
I, nonno amatissimo dall’Avvocato e padre di Edoardo
II. Quest’ultimo, assieme a sua moglie Virginia
oltre ad essere genitore di Gianni lo è pure dei
duchi e delle duchesse Susanna, Maria Sole, Cristiana, Giorgio
e Umberto. Una vita, quella della famiglia Agnelli che sarà
costantemente costellata da illuminanti imprese economiche e tragedie
personali. Storia di armi, stemmi gentilizi e natia nobiltà
intanto si delinea per il magnetico, fascinoso Gianni e
si va avanti così fino al 1952 quando un incidente stradale
avvenuto tra Cannes e il Principato di Monaco (che
stava per costargli la vita), lo richiamerà all’ordine
di una riflessione e cioè che la vita è davvero un
soffio e forse varrebbe la pena di consumarla in maniera più
costruttiva; per cui al bando da certi costumi legati unicamente
al filo del jet set internazionale che da quel momento risulterà
essere per il bel Duca solo una cornice dorata e non più
la base della sua straordinaria esistenza. Questo ribaltone personale
lo condurrà così fino al 1966 (giorno 30 aprile) quando
Gianni prenderà in mano il timone dell’Azienda
FIAT (in qualità di Presidente esecutivo,
dopo 15 anni di rodaggio nell’era Valletta con la mansione
di Ambasciatore all’estero del marchio Fiat, tessendo
intanto il fior fiore dei rapporti internazionali ad altissimo livello
e nel frattempo già accasato con quella che si dimostrerà
essere la donna della sua vita, l’aristocratica Marella
Caracciolo di Castagneto con cui convolerà a nozze nel
1954 e da cui avrà due figli Edoardo (scomparso
tragicamente nel novembre del 2000 a soli 46 anni) e Margherita
di 43 anni.
PROFILO ECONOMICO IERI OGGI E…
Torino e l’Italia hanno avuto tanto dagli
Agnelli, ma gli Agnelli non si può dire
che non abbiano ricevuto altrettanto dalla città della maestosa
Mole! La Fiat un pezzo di storia del costume italico
che identifica se possibile ancor di più la nostra terra,
agli occhi del mondo. Correvano gli anni 20 quando Giovanni
Agnelli I (nonno dell’Avvocato) affidò in custodia
come primo manager l’Azienda al mitico Vittorio Valletta,
un uomo convinto più che mai che quello che era bene per
la FIAT lo era indiscutibilmente anche per l’Italia. Ragioniere
e Professore tastò il terreno dell’impero automobilistico
raggiungendo risultati ottimali, ciò, fino al giorno della
consegna delle chiavi in mano al nipote di Agnelli Senior
appunto Giovanni II (maggio 1966). Negli anni 60 l’azienda
torinese si appresta a vivere un momento di splendore che mai più
si ripeterà. “Una
lunga storia d’amore” direbbe Gino Paoli, durata
vent’anni quando all’alba di un grigio autunno del 1980,
le sorti della fabbrica torinese auto si capovolgeranno; causa scatenante?
La pioggia di licenziamenti annunciati che si trasformerà
in corner in pioggia di cassa integrati … prendere o lasciare.
“Passato di un tempo che fu” che ci riporta
alla realtà dei giorni attuali. 2002 Autunno di fuoco per
quasi tremila dipendenti a casa e dopo l’ennesima brutta crisi
aziendale. Operai, dirigenti, cassintegrati in subbuglio; a rimetterci
totalmente o momentaneamente il posto, saranno mille lavoratori
operanti nello stabilimento di Arese; seguono i milleottocento in
quel di Termini Imerese. Nord chiama Sud
allora in un Natale che potrà considerarsi davvero dimesso,
mentre casa FIAT per augurare le Buone Feste ai suoi ex dipendenti
prometterà la reintegrazione della forza lavoro mancante
entro largo giro di posta, riassorbibile in parte nel comprensorio
zonale, in parte da ricollocare grazie a mobilità e formazione.
La Via Crucis prosegue indisturbata fino al 22 gennaio 2003 quando
l’uccello del malaugurio annuncerà l’ennesima
chiusura dei cancelli; trattasi questa volta delle aziende Fapa
e Sat site a Beinasco.
PROFILO SOCIO-POLITICO
E
dal profilo economico a quello politico di Gianni Agnelli.
