Roma.
Molti ricorderanno la sperimentazione artistica di June Paik quando,
negli anni '60, fa suonare una pila di televisori dalla bellissima
musicista Charlotte Moorman nuda. Oggi la giovane americana Kiki
Seror attraverso le chat line sensuali inviando messaggi hard crea
light box tridimensionali di grande effetto estetico, mentre Jordan
Krandall realizza video artistici con le telecamere di sorveglianza.
Da quando la televisione ha invaso le nostre case la comunicazione
sembra ne sia completamente condizionata e gli artisti hanno utilizzato
l'ironia contro l'invasione tecnologica, rivoluzionando i significati
dei totem della nostra epoca. Gli artisti degli anni '60 e '70 come
Paik, Arman, Tinguely, Cesar, Vaccari e quelli degli anni '80 e
'90 come Gary Hill, Jenny Holzer o Belisario, Mancini, Mario Russo,
Elvino Echeoni hanno reso possibile la nascita di una nuova arte
che si è appropriata prepotentemente della tecnologia e dei media,
con la vocazione di non voler riconoscere i confini tra produzione
e arte. Ciò appare evidente visitando le mostre "Arte, metamorfosi
e metafore" al Palazzo delle Esposizioni di Roma, fino
al 15 settembre, e al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, fino
al 2 settembre.
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