Fotografia
romantico-realistica sui primi 50 anni del piccolo schermo
firmato Rai
|
Nozze
d’oro in Tv |
Mini
trattato di pronto intervento a uso e beneficio delle nuove
generazioni e di coloro che vogliono rinverdire i fasti di
una stagione televisiva oramai alle spalle |
di Maira Nacar
"Il mio primo ricordo della televisione risale
ai dieci anni prima, eravamo nell’inverno del 44/45, l’Italia
era allora divisa dalla linea gotica. Un mio vecchio compagno di
scuola livornese che alla fine degli anni "30 era emigrato
negli Stati Uniti per motivi razziali e che si trovava in quella
zona come militare americano di tanto in tanto veniva a trovarmi
e mi disse al termine di una nostra cena fra amici – vedi fra qualche
anno anche voi avrete al posto della radio la televisione e la vostra
vita cambierà profondamente e meravigliato e incredulo mi
aggiunse – quanto meno la televisione in una casa italiana come
lo è già nelle case americane prenderà il posto
del focolare, sarà il centro della casa. Questo di fatto
è successo e ora stiamo andando anche oltre e la televisione
ha avuto una funzione importantissima sul popolo italiano perché
ne ha da un lato favorito un maggiore amalgama, ha rafforzato l’unità
attraverso un’ unità del linguaggio. Qualche turista potrà
obiettare sulla purezza di qualche linguaggio televisivo ma sta
di fatto che le singole Regioni d’Italia hanno veramente da allora
iniziato a parlare tutte quante la stessa lingua conservando ma
utilizzando meno il dialetto. E’ la stessa funzione che sta avendo
la televisione nei confronti dell’Estero per tutte le comunità
italiane, sia se siano tutt’ora cittadini italiani, sia se siano
esse diventati di cittadinanze di altro Paese, ma di origine italiana
che tengono molto al rapporto con la nostra cultura e con la nostra
lingua. Quello che direi è… il fatto positivo e importante
della televisione, oltre al fatto che attraverso la televisione,
accanto a trasmissioni di spettacolo che uno può considerare
più o meno superficiali,vi sono importanti trasmissioni che
aiutano la conoscenza, trasmissioni sulla natura, sulla storia nostra
e di tutti i popoli. Poi
ho cominciato a conoscere meglio anche altri popoli del mondo, le
loro culture che prima non conoscevamo o le conoscevano solamente
coloro che erano interessati e che compravano qualche libro, quindi
io trovo che è stato un importante avanzamento sociale di
cui dobbiamo essere grati alla televisione. Era il saluto del Presidente
della Repubblica al cinquantennale della Tv italiana tratto
da Rai Quirinale e diretto da Mario Garofalo, trasmesso
il 3 gennaio scorso, in occasione dello speciale "Buon
compleanno Tv" condotto dall’inossidabile Pippo Baudo
su Rai Uno alle ore 21.00. Quale inizio migliore per affrontare
questo viaggio nella memoria televisiva se non attraverso le parole
del nostro primo cittadino Carlo Azeglio Ciampi. Vanno ora
in video "Signore e Signori" cinque decenni di
vita piacevolmente invasa da questo mezzo di comunicazione che ha
sconvolto il mondo…le coscienze… "la televisione".
Iniziative multimediali, culturali, di costume
affollano da mesi il Paese per un festival della memoria sul filo
del piccolo schermo, nel tentativo di immortalare questo compleanno
come si conviene ad un gradito ospite, una tv che è stata,
se vogliamo e rimane talvolta babysitter talvolta terzo incomodo,
per coppie e per quelle famiglie italiane "ultima generazione"
che proprio nel mezzo televisivo hanno potuto individuare la chiave
risolutrice di ogni love-affare, trasformando l’oggetto mediatico
in testimone oculare della vita personale di ognuno, di coloro (e
sono in tanti) che si rispecchiano in certe video-storie "raggiungibili"!