Sapeva esercitare il potere con discrezionalità. Fermo, deciso
ma sempre soft nel suo tocco raffinatamente decisionale, specie
quando, oramai nelle vesti di Presidente onorario Fiat,
lascerà il timone del potere esecutivo per far posto nel
giorno del suo 75 esimo compleanno a Cesare Romiti che
da quel momento diverrà il nuovo Presidente effettivo
del Gruppo. Tempo di bilanci, ma anche di onorificenze per il Gianni
nazionale, il quale un dato giorno di giugno del 1991 (il 19 giugno
per la precisione), come recita l’Art.59 della nostra Costituzione,
s’insedierà così al Senato grazie all’allora
Capo dello Stato Francesco Cossiga che ne aveva rilevato, a nome
del popolo sovrano, gli altissimi meriti in campo socio-economico.
L’arrivo del neo-Senatore desterà particolare preoccupazione,
specie tra le parti politiche avverse che vedevano rosso sinistra
in ogni cosa, rispetto alle sue vedute decisamente repubblicane,
anche se molto aperte al liberale puro. Ma come influì politicamente
e qual’era il suo modo di considerare la politica e i rapporti
di potere? La sua influenza fungeva come sorta di fil-rouge in saggezza
e acume. Il ruolo di consigliere generale affibbiato all’Avvocato
gli calzava a pennello; venerato da qualsiasi parte politica, in
quanto uomo dalle mille soddisfazioni ottenute, essendo stato negli
anni della presidenza esecutiva Fiat l’immagine di un uomo
che non ha mai abusato del suo potere immenso, ma tenendolo sempre
al guinzaglio con la linea dell’equilibrio, la misura, lo
stile e l’eleganza. In Camera costituiva una sorta di testimonial
di partes, ma in definitiva superpartes. Aveva il senso dei rapporti
di forza. Come per la “sua” economia, altrettanto per
la politica; quando reputava la propria controparte forte la rispettava
e quando al contrario il più forte era lui, sapeva come dirigere
i fili del potere qualsiasi esso fosse, ma lo faceva comunque utilizzando
correttezza con il prossimo suo. Il modo di Agnelli di considerare
la politica da sempre era impregnato da un giustificato scetticismo
sulla capacità della politica di rinnovarsi e soprattutto
sulla centralità della politica italiana; e per questo che
da magnate dell’industria, pur considerandosi orgogliosamente
italiano, reputava necessario guardare oltre, a livello internazionale
per un’identità più robusta delle grande industrie
e corporazioni nostrane. Del resto non è mai stato un mistero
il suo patriottismo nel dire come nel fare e nel contempo la sua
natura di vero europeista, con nel cuore l’America, dove era
solito trasferirsi nella sua seconda casa neworkese, quella Grande
mela in cui venne alla luce il suo primogenito Edoardo.
Dal ’91, anno della sua nomina (anch’essa simbolica)
a Senatore a vita, facciamo un passo indietro alla metà degli
anni 70 quando sfiorò la possibilità di candidarsi
per la DC. Una proposta che di per sé, pur essendo gradita
all’avvocato, non venne presa in considerazione. Ugo La Malfa,
che era il politico di riferimento di quel periodo di Gianni Agnelli,
vide nell’offerta in questione un’impura copertura per
l’allora Democrazia Cristiana. Una candidatura che
venne poi estesa anche al fratello minore Umberto.
I COMMENTI
Agnelli
sarà così per l’eternità, nel ricordo
di coloro che lo hanno conosciuto, apprezzato senza riserve, amici,
avversari, comunque mai nemici per l’Avvocato più famoso
del mondo.
- Carlo Azeglio Ciampi “ Egli è stato
per oltre mezzo secolo uno dei protagonisti della storia del nostro
Paese, esprimendo in ogni momento critico valori fondamentali del
carattere e dell’identità nazionale”
-
Silvio Berlusconi “ Giovanni Agnelli è stato
protagonista per oltre mezzo secolo della vita italiana”.
-
Pierferdinando Casini “Agnelli è stato un
uomo straordinario e la parabola della sua vita si intreccia con
le pagine belle e anche a quelle tristi della storia d’Italia”.
-
Francesco Cossiga “ Scompare un altro pezzo della
storia civile del nostro Paese, di una storia fatta di vittorie
e di sconfitte, di libertà e di dittatura, di cadute e di
rinascite…scompare un cittadino che ha ben meritato della
Patria”.
-
Cesare Romiti “Sono arrivato in FIAT 25 anni fa ed
è stata un’avventura piena di alti e bassi, in un momento
difficile per l’azienda e in un periodo turbinoso per il Paese.
Ma insieme all’Avvocato abbiamo risollevato la FIAT.”
-
Romano Prodi “Agnelli non è stato solo il
rappresentante più conosciuto dell’Italia industriale,
ma ha accompagnato tutto il cambiamento del nostro Paese, con la
sua presenza ma anche con le sue parole di stimolo, di etica”.
