I
Tiromancino in concerto al teatro Traiano di Civitavecchia
"In
continuo movimento" tra le emozioni
Tutti in viaggio con le parole scavando nei meandri dell'anima
di Rossella
Bacchiocchi
Civitavecchia
(RM). Il teatro Traiano trova il modo di brillare anche
in un pomeriggio grigio di inizio di nuovo anno. Questo 2003 comincia
alle 17.30 incoraggiato dalla voce di Federico Zampaglione e dalla
musica dei Tiromancino. Il tutto si apre in un’atmosfera quasi
irreale, fatta di suoni, di voci e di colori ovattati. Tutti noi
siamo stanchi per la serata precedente. E il teatro Traiano con
una folla incredibile di persone fuori, sembra ricordarci che la
continuità artistica non segue lo scandire degli anni e dei
festeggiamenti!
Per chi arrivava a questo concerto con una certa dose di malinconia
per l’anno appena finito e per le cose (persone o ricordi)
che inevitabilmente si perdono in una piega del nostro passato,
i testi di Federico Zampaglione rappresentavano una sorta di resa
dei conti finale di tutto quello che si era combinato l’anno
precedente.
“In continuo movimento”, l’album del 2002, ci
trascina attraverso il dipanarsi delle nostre emozioni. La voce
di Federico è bellissima e grazie alle sue parole ci entra
nell’anima come qualcosa che sembrava perso da tempo. Anche
la sua timidezza è grande e la si avverte dalle poche parole
che scambia con il pubblico. A ricordare che si tratta del primo
giorno del nuovo anno c’è una sua domanda “Come
vi sentite?? Siete sereni?”. Ed è probabilmente proprio
la serenità il desiderio che molti di noi hanno scritto nella
letterina a Babbo Natale. E’ bello, è come se fossimo
ad un ritrovo tra amici e la sensazione è che tutti noi abbiamo
voglia di vivere emozioni vere e genuine.
Il palco è essenziale con alcune scritte elettroniche laterali
che sottolineano le frasi più incisive delle canzoni. Il
pubblico del Traiano, come al solito, non smetterà mai di
stupirci, composto, educato anche lui toccato dalle emozioni.
Alle spalle dei Tiromancino l’immagine ormai emblematica dei
due pupazzetti del cartello stradale di “Per me è importante”
fermi lì, immobili in uno sfondo reso rosso dalle luci, mano
nella mano … forse felici, almeno loro! Il repertorio del
gruppo romano è ampio. Il concerto dura in tutto 98 minuti
e si ha la possibilità di ascoltare buona parte delle canzoni
tratte sia da “La descrizione di un attimo” che da “In
continuo movimento”.
E’ una specie di viaggio quello che ci propone Federico Zampaglione.
Un viaggio che come tutti i viaggi rievoca in ognuno di noi sensazioni
diverse e smuove la memoria verso attimi, ricordi ed emozioni tutti
nostri. Un viaggio che mi sento di narrarvi solo attraverso alcune
frasi delle loro canzoni. E se alcune immagini potranno sembrare
sfuocate o confuse o si potrebbe avere la sensazione di leggere
una sorta di diario, forse troppo personale, vi prego di credere
che di mio non ci ho messo nulla. O quasi. E’ solo il mio
viaggio di fine ed inizio anno raccontato attraverso le parole che
hanno riempito il Teatro Traiano in un pomeriggio qualsiasi.
D’altronde del concerto si potrebbe parlare diffusamente sottolineando
la qualità tecnica dei musicisti, la voce quasi battistiana
di Federico, la capacità di alternare momenti lirici ad altri
più squisitamente musicali. E quant’altro ancora.
Ma per raccontare le emozioni, credo che bastino le parole. Tessuto
intrecciato di pensieri e sensazioni al tappeto della musica del
cuore. E compilation quasi poetica formata dai frammenti delle loro
canzoni. Che per molti sarà facile riconoscere.
Le parole raccontavano il nostro cammino.
“Ci sono strade che somigliano alle vite che percorri
tutte in un momento, non sai capire dove sei arrivato ma sei sicuro
che ora stai correndo./Certe cose che senti nell’aria non
le devi nascondere, le conosci a memoria ma non puoi condividerle,
se stai cercando il tuo viaggio, in un posto lontano, più
libero”
Le parole raccontavano le nostre paure.
“Voglio solo abbandonare la realtà e seguire la
mia anima che uccide l’inquietudine di vivere, di essere soli
e cambiare, per tornare leggeri come l’aria, come ieri …/La
mia memoria scivola, mi ricordo limpida la trasmissione dei pensieri,
la sensazione che in un attimo qualunque cosa pensassimo poteva
succedere. E poi cos’è successo? aspettami oppure dimenticami”
Le parole raccontavano i nostri dubbi.
“E qual è veramente il problema rimanere da soli o
cambiare sistema? E se una cosa importante vale meno di zero e una
cazzata qualunque diventa un delirio? io spingo e vado avanti in
questo giorno come tanti. E allora tiro due righe sul conto e sono
stanco di scappare da quello che ho intorno perché ho bisogno
di provare di nuovo da solo a capire se cado come se avessi comunque
davvero vissuto”
Le parole raccontavano la nostra solitudine.
“Tutto intorno a noi è in continuo movimento, le
cose, i sentimenti, le persone, niente rimane uguale a se stesso
nel tempo./Torno a vivere dove sai, contento perché so che
il tempo che non ho non ci dividerà, non ci vedrà
mai spenti e come sai ci sono cose che non hanno verità e
a volte ci ricordano di quello che ora non si ha”
Le parole raccontavano il nostro amore.
“Manchi tu qui con me, non ci sei più e non so
più perché, vorrei uscire stanotte, dimenticare il
tuo nome/Il mio pensiero vola verso te per raggiungere le immagini
scolpite ormai nella coscienza come indelebili emozioni che non
posso più scordare e il pensiero andrà a cercare tutte
le volte che ti sentirò distante, tutte le volte che ti vorrei
parlare per dirti ancora che sei solo tu la cosa che per me è
importante./Perché siamo due destini che si uniscono fermi
in un istante solo che segnano un percorso profondissimo dentro
di loro, superando quegli ostacoli se la vita ci confonde solo per
cercare di essere migliori, per guardare ancora fuori, per non sentirsi
soli.”
Le parole raccontavano il nostro orgoglio.
“E sembrerà come se fossi tu fossi qui, qui con
me, le cose che ti cambiano tornano e tagliano come le lame più
affilate delle spade bucano e non sbagliano … ma stai dove
sei sola, con chi vuoi, non mi aspettare mai. Mentre te ne vai sai
che non ti cercherei e non mi cercherai.”
Le parole raccontavano la nostra disperazione.
“Noi siamo vicini anche in questo momento, noi siamo come
le onde del mare in continuo movimento./Ho superato il peggio e
ora mi sento meglio ho superato il peggio il peggio non è
tranquillo/Tornare indietro è difficile ci siamo fatti troppo
bene e troppo male, ora vedo solo polvere e più niente”.
Grazie
Federico e arrivederci Tiromancino.
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