Cosa buona e giusta allora è sembrato per il Dio Auditel
questo transfert tutto casa-Tv, Tv-casa, un uovo di colombo che
una volta scoperto ha reso necessario l’adattamento di una nuova
logica del business a servizio di alcuni generi televisivi oggi
tanto in voga come quello del reality. E dall’aspetto legato squisitamente
al costume della televisione ad un altro aspetto, quello tecnologico,
(seppur per brevi linee), come non renderne conto d’altronde a chi
di lettura! La velocità con cui il mezzo tv si evolve a vista
d’occhio ha imposto nuovi criteri di revisione. Vale la pena di
ricordare che la televisione è ormai al capolinea di una
immensa rivoluzione tecnologica. Il suo segnale abbandonerà
totalmente la tradizionale forma analogica per cedere il posto esclusivamente
al digitale terrestre. Entro il 2006 esso dovrebbe sostituirsi all’analogico.
Si può già da adesso usare la Tv come fosse un computer.
A detta del Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri
ora si che "c’è la possibilità di acquistare
prodotti, di formulare domande, di votare e di essere coinvolti,
di poter vedere, mentre si segue un programma, una scheda che approfondisce
con delle scritte che compaiono al lato del televisore". E
allora Addio romantiche antenne sui tetti, ( difatti proprio
con un’antenna che si librava il primo canale televisivo in quel
lontano 3 gennaio 1954, per testimoniare appunto la volontà
di volare alto, di dare messaggi al Paese, di unificare lo Stivale.
Con quest’antenna accompagnata in sottofondo da una musica
nostrana il Guglielmo Tell di Gioacchino Rossini
aveva così inizio la grande avventura delle trasmissioni.)
Addio sogni di gloria in bianco e nero o primo sfocato colore,
Addio Italia da cartolina che attraverso quell’antenna hai illuminato
milioni di telespettatori. Ci vengono in mente tanti flash della
memoria che si riallacciano ai nostri anni migliori, "in
ricchezza o in povertà, in salute o in malattia"
si è dunque pronunciato il sì per la vita alla
Tv…la più bella invenzione che l’ingegno umano e tecnologico
abbia mai potuto produrre.
cronaca di un giorno speciale * domenica 3 gennaio
1954
ore 11:00 "la televisione inizia in
italia il suo servizio regolare"
Era una gelida, soleggiata domenica di gennaio,
al nord il termometro segnava sottozero. Scene di vita "del
dì di festa in cui si odon italiani (e ci
perdoni il sommo poeta Leopardi)…far festa".
La domenica del riposo, della messa domenicale, della passeggiata
con i bambini e del rito dell’acquisto di fiori e di paste, veniva
sconvolta dall’ultima bella invenzione "la televisione",
esposta in bella presenza nelle vetrine dei negozi chiusi. Trattasi
del modello allora più alla page il "Mobile Radio
Fonografo Televisore Bar" dal costo proibitivo di
270 mila lire. C’era anche il modello per così dire più
economico in bella vetrina "Anie" che di pollici
ne aveva solo 14 per la non modica cifra di 160 mila (l’equivalente
di 4 mesi di stipendio di un operaio). Dalle
scene di vita stradale alle scene di vita teatrale… il Mattatore
Vittorio Gassman era in procinto di debuttare a Milano
nel pomeriggio col suo Amleto mentre la Roma politica,
ad opera del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giulio
Andreotti (incaricato dal segretario Dc Alcide De Gasperi)
si impegnava nel salvataggio del Governo DC presieduto da
Giuseppe Pella oramai in crisi latente. Ma quella mattina
del 3 gennaio 1954, furono in molti riuniti ogni dove a guardare
l’inizio di questa nuova invenzione "il televisore" che
divenne in un attimo "la televisione". Alle ore 11.00
sul teleschermo il volto di una giovane donna pronunciava le seguenti,
fatidiche parole: "La Rai, Radiotelevisione
italiana, inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni
televisive". A pronunciarle Fulvia Colombo la
prima annunciatrice, inquadrata in primo piano con dietro uno sfondo
di raffinato velluto. Cinquant’anni dopo (intercettata alla fine
di lunghe ricerche da Baudo per il suo programma 50*
in onda nella passata stagione Tv su Rai tre, (nella prima
puntata del ciclo in onda lunedì 29 settembre 2003 - ) Fulvia
Colombo racconterà che era molto immedesimata nella parte,
e che dopo il primo annuncio - che le valse l’assunzione in Rai
a pieno titolo - all’uscita per le strade c’era tanta gente
che voleva abbracciarla, che voleva l’autografo ma che soprattutto
voleva la sua amicizia…" Fulvia Colombo oggi vive in
una Comunità in provincia di Novara, nel Castello
di Suno, dove è davvero amata da tutti. Grazie Fulvia!
