La
brava e bella cantante in concerto all'auditorium
Mamma,
ho perso la Turci
Paola
Turci canta a Roma, ma dimentica il pubblico
di
Rossella Bacchiocchi
Roma.
L'auditorium si apre per la prima volta alla musica italiana. E
la musica italiana in questo caso prende i chiari lineamenti di
una splendida e affascinante donna: Paola Turci. La struttura dell'intero
complesso dell'auditorium è imponente, tante sale e un buonissimo
odore di legno ci viene incontro ad accoglierci all'entrata. Il
teatro adibito al concerto è degno di un grande spettacolo,
di un grande artista e di un grande pubblico. Sedie di velluto rosso
e di nuovo il buon odore del legno. Verso le 21.15 si spengono improvvisamente
le luci e una voce calda, accogliente e sensuale intona le prime
note del concerto. Un inizio molto intimo per una cantante che di
strada ne ha fatta tanta e che adesso ha, finalmente, voglia di
raccontare se stessa. Il concerto dura circa un paio d'ore attraverso
le quali Paola tenta di farci entrare nel suo mondo con il solo
aiuto della sua chitarra e della sua voce. La sensazione è
che per il pubblico presente sia una sorta di forzatura restare
seduto nelle sedie di velluto rosso e cantare ed esprimere tutte
le emozioni che la Turci gli regala con canzoni come "Bambini",
"Io e Maria" o "Luka" magistralmente interpretata
nella versione originale di Suzanne Vega. Anche Missing you è
uno splendido meddley tra versione originale e cover italiana. Meravigliose
e da brividi sono le emozioni che si aggrappano alla nostra pelle
sentendo le canzoni di "Questa parte di mondo" l'ultima
fatica musicale dell'artista. Paola Turci è in grado di incantare
chiunque. Splendida in un lungo vestito rosso e con una voce capace
di vibrare in ogni angolo del teatro accompagna le sue canzoni con
ammiccamenti e con una sensualità inaspettata. La serata
si conclude con una toccante versione a cappella di "Stringimi
stringiamoci". Questa volta il pubblico è in piedi,
radunato sotto il palco, le luci sono spente e l'occhio di bue illumina
solo lei, grande e maestosa come non mai. Nel complesso un concerto
gradevole, ricco di emozioni, di ricordi legati al passato di ognuno
di noi, ma anche e sfortunatamente fugace. E' proprio questa la
sensazione che avvertiamo all'uscita dall'auditorium. Contenti e
felici di aver assistito ad un concerto, sulla strada di casa tentiamo
di tirare le somme della serata e proprio non ci riusciamo. "Questa
parte di mondo" è il primo lavoro interamente scritto
da Paola Turci che da interprete diventa finalmente autrice. Un
disco molto bello. Ma la sensazione è che proprio di fatica
musicale si tratti. Paola ha detto tutto quello che voleva dire
nel disco. Ci ha raccontato se stessa, le cose che le piacciono
e quelle che detesta, le cose che la fanno sognare e quelle che
durante le caldi notti estive la fanno vibrare e il pubblico è
stato lo spettatore del dipanarsi di queste emozioni. Un grande
pubblico che ha dovuto raccogliere, capire e interpretare quello
che sentiva. Paola Turci timida o stanca o paga di quello che ha
raccolto fino ad adesso non si è concessa più di tanto.
Onore al merito va all'artista capace di tenere un palco importante
come quello dell'auditorium ma la persona Paola Turci ci sembra
restare un po' annichilita davanti a tanto. Calda e generosa nel
dispensare emozioni lo fa solo ed esclusivamente attraverso la sua
voce e la sua chitarra. Il pubblico in questo caso conta poco o
niente. Ormai sotto casa, dopo aver fatto un centinaio di chilometri
una constatazione: l'imponenza dell'auditorium, la forte femminilità,
un enorme servizio di hostess e di assistenti ci rimandano solo
una grande sensazione di distacco e di freddezza. Come a dire "Questa
parte di mondo" sono io, voi state al di là!
Forse per chi come noi era abituato a vedere Paola Turci suonare
nelle piazze o in ambienti piccoli ma raccolti e a considerarla
come la ragazza della porta accanto, l'artista che abbiamo visto
voleva essere troppo grande perfino per se stessa.
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