Addio
a Raf Vallone
Scompare
all'età di 86 anni il volto del neorealismo italiano. Dalla
Calabria ad Hollywood, un viaggio attraverso l'arte
di Alessio Sperati
Roma.
Raf Vallone, uno dei più affascinanti protagonisti del cinema
italiano, si è spento all'età di 86 anni nella clinica
romana di "Villa Pia", lasciando dietro di sé una
vita di sfide affrontate e vinte su campi differenti ed importanti:
dal teatro al cinema, dal calcio al giornalismo, la sua personalità
ha prevalso su barriere culturali e geografiche, costruendo il paradigma
dell'uomo italiano d'esportazione semplice ma sofisticato, spontaneo
ma professionale, colmo di amore patrio ma aperto al mondo come
pochi altri della sua generazione.
Nato a Tropea (Catanzaro) il 17 Febbraio 1916, si trasferisce giovanissimo
con la famiglia a Torino dove entra nella rosa della squadra cittadina;
pur eccellendo nello sport non trascura la sua formazione culturale
studiando lettere al fianco di Leone Ginzburg e Luigi Einaudi. Diviene
prima giornalista radiofonico e poi acuta penna del quotidiano "L'Unità",
per il quale si trasferisce a Roma. La sua altra passione, quella
per il teatro (passione che gli è costata la perdita di un
occhio a causa di un incidente di scena), lo ha portato ad interpretare
uno spettacolo tratto da Garcia Lorca dove il regista Giuseppe De
Santis lo ha notato ed intensamente voluto per il ruolo del soldato
buono nel melodramma Riso amaro (1949). I suoi lineamenti
aggraziati e duri al contempo, lo hanno reso un personaggio interessante
per gli autori del neorealismo, che hanno cercato di rivelarne le
numerose sfaccettature. Pur avendo già avuto una piccola
parte come marinaio nel film Noi vivi di Goffredo Alessandrini,
la collaborazione con De Santis, continuata con Roma ore 11
(1952) e La Garçonnière (1960), è stata
il suo vero trampolino per il successo a livello nazionale. Dopo
Riso amaro lavora anche con Pietro Germi ne Il cammino
della speranza (1950), con Alberto Lattuada in Anna (1951)
e La spiaggia (1953), con Mario Camerini ne Gli eroi della
domenica (1953), con Luigi Zampa in Cuori senza frontiere
(1950), con Vittorio De Sica per La ciociara (1960) e con
Dino Risi per Il segno di Venere (1955).
Nella metà degli anni '50 Raf Vallone è in Francia
per approfondire il suo amore per il teatro, ed in particolare per
interpretare quel Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller
poi trapiantato sul grande schermo sotto la direzione di Sidney
Lumet. Il suo bacio a Jean Sorel e la sua forte personalità
hanno fatto breccia anche nei cuori di Francia, così da dargli
l'opportunità di ripetersi in Therese Raquin (1953)
di Marcel Carné e in Domanda di grazia (1960) di Jean
Delannoy.
Dopo la sua definitiva consacrazione come attore drammatico in Francia,
è la volta di Hollywood con la grande interpretazione ne
Il cardinale (1963) di Otto Preminger, cui fa seguito Lettera
al cremino (1970) di John Huston e le collaborazioni con Roger
Corman e Mustafà Akhad.
Le sue ultime interpretazioni cinematografiche risalgono a Il
potere del male di Krzysztof Zanussi nel 1985 e nel 1990 la
parte di Papa Giovanni Paolo I ne Il padrino - Parte III
di Francis Ford Coppola.
Il volto di Raf Vallone è stato, insieme ad altri grandi
come Rossano Brazzi o Marcello Mastroianni uno dei più rappresentativi
di quel cinema italiano d'esportazione che ha fatto conoscere le
voci del neorealismo in tutto il mondo. Noi lo ricorderemo sempre
come Marco, il soldato buono, l'uomo che unisce fermezza, determinazione,
sentimento e passione: quella passione per la vita e per l'arte
che ha portato Raf a conoscere il mondo dell'arte con curiosità
ed impegno.
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