Ore 11.01 inizio della cerimonia di inaugurazione
dei programmi trasmessa in diretta dalle sedi di Milano,
Torino e Roma, collegate tra loro. Presenti al rivoluzionario
evento da Milano studio 3 (uno dei più grandi d’Europa) Antonio
Caselli - Vicepresidente della Rai e Aldo Passante – Vicedirettore
centrale esercizio tv. A benedire gli impianti monsignor Giuseppe
Leoni. I primi cameraman con le inconfondibili tute bianche
sono pronti per spiccare il volo. Un parterre di super ospiti, dirigenti
e Autorità viene fatto appostare nella scenografia del primo
spettacolo "L’Osteria della Posta" di Carlo
Goldoni programmato nella serata.
palinsesto 1 giornata della televisione italiana
Bisogna dare atto ai nostri "progenitori"
di avere studiato ad oc il primo palinsesto televisivo che qualcuno
scherzosamente ha ribattezzato appartenere alla paleotelevisione,
tanto paleo a noi non sembra,, visto che comprendeva tutta la televisione
di oggi, leggere per credere!
"Ore 11:00 – Telecronache dirette delle
cerimonie d’inaugurazione degli studi di Milano e dei trasmettitori
di Torino e Roma.
Ore 11:01 - Dallo studio di Milano
Ore 11:15 - Dal trasmettitore di Torino Eremo
Ore 11:30 - Dal trasmettitore di Roma Monte
Mario
Ore 14:30 - Arrivi e partenze (la prima trasmissione)
Ore 14:45 - Cortometraggio
Ore 15:00 - Orchestra delle 15.00
Ore15:30 - Cortometraggio
Ore 15:45 - Pomeriggio sportivo
Ore 17:30 - Le miserie del Signor Travet (un
film)
Ore 19:00 - Le avventure dell’Arte- Giambattista
Tiepolo (a cura di Antonio
Morassi)
Ore 20:45 - Il Telegiornale
Ore 21:15 - Teleclub
Ore 21:45 - Lo spettacolo della sera – L’Osteria
della posta di Carlo Goldoni
Ore 22:45 - Lo spettacolino musicale – Settenote
Ore 23:15 - La Domenica sportiva
Fine delle trasmissioni e giù l’antenna!
Esortazione pontificia sulla televisione
di Papa Pio XII
"L’inizio delle trasmissioni regolari
della televisione pone una serie di problemi delicati e urgenti
di ordine morale, di presenza vigile e attiva e di organizzazione
anche in questo campo. Anzitutto, riconosciamo pienamente il valore
di questa luminosa conquista della scienza, essendo essa una nuova
manifest5azione delle mirabili grandezze di Dio. Non è difficile
rendersi conto degli innumerevoli vantaggi della televisione, qualora
sia connessa al servizio dell’uomo per il suo perfezionamento. Mentre
infatti in questi ultimi tempi il cinematografo, lo sport, nonché
le dure necessità del lavoro quotidiano tendono ad allontanare
sempre più dalla casa i membri della famiglia, turbando in
tal modo il naturale svolgimento della vita domestica, come non
rallegrarci nel vedere la televisione contribuire a ricostituire
questo equilibrio? Se la televisione ben regolata può costituire
un mezzo efficace di saggia e cristiana educazione, è altrettanto
vero che la medesima non è scevra di pericoli per gli abusi
e per le profanazioni a cui potrebbe essere condotta dalla debolezza
e dalla malizia umana. La televisione si rivolge soprattutto ai
gruppi familiari composti di persone di ogni età e sesso;
ed essa reca loro non solo i suoi e le parole, ma anche la concretezza
e la mobilità delle immagini, il che le conferisce maggiore
capacità emotiva soprattutto riguardo ai giovani, i quali
più facilmente sono portati a trasformare, coscientemente
o inconsciamente, in realtà vivente le immagini assorbite
dalla vision e animata dello schermo. Come non inorridire al pensiero
che mediante la televisione possa introdursi tra le stesse pareti
domestiche quell’atmosfera avvelenata di materialismo, di fatti
e di edonismo che troppo sovente si respira in tante sale cinematografiche?
