Roma.
Si è svolta, a poco più di un mese di distanza dal decennale
della sua scomparsa, una serata in onore di Renato Rascel. La
ricorrenza quest'anno è avvenuta in concomitanza con l'inaugurazione
di un teatro storico dell' avanspettacolo: Il Teatro Ambra Jovinelli.
La "location" si è rivelata la cornice ideale per un evento
così significativo al quale hanno presenziato nomi illustri
del panorama artistico nazionale, entusiasti nel celebrare un
personaggio straordinario che, con l'estrema versatilità e la
particolarità del suo stile, è riuscito a segnare un'epoca divenendo
un perfetto modello d'imitazione che mette d'accordo diverse
generazioni.
Anche se, al suo cospetto, si rischia di essere solo copie sbiadite
dell'originale, Rascel esercita tuttora una notevole influenza
su quanti intraprendono il suo stesso mestiere restando un simbolo
da imitare, la sublimazione di un'immagine professionale da
raggiungere. Molti lo ricordano con ammirazione ed affetto a
partire da : Pietro Garinei, Delia Scala, Luigi Magni, Fiorenzo
Fiorentini, presenti alla prestigiosa serata condotta con maestria
da Giuditta Saltarini, sua moglie, la quale combatte da dieci
anni affinché Rascel rimanga nei cuori e nelle menti degli italiani
e soprattutto dei romani. Momenti di spettacolo sul palco, sul
quale è stato volutamente posizionato di spalle il manichino
di un Rascel virtuale, si sono alternati alle interviste condotte
in sala da una brillante Francesca Reggiani, che ha saputo strappare
agli ospiti dei commenti interessanti sul noto personaggio.
Giancarlo Magalli, per esempio, svela: "Da piccolo somigliavo
molto a Rascel, poi per anni ho fatto la sua voce!" e continua:
"bisogna riconoscergli un grande merito, cioè quello di avere
avuto già sessanta anni fa, l'intuizione della comicità un po'
demenziale". Non mancano gli interventi di alcuni componenti
della Compagnia de: "L'Angelo azzurro" come Stefano Gragnani
che canta "Ho il cuore tenero" accompagnato al piano dal maestro
Claudio Bielli junior e ancora Renato Cortese, il quale riporta
una piccola testimonianza: nel 1954 nel corso di uno spettacolo
itinerante condotto da Nunzio Filogamo, vinse il microfono d'argento
imitando Renato Rascel. Emozionatissima appare anche Gisella
Sofio nel ricordare un artista così carismatico, che confessa:
"Ero terrorizzata da lui, ogni sera a fine spettacolo ci chiamava
in camerino per i rimproveri e questo perché aveva una grandissima
disciplina di palcoscenico". Accomunato dal fatto di avere avuto
come Rascel una lunga carriera e la stessa passione per un mestiere
affascinante, Giorgio Albertazzi lo descrive con parole raffinate:
"Rascel è inimitabile, soggetto unico nella grande comicità,
scrittore finissimo e molto colto, straordinaria presenza scenica,
lungimirante dal punto di vista espressivo". Ad unire i vari
momenti di spettacolo l'esilarante presenza di Roberto Della
Casa nel ruolo di personaggio jolly utile a ripercorrere le
tappe salienti della carriera di un uomo che fa parte del patrimonio
del nostro teatro. Splendida anche l'interpretazione canora
di Cesare Ranucci, figlio di Rascel, che in virtù di una grinta
incredibile e di una voce possente e ben modulata riesce ad
immobilizzare il pubblico per la forte capacità di rievocare
in alcuni passaggi la figura paterna. Fondamentali risultano
le parole di Lella Costa, la quale mette in primo piano la mancanza
di volgarità che Rascel ci ha tralasciato e quelle di Pippo
Franco, il quale evidenzia con assoluta convinzione come Rascel
abbia liberato i comici dalla paura di non far ridere. Mentre
si procede a grandi passi verso la conclusione della serata,
Iaja Fiastri (sceneggiatrice e autrice teatrale e televisiva)
ricorda ironicamente il testo di una struggente canzone d'amore
dedicata alla persona che Rascel ha amato di più: se stesso.
Commenti affettuosi da parte di Virna Lisi, Marisa Laurito,
Luciano De Crescenzo, fanno da preludio all'esibizione di Renzo
Arbore che conclude in maniera festosa e scintillante proprio
come avrebbe voluto il grande Renato Rascel.