Breve
analisi di un settore affascinante quanto ostico ed impervio, ma
sempre e comunque resistente alle intemperie delle continue crisi
in atto
Il
teatro nel terzo millennio Dai
nuovi gusti del pubblico, ai finanziamenti ,all’efficacia delle
scuole, a come vendere la propria professionalità.
Pareri discordanti nelle risposte di Alessandro Haber, Remo Girone,
Simona Marchini, Elena Sofia Ricci, Claudio Insegno e Adelmo Togliani
di
Manuela
Mattei
Roma.
Sono molteplici gli interrogativi legati al mondo del teatro, dalle
varie trasformazioni che sono in atto a quali gusti avrà il pubblico
del terzo millennio, dalle sempre crescenti problematiche legate
all'ottenimento dei finanziamenti alla professionalità delle scuole
di teatro, per finire ai consigli efficaci ed utili a tutti coloro
che amano la professione di attore con licenza di recitare.
Abbiamo sentito il parere di attori e
attrici sulla cresta dell'onda, impegnatissimi nel dare al pubblico
emozioni sempre nuove per guidarlo, mano nella mano, in universi
pieni di colori, suoni, scenografie graffianti per interagire insieme.
Abbiamo posto alcune domande ad Alessandro Haber, Simona Marchini,
Elena Sofia Ricci, Remo Girone, Claudio Insegno ed Adelmo Togliani,
ed ecco le loro esaustive risposte. Il teatro sta attraversando un periodo
di stasi o di trasformazione? Per Remo Girone non sono in atto trasformazioni
in seno al teatro, sta proseguendo il suo naturale percorso, guidato,
fortunatamente da validi registi in grado di stare al passo con
i tempi; Alessandro Haber sostiene che il teatro debba sempre più
riproporre autori nuovi o rinnovare attraverso nuove letture i lavori
di sempre, ci si dovrebbe più attualizzare sui modi espressivi,
essendo consci, che la forma teatrale rimarrà l'unica tangibile
ed espressiva; molto più pessimistica è la visione di Simona Marchini
ferma nell'idea che, se il progresso continuerà a rimanere così
barbaro e pressante, il teatro diventerà virtuale o così non avrà
più ragione di essere, a meno che, non si abituino i giovani ad
un educazione al gusto dell'emozione in diretta e non in rete; Elena
Sofia Ricci crede che ormai gli attori, impegnati in molte altre
attività collaterali, non avranno proprio più tempo per dedicarsi
al teatro, meno attori per spettatori che, se non vengono "allenati"
alle forme teatrali, si allontaneranno sempre più dalla sfera emozionale
dove l'immagine conta ma fino ad un certo punto; per Claudio Insegno
il teatro subisce continue ed impercettibili trasformazioni che
purtroppo però non portano a nessun risultato concreto, perché si
continua a restare ancorati alla tradizione, mai nulla di diverso
dal solito, c'è una forte esigenza a mixare i vari stili, a puntare
su autori stranieri o su lavori sperimentali ma manca fondamentalmente
il coraggio di investire finanziariamente e professionalmente su
ciò che si conosce poco; per il giovane Adelmo Togliani le trasformazioni
ci sono e si toccano con mano, è già da qualche anno che si respira
aria di nuovo, soprattutto per quanto concerne la drammaturgia contemporanea,
ma servirebbe altro lavoro per portare il teatro nelle scuole, sia
con funzione aggregativa che per rendere lo studio più dinamico.
Ed ora tocchiamo, per grandi linee,
il tema sempre cocente dei finanziamenti, a che punto siamo? Insegno è convinto che tutto sta a trovare
la persona giusta al momento giusto per lo spettacolo giusto, il
tutto condito da un’enorme fortuna, anche perché, si sa, i produttori
non vogliono mai rischiare; no comment per la Ricci che non si è
mai interessata al problema visto che non ha una propria compagnia;
la Marchini è favorevolissima ai sostegni finanziari che andrebbero
concessi al teatro istituzionale che protegge la tradizione, stimolando
ovviamente una ricerca intelligente; anche Girone può pronunciarsi
poco vista la sua fugace esperienza presso l'associazione culturale
“Il Minotauro” di alcuni anni fa; Togliani appare “avvelenatissimo”
per come vengono gestiti e veicolati i vari criteri di scelta, solamente
su basi cartacee e per gruppi e produzioni già avviate; Haber non
si è mai interessato al questo tipo di problematiche.
Che valenza hanno le scuole di teatro
per la formazione di validi e preparati attori? Per la Marchini è un mestiere talmente
misterioso che bisogna averlo nel sangue e che se viene coadiuvato
dalla disciplina di un valido istituto il gioco è fatto; per Haber
la scuola è fondamentale non tanto perché insegna a diventare attori,
ma perché istruisce i suoi fruitori su come muoversi attraverso
la lettura dei testi, studiare gli audiovisivi, osservare i corti
con gli artisti per crescere in modo completo; Girone è fautore
solo dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica dove si accede attraverso
un concorso per un numero esiguo di posti all'anno, qui si apprende
molto ma la base è il proprio talento naturale; per la Ricci serve
più che altro una formazione tecnica perché il talento va comunque
direzionato; Insegno fino a cinque anni fa consigliava di rivolgersi
a scuole, ma ora come ora serve solo la pratica su campo, perché
le scuole non aiutano ad inserirsi professionalmente; Togliani è
convinto che il talento non può essere insegnato in nessuna scuola,
l'artista diventa tale solo se soffre la fame nel vero senso della
parola, l'unica possibilità la possono offrire le scuole non più
orientate al classico, ma in Italia c’è una negazione per questo
genere d'impostazione. Attore oggi, quali sono gli ostacoli
da aggirare e le barriere da abbattere, e quale consigli dare ai
giovani che, ignari, si affacciano a questa “nebulosa” quanto accattivante
professione? Per la Ricci non ci sono consigli validi
perché, oggi come oggi, le offerte sono infinite e ciò vuol dire
che ci sono parecchie possibilità di lavoro, basta solo saperle
riconoscere e cogliere al volo; Togliani invece crede che sia una
giungla e che la selezione in atto faccia acqua da tutte le parti,
dal momento che la popolarità, mai come ora, è un desiderio di tutti,
essere attore non lo si considera più un mestiere ma un puro divertimento;
per Insegno l'unica parola d'ordine è presentarsi e vendersi bene,
si deve essere un ottimo P.R. di se stessi e "pizzicare" le persone
giuste al momento opportuno; Girone sostiene che i provini siano
fondamentali per essere scelti e quindi farli a trecentosessanta
gradi, è basilare intervenire nei programmi televisivi perché rappresentano
un ottimo trampolino di lancio e quindi essere duttili ed eclettici;
ordine tassativo di Haber è quello di bloccare la gente per la strada,
andare molto a teatro per apprendere il più possibile dai vari stili,
avere molta autoironia ed autocoscienza, creare validi gruppi di
lavoro per crescere confrontandosi; per la Marchini l'unica carta
vincente è quella di avere un'infinita forza d'animo accompagnata
da un'incommensurabile amore per la scelta che si fa, rafforzandola
ogni giorno.
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