Noi amiamo sperare che per quanto riguarda i programmi e gli spettacoli,
opportune norme saranno emanate, dirette a far riservare la televisione
alla sana ricreazione dei cittadini e a contribuire altresì
alla loro educazione ed elevazione morale.
Tale esortazione pontificia, venne promulgata dalla
Santa Sede e diretta all’episcopato d’Italia per l’esattezza
due giorni prima al via dei programmi televisivi, il 1 gennaio
1954.
Beato Giacomo Alberione e la sua Lectio Divina
sui mezzi di comunicazione sociale
Sulle
orme di S.Paolo, l’Apostolo delle genti e della
Comunicazione sociale, seguendo il Maestro Gesù di
Nazareth l’epicentro , il fine di ogni iniziativa baciata dalla
sua via che è verità e dona la vita
eterna partendo dalla vita terrena. Un Cristocentrismo quello
Alberoniano che ha dato i suoi frutti nel mondo mediatico fin da
tempi non sospetti, quando di un certo mondo professionale, (artistico,
giornalistico) si osava pensare (e tutt’oggi si osa ancora pensare
) ogni sorta di male e di pregiudizio. Don Giacomo Alberione,
però, ha saputo ribaltare certi erronei canoni mentali stabilendo
un patto con i mezzi di comunicazione sociale: quello di mantenersi
unicamente quale espressione libera e democratica del pensiero "cristiano"
pregno di una costruttività indirizzata alla vita di tutti
i giorni, in ogni settore, lavorativo,culturale, sociale,
familiare, matrimoniale ecc. Quel "parlare di tutto
cristianamente", pensiero sentito fortissimamente dal
beato uomo piemontese, non può e non deve essere valutato
come l’ ineluttabile indicazione a cui la coscienza è costretta
a piegarsi, quell’impedimento che tarpa le ali al falso senso di
libertà costruito sul nulla dei nostri egoismi, bensì
deve essere la strada verso salvifica realtà tangibile &
invisibile per cui siamo stati creati. E allora sì che radio,televisione,stampa,cinema,teatro,
informatica, possono assurgere a marchio di garanzia per gli utenti.
La Società San Paolo, che vide il suo nascere nell’anno
1916, fondata dal beato Alberione veniva alla luce
con questi intenti. Chi "con mani innocenti e cuore puro"
(cfr. Sal 24,4) vi lavora, comunica al mezzo ordinario un
potere soprannaturale, che contribuisce all’illuminazione ed azione
intima per l’afflato divino che l’accompagna" (Alberione).
Motivo per cui i vari mezzi di comunicazione, e più
degli altri il piccolo schermo… "costituiscono oggi le
più urgenti, le più rapide e le più efficaci
opere dell’apostolato cattolico", come ha affermato
ancora Alberione, il quale a tali strumenti volle dedicare
addirittura una lode.
Il Cantico dei Media
Lode a te , Signore,
Per tutti i comunicatori, per i talenti
E le energie al servizio della verità.
Lode a te, Signore,
per la musica, il teatro e ogni forma di
spettacolo, riflesso di bellezza e di bontà.
Lode a te, Signore,
per gli artisti e i registi, i produttori
e gli attori: per quanti annunciano
la pace, la giustizia, la solidarietà.
Lode a te, Signore,
per tutti quelli che parlano, quelli
che cantano, quelli che inventano,
quelli che compongono e portano a te.