-
Alain Elkann “Malgrado uno se l’aspetti, la
morte sorprende comunque…I miei figli saranno all’altezza
di questa dolorosissima situazione”
-
Guglielmo Epifani “Con lui la FIAT ha vissuto la
fase del grande sviluppo e del suo processo di internazionalizzazione
e la sua morte coincide con la fase di crisi più acuta dell’azienda.
Agnelli è stato il simbolo del capitalismo familiare italiano
nelle sue capacità, nelle sue virtù e anche nei suoi
limiti.”
-
Giovanni Berlinguer “E’ stata una figura altamente
rappresentativa del capitalismo familiare italiano che ha saputo
a lungo guidare l’azienda con molta dignità, incrementi
produttivi e lavorativi.”
-
Leopoldo Pirelli “Con la morte del Presidente onorario
FIAT l’Italia perde uno dei suoi cittadini più significativi;
molti perdono un amico”.
-
Armando Cossutta “Con lui scompare il più
grande capitalista italiano. Contro di lui abbiamo combattuto strenue
battaglie, ma non dimentichiamo che anche lui ha contribuito a portare
l’Italia tra i paesi più avanzati del mondo. Altri
tempi, altre tempre”.
-
Massimo D’Alema “E’ stato per decenni
un interlocutore prezioso anche per quelle forze del mondo del lavoro
e del riformismo che pure hanno vissuto i passaggi più delicati
della vicenda industriale della FIAT da una frontiera opposta, anche
se mai nemica, alla proprietà”.
-
Carlo De Benedetti “Con l’Avvocato Agnelli
scompare una figura insostituibile e un grande protagonista della
vita italiana degli ultimi cinquant’anni”.
-
Andrea Pininfarina “E’ stato il simbolo dell’Italia
negli anni della crescita economica e del benessere, l’uomo
che ha rappresentato anche nei momenti più difficili, un
costante punto di riferimento per tutti noi imprenditori”.
-
Luca Cordero di Montezemolo “La sua amicizia e il
suo affetto sono stati per me un punto di riferimento insostituibile.”
- Piero Fassino
“ Un uomo che, lungo oltre mezzo secolo, è stato il
simbolo stesso di quello straordinario sviluppo industriale che
ha fatto dell’Italia un grande paese nel mondo.”
UN SIMBOLO INDUSTRIALE NEL MONDO “IL
LINGOTTO”
FIAT
che sta per Fabbrica italiana automobili Torino.
Società automobilistica che venne alla luce a Torino nel
1899 da Giovanni Agnelli per la produzione di autoveicoli.
Inglobando al suo interno tutte le lavorazioni e introducendo, tra
le prime in Europa, il montaggio in serie (1912) crebbe rapidamente,
giungendo a cogliere l’occasione delle forniture belliche
durante la guerra mondiale su una gamma molto ampia di prodotti
(autocarri, aerei, motori aeronautici e navali, armi). Cornice ideale
dove ideare, progettare, ricevere, discutere saranno gli storici
stabilimenti del Lingotto che vennero alla luce più tardi
tra il 1917 e il 1920 per volere del suo padre fondatore Giovanni
Agnelli I (nonno dell’Avvocato) su progetto di Giacomo
Mattè Trucco. Quella considerata da tutti come la prima
vera fabbrica italiana dell’auto, era formata da quattro piani
lungo un incantevole ovale di due ali, lunghe più di 500
metri, grande apposta per poter far confluire in ordinate file le
macchine che poi illese sarebbero di lì uscite per raggiungere
la spettacolare pista di collaudo, inconfondibile per la sua chiusura
a “cappello”. Storia di un simbolo che dopo i gloriosi
inizi dal 20 al 54, venne snobbato per Corso Marconi, nell’era
post-Valletta dove l’avvocato diventerà tale; ma il
suo ufficio iniziale poteva dirsi ben altra cosa, un roof garden
in cima ai tetti della Villar Perosa di via Nizza e successivamente
Mirafiori. Gianni Agnelli rimarrà collocato
per lungo tempo all’ottavo piano dello stabile di Corso Marconi
(progettato invece da Amedeo Albertini) ma avrà
nel cuore sempre il ricordo di quella sua prima volta quando da
giovanissimo varcò la soglia del Lingotto alla volta del
nonno, dove farà ritorno ancora altre due volte: la prima
nel 1997 quando installerà il suo quarto ed ultimo ufficio
con in cuore un desiderio purtroppo irrealizzato … che l’erede
naturale l’amatissimo Giovannino (figlio del fratello
Umberto, scomparso tragicamente prima dello zio, nel dicembre
del 1997) potesse prendere degnamente dimora a designazione avvenuta;
la seconda volta sabato 25 gennaio 2003 quando l’Italia si
fermerà per tributargli l’estremo saluto, in un Lingotto
trasformato per l’occasione a camera ardente.
