Vecchio
e Nuovo Continente a confronto nella sfida al terrorismo
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L’Europa
non è l’America |
Casini,
Bartholomew e Gol discutono il nuovo libro di Massimo Teodori |
di Elena Carulli
Roma.
Un dibattito incentrato sui rapporti tra Vecchio Continente
e Stati Uniti, alla luce del sempre più diffuso scontento
che sta prendendo piede in Europa, dettato da come l’America
sta conducendo, ormai da un anno, il dopoguerra in Iraq. Scontento
acutizzato dal recente scandalo sulle torture inflitte ai prigionieri
iracheni, che non si è risolto con le dimissioni del ministro
della difesa americano Rumsfeld, come auspicava gran parte dell’opinione
pubblica europea. Di questo si è parlato l’11 maggio
al Residence Ripetta, a Roma, in occasione della presentazione del
libro di Massimo Teodori (docente di Storia e Istituzioni degli
Stati Uniti all’Università di Perugia) L’Europa
non è L’America, edito da Mondadori. Il volume condanna,
senza mezzi termini, la posizione di incertezza assunta dall’Europa
in relazione alla guerra al terrore, posizione determinata –
secondo l’autore – da una mancanza di unità politica,
dall’inesistenza di una politica estera unitaria. Una tale
posizione “traballante” del Vecchio Continente non solo
è causata dalla mancanza di politiche comuni, ma è
da ostacolo al formarsi di queste politiche. Il pacifismo, l’indecisione,
infatti, sono una non-azione, un “passivismo” secondo
l’autore. L’Europa non deve tirarsi indietro di fronte
al terrorismo, ma deve affiancare l’America, deve combattere
insieme all’America, perché solo così l’Occidente
potrà fronteggiare quella guerra che caratterizzerà
i prossimi anni, e di cui l’attacco alle Torri Gemelle e al
cuore della Spagna sono solo il preludio. Inutile appellarsi a quel
pacifismo – qui è manifesta la polemica dell’autore
nei confronti di Francia e Germania – che Teodori bolla come
“passivismo”, che è inerme di fronte al fenomeno
terribile degli attacchi suicidi, che non ha mai avuto sentore di
come si risolvessero le scottanti questioni internazionali ma si
limita a non agire, trincerandosi dietro una vaga idea utopistica
di pace. Tesi forti, quelle del professore di Perugia, quasi provocatorie,
che però non hanno scatenato un acceso dibattito, non hanno
suscitato polemiche, o provocato energiche reazioni, come forse
ci si aspetta che prese di posizione così perentorie suscitino.
Hanno invece guadagnato un plauso generalizzato tra gli illustri
relatori: il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, l’ex
ambasciatore USA in Italia Reginald Bartholomew, l’ambasciatore
di Israele Ehud Gol, Maria Latella, firma del Corriere della Sera.
Dopo una breve introduzione, la parola viene ceduta in fretta a
Casini, che si manifesta d’accordo con le idee fondamentali
del libro. Il Presidente della Camera si rifà esplicitamente
al capitolo dove Teodori analizza i caratteri che costituiscono
l’ossatura delle due parti dell’Occidente, i caratteri
fondanti di Europa e America: origine e storia, demos e Costituzione,
leadership e unità, democrazia ed elezioni, società
ed etnie, esperimento e missione. Tali elementi, nel corso della
storia, si sono sviluppati in maniera divergente, hanno dato vita
ad istituzioni, credenze, abitudini, di tipo differente, e hanno
quindi portato il Vecchio Continente e l’America a seguire
percorsi evolutivi diseguali. “Europa e America”, afferma
Casini, “hanno seguito logiche molto differenti: l’Europa
non sente il dovere di diffondere valori quali, ad esempio, la democrazia.
In America invece questo è un compito percepito come fondamentale.
Questa mancanza di un’anima condivisa, di un obiettivo comune,
non corrobora affatto il sentimento di unità che dovrebbe
permeare l’Europa. Oggi c’è una grande crisi
di leadership europea”.
Lusinghiero nei confronti dell’autore è l’esordio
del secondo intervento, quello di Reginald Bartholomew, ex ambasciatore
USA in Italia: “Ho molto apprezzato il coraggio del libro”,
polemico nei confronti dell’Unione Europea è il prosieguo:
“Non credo che l’Unione Europea, per quanti sforzi faccia,
riuscirà mai a raggiungere uno statuto federativo al pari
degli Stati Uniti. L’Europa Unita potrà essere, al
massimo, un’unione di diversi stati nazionali”. Affermazione
audace, soprattutto in un momento storico come il nostro in cui
lo stato nazionale è una forma in seria crisi.
Ehud Gol giudica di notevole interesse, per la formazione di una
coscienza unitaria dell’Europa, l’analisi dei concetti
contenuti nel volume di Teodori, ma il nucleo del suo discorso concerne
un tema che gli sta più a cuore: l’affacciarsi in Europa
di un certo “antisemitismo di ritorno, alimentato anche dal
film di Mel Gibson, The Passion”. L’ambasciatore di
Israele non nasconde di nutrire “una certa preoccupazione”,
dettata dalla ricomparsa in Europa di questa forma di razzismo,
veramente dura a morire. Timore dettato inoltre dal forte tentativo
di giustificazione ideologica che sempre accompagna l’antisemitismo,
caratteristica che lo differenzia da altre forme di razzismo, e
lo rende più difficilmente estirpabile.
Agli interventi dei relatori, risponde Massimo Teodori: “L’Europa
non esiste, perché non ha preso parte attivamente alla lotta
al terrorismo. Nella storia del mondo, difficilmente una super-potenza
si è autolimitata: gli USA sono una super-potenza troppo
isolata, non hanno un reale contrappeso. Se dopo l’11 Settembre
l’Europa avesse risposto alla guerra al terrorismo, se avesse
risposto con una seria politica, unitaria, forte, gli USA non si
sarebbero imbattuti in così tanti errori, avrebbero trovato
un limite nell’Europa. L’America senza l’Europa
non ce la fa a compiere neppure quella missione di libertà
inscritta nella sua storia, l’Europa senza l’America
non riesce neppure a salvaguardare quella civiltà umanistica
che è il suo vanto. Sembra un’ovvietà ma è
pur necessario riaffermare, in risposta a tanto pessimismo, che
di fronte alla nuova peste terrorista l’Europa ha bisogno
dell’America e l’America ha bisogno dell’Europa”.
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