Ed
all’uso "proprio o improprio" che si fa dei media che
annualmente la famiglia Paolina organizza un convegno nazionale
di una certa rilevanza, sul filo della attualità sociale
che ci circonda. L’evento solitamente funge da eco riflessivo alla
consueta Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
L’occasione per fare un punto della situazione giunta con il 2004
a quota IX è fissata quest’anno per il 27 – 30
Agosto 2004. "I MEDIA IN FAMIGLIA: un rischio e una
ricchezza" è il titolo del Convegno. Ad
organizzarlo uno dei dieci rami formanti la famiglia Paolina
quello dei Cooperatori Paolini. E’ il ramo laico impegnato
all’apostolato nelle comunicazioni sociali sempre in concerto con
le prioritarie attività di preghiera e di offerta. Presso
l’ISTITUTO MADONNA DEL CARMINE "IL CARMELO" situato nei
pressi di Sassone – Ciampino (Roma Via dei Laghi, Km 2,500
(trav. Via Doganale,1) un andirivieni di esperti appartenenti
al mondo mediatico e religioso si alternerà con slancio nel
tentativo di donare lumi alla cellula familiare, sempre più
invasa ed aggredita dall’elemento mediatico. Saranno della partita
i giornalisti paolini Carla Romano, Angelo Montonati, l’On Olimpia
Tarzia, (Presidente Commissione Politiche Familiari), Piergiorgio
Liverani Giornalista, già Direttore del quotidiano Avvenire,
Mons. Renato Boccardo (Pont. Consiglio Comunicazioni Sociali), Don
Carlino Panzeri (Esperto di Pastorale familiare), Learco e Angela
Monina (Istituto S. Famiglia), Don Leonardo Zega (Giornalista, già
Direttore di Famiglia Cristiana), Marco De Riu (Giornalista e docente
alla "Cattolica" di Milano. Cuore, anima della Direzione
dei Cooperatori Paolini è l’instancabile, brillante Don Olinto
Crespi, a cui va tutta la riconoscenza del caso! La regia silenziosa
delle varie operazioni organizzative in seno alla segreteria è
affidata alla insostituibile Suor Concettina Dottore accompagnata
da tutto il gruppo dei Cooperatori paolini della sede di Roma, ognuno
impegnato in un determinato ambito. Un plauso va doverosamente alla
direzione dei cooperatori paolini nelle persone dei delegati nazionali
Dott. Antonio Capano e la Prof.ssa Giuseppina Casola e a tutti gli
altri.
( - Don Giacomo Alberione è stato proclamato
beato da Sua Santità Giovanni Paolo II il 27 Aprile 2003.
- La celebrazione della sua memoria è stata fissata al 26
novembre).
Questi i rami che formano la Società S.
Paolo:
- Figlie di S.Paolo
- Pie discepole del divin Maestro
- suore di Gesù Buon pastore
- suore di Maria Regina degli Apostoli
- Gesù sacerdote
- S.Gabriele Arcangelo
- Maria Santissima Annunziata
- Santa Famigli
- Cooperatori Paolini
Santa Chiara Patrona universale della
Tv
14
febbraio 1958 - Clarius explendescit – " …Veritas
etiam et virtus clarescant " In italiano
si legge: Chiara deve "chiarire", illuminare, rendere
trasparente;nel suo nome è racchiusa
la sua vocazione. Recitava così Papa Pio XII in
un apposito documento pontificio, l’avvento della Tv in Italia.
Una nuova scoperta da identificarsi "anche"
a strumento veritiero & virtuoso "Televisificum instrumentum"
quasi il pontefice a presagire con quel "anche" il timore
di un mal utilizzo del mezzo televisivo medesimo. Da allora ogni
anno l’11 agosto non solo la madre Chiesa ma pure
il mondo della televisione festeggia la santa di Assisi,
nata nel 1193 morta nell’anno 1253, la quale su consiglio
del poverello d’Assisi, poi Santo Patrono d’Italia
Francesco (celebrato al 4 ottobre) fondò presso
la chiesa di San Damiano in Assisi l’ordine delle Clarisse
(secondo ordine francescano), ispirato a una assoluta povertà
e alla vita di clausura. Dunque già illo tempore
qualcuno aveva riprodotto il cosiddetto villaggio globale, affidandolo
alle premure della benedetta trasparenza. Meno d’accordo, sull’innesto
tv e chiesa, era Achille Campanile che vedeva nell’intervento
della gerarchia ecclesiastica qualcosa di poco chiaro anche se di
indubbiamente santo. Qualche anno più tardi sarà Herbert
Marshall McLuhan a perorare la causa pro-villaggio globale.