LA PIRAMIDE DEL POTERE
ECONOMICO
IL
PRESENTE FIAT DIREZIONE FUTURO NEL NOME DI UMBERTO
Uno
svizzero di adozione torinese. Umberto Agnelli
l’altra faccia di un simbolo della economia italiana e insieme
di una saga familiare in cui gloria, potere, valori, gioie e dolori
s’intersecano generando una naturale sceneggiatura degna per
una fiction di successo stile Beautiful. Ma Umberto Agnelli
dal 24 gennaio scorso, da uomo ombra della famiglia omonima è
divenuto per causa di forza maggiore anche il nuovo portabandiera,
il volto e l’immagine dell’Azienda Fiat, (diversamente
così d’altronde non poteva essere). Profilo pubblico
di un uomo che nasce a Losanna nel 1934. Laureatosi
in Legge come il fratello maggiore, Gianni, inizia il suo percorso
lavorativo di stampo manageriale, prima esternamente al Gruppo ricoprendo
ruoli come ambasciatore, relation-man sia in Italia che all’estero
vedi Sai e Fiat France. Raggiunta la robustezza lavorativa necessaria,
finalmente nel 1968 accede alla corte del fraterno re Gianni II
(insediatosi nel frattempo al vertice da due anni); Umberto rimarrà
in questa posizione per soli ventiquattro mesi, impegnato a livello
mondiale nello sviluppo e coordinamento delle attività industriali
e commerciali del Gruppo Affari Internazionali Fiat. Seguono dieci
anni d’impegno dal 70 all’80 in qualità
di Amministratore Delegato della Fiat S.p.A. fino a quando ad
inizio anni 80 ne diviene per logica e merito Vice Presidente.
L’eterno numero due di casa FIAT rimarrà collocato
in questa posizione per tredici anni quando nel settembre del 1993
deciderà di dare un leggero taglio al suo cordone ombelicale
con la Fabbrica italiana Automobili Torino per intraprendere una
nuova avventura denominata IFI che da allora non abbandonerà
mai più; la veste più congeniale in questa primavera
lavorativa sarà per Umberto nuovamente quella di Vice Presidente
e Amministratore Delegato e nel contempo ricoprirà la Presidenza
dell’IFIL, senza contare, poi, l’altra Presidenza quella
dal 1982 al 1990 per la Fiat Auto e scusate se è
troppo! La lista di cariche manageriali è ancora straordinariamente
lunga. Ricordiamo l’attuale Vicepresidenza in seno alla Giovanni
Agnelli e C.; l’impegno come membro dei rispettivi Consigli
di Amministrazione della Piaggio & C. S.p.A., (di cui era stato
in precedenza dal 65 all’88 “tanto
per cambiar” Presidente); idem con yogurt per quanto concerne
la Danone, Worms & Cie (della Worms & Co.). Umberto Agnelli
e la televisione Giapponese: nasce allora un patto d’amicizia
e vicin lontanato tra oriente e occidente suggellato con la carica
per quest’ultimo di Consigliere Internazionale del Praemium
Imperiale - Premio Imperiale Giapponese organizzato dalla Japan
Art Association e dalla Fuji Television. Come per suo fratello Gianni,
Umberto è stato Senatore della Repubblica Italiana (anche
se per soli tre anni dal 76 al 79). * Onorificenze
Uscendo dai confini d’oltralpe direzione Francia viene insignito
del Grado speciale di Grand’Ufficiale al Merito della Repubblica
Italiana e officier della Lègion l’Honneur francese.
Tornando in terra orientale, va sottolineata nell’anno
1995, mese di ottobre, il ritiro a Tokyo del Trade Award
da parte del Ministry of International Trade and Industry - M.I.T.I.
e nel 1996 la speciale insegna imperiale giapponese “Grand
Cordon of the Order of the Sacred Treasure”. * Obiettivo futuro
indipendentemente da tutte le possibili soluzioni e adesioni rafforzative
in seno all’Azienda (vedi General Motors) il piano di risanamento
societario FIAT si reggerà solo ed esclusivamente attraverso
l’intervento del suo consiglio di amministrazione in concordanza
con le banche creditrici ed il Governo. *Una speranza La consegna
al “Paese dei balocchi e intoppi” di una nuova e più
forte Fabbrica automobilistica così come la monarchia industriale
degli Agnelli per oltre cent’anni della nostra storia tra
un alto e basso ha saputo garantire al Paese. In bocca alla crisi
…crepi!
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