( il canadese McLuhan – è stato uno
dei più grandi sociologi contemporanei che individuò
nei mezzi di comunicazione un influsso sui modelli di pensiero e
di comportamento strutturato ai mezzi stessi rispetto al contenuto
dei messaggi mediatici in uscita. Lo studioso scomparve nel 1980)
*usi e costumi sul filo del video appena
nascente
…il primo abbonato rai
Il suo nome è Settimio Todisco, 82
anni, portati benissimo. "Rappresenta tutta la popolazione,
La Rai dei Direttori, quella degli abbonati ha nei suoi confronti
eterna gratitudine." (parole di Pippo
Baudo). Settimio Todisco ha acquistato il televisore nel
1953, oggi risiede a Torino, allora era a Piscione
(Chieri), un piccolo paese che vantava appena due televisori,
il suo e quello del Parroco. Costo dell’apparecchio circa 300 mila
lire di allora (l’equivalente di un paio di stipendi…lo stipendio
medio era sulle 40 mila lire). Mise il televisore nella sala in
alto per dare la possibilità a chi voleva scendere a casa
sua di poterlo guardare. Come prassi, racconta il primo abbonato,
una decina di persone andavano a trovarlo quotidianamente. Il sig
Todisco mette il suggello al suo abbonamento l’11 gennaio
del 54 (ritardatario di 8 giorni) ma come si dice in questi
casi "meglio tardi che mai". Settimio
Todisco merita un plauso per la fedeltà e la costanza…
saldato l’ultimo abbonamento (2004) si è presentato come
"ospite d’onore" a tutti gli effetti su invito
dell’ente pubblico radio-televisivo, la sera del 3 gennaio
scorso negli Studi dove partirono le trasmissioni cinquanta anni
fa e dove si è tenuta la serata speciale di celebrazione
sul cinquantennio Tv, che ha avuto come battesimo un padrino d’eccezione
Pippo Baudo. Una curiosità Ammontano a 16 milioni
216 e 6 gli abbonati della Rai nell’anno
corrente.
Una sera c’incontrammo… fiori d’arancio la prima
coppia impalmata nel giorno della nascita della tv
Marcella Aversa e Mario
Di Majo è una coppia che si è sposata proprio
il giorno in cui la televisione veniva alla luce il 3 gennaio
del ’54. Questa è la storia di un amore che è
nato a Sorrento perla geografica dove è
nato il Sig. Di Majo il quale racconta che all’epoca
lavorava all’Hotel Royal della splendida località
sorrentina quando un giorno ebbe l’incontro fulminante della sua
vita con quella che sarebbe poi divenuta sua moglie "Marcella".
Il Sig Di Majo in occasione della serata Baudiana
ha confessato di avere provato le stesse emozioni che la Rai avrebbe
regalato a lui e sua moglie in tutti questi cinquant’anni. Se quel
3 gennaio, non hanno potuto vedere la Tv poco male
perché l’hanno vista per tutti i giorni seguenti fino ad
oggi, con l’auspicio di continuare. Queste doppie nozze d’oro sono
state rese possibili grazie al figlio della coppia che ha telefonato
alla Rai, chiedendo se era possibile festeggiare
nella maniera più clamorosa e insolita questo compleanno
golden. "E’ stato per noi straordinario"
ha concluso il sig. Di majo il suo intervento
in Tv ringraziando "mamma Rai". Felici
nozze d’oro aggiungiamo noi ammirati di cotanto traguardo oggi sempre
più raro a vedersi.
Quel 3 gennaio del 54 c’ero anch’io!
La televisione protagonista del miracolo economico,
oramai prossimo, radunava spettatori nelle piazze, riempiva i bar,
veniva seguita nelle stalle e per mare, dovunque era possibile.
Riportiamo alcune testimonianze raccolte fra
il pubblico della televisione, fra quei telespettatori pionieri
che possono dire "io nel 1954 c’ero al grande esordio della
Tv". Le interviste sono state trasmesse dal Tg Uno delle ore
13.30 del 3 gennaio 2004. Al timone della conduzione, quel giorno,
Francesco Giorgino. Il servizio era di Laura Cason con il montaggio
di Nicola Pezzillo. Una signora… "In Sicilia la vedevamo
al bar o da amici, ci raggruppavamo ed erano delle bellissime serate"
D In quanti vi trovavate a vedere la televisione? R " Ma…
una trentina". Un signore… "Poi lo spettacolo più
atteso era Lascia o Raddoppia" Un’altra passante stradale…
"La casa era molto piccola stavamo giusto uno sull’altro…tutti
a veder sta’ televisione che era una cosa bellissima". Un
signore "Già avere nel palazzo uno che segue la televisione
… già tu nel palazzo ti senti importante rispetto a quello
appresso". Una signora "Me l’ha regalata mio marito,
la prima che è uscita piccolissima, l’ho portata col treno
in Calabria" Una signora "Si… l’ho vinta"
D Come l’ha vinta? "Con… col …col Concorso Motta, tanti
cosi che consumavo…li ho spediti ah non ci credevo" Chiude
un Signore "E c’era Nunzio Filogamo che salutava… insomma
con questa frase lui salutava tutti. D Che diceva… se lo ricorda?
"Non mi ricordo signora" Ma ce lo ricordiamo noi
" Cari amici vicini e lontani buonasera ovunque voi siate"e
Vola Colomba bianca vola…
Signorina …buonasera kiss me good night… La
vera storia delle Signorine buonasera
La prima per contratto a spiccare il volo fu l’indimenticabile
Fulvia Colombo. In realtà ogni singola Signorina Buonasera
ha rappresentato una unica realtà nel suo genere.
"Ragazze
che hanno l’abilità di farsi la fama di serie, col sorridere
a tutti". Battezzava così le annunciatrici Achille
Campanile uno tra i più grandi critici televisivi che
la storia ricordi, nonché scrittore, umorista paradossale,
scomparso nel 1977. "Eran tante … eran giovani
e forti" queste video-bellezze nostrane, rassicuranti
come angeli. Da Fulvia Colombo in poi, si sono susseguite
Maria Teresa Ruta, Marisa Borroni, Nicoletta
Orsomando "A dir le sue virtù, basta un sorriso"(Achille
Campanile) Emma Danieli, Nives Zegna "sorrisotto
alla milanese" (sempre secondo Campanile),
Adriana Serra, Franca Vecchi, Annamaria Gambineri
"nuvola bionda", Grazia Maria Picchetti,
Simona Gusberti, Aba Cercato, Gabriella Farinon
"viso d’angelo". Seconda generazione di
annunciatrici – Rosanna Vaudetti "annunci perfetti"
(… e il primo annuncio a colori), Mariolina Cannuli "
sensuale voce di velluto", Maria
Giovanna Elmi "La Fatina di grandi
e piccini", Roberta Giusti (compianta da molti,
che ha concluso il suo viaggio terreno nel febbraio del 1986), stessa
sorte per Beatrice Cori "la saggina"
scomparsa nel 2000, Bepy Franzelin (la voce ufficiale a tutt’oggi
del Concerto di Capodanno viennese e Ilaria Moscato
adesso conduttrice di Easy Driver su Rai Uno al Sabato
ore 14,00 Terza Generazione di annunciatrici – Poche ma buone
Maria Teresa Viaggi ( un’annunciatrice a servizio del canto
religioso), Katia Svizzero (la cantante dell’Ape Maia)
e Alessandra Canale con cui il 20 settembre 2003
si è chiuso in lacrime per l’avvenente annunciatrice
e inaspettatamente un ciclo… un’epoca gloriosa per loro e per tutti
noi! Ultima generazione di annunciatrici - Sei nuovi volti
si affacciano nella Tv pubblica dalla fine settembre in poi e sono:
Virginia Sanjust di Teulada (figlia e nipote d’arte, suo
nonno Franco Interlenghi, sua nonna Antonella Lualdi,
sua madre Antonellina Interlenghi), Barbara Matera
(ex letteronza), Arianna Marchetti, Giorgia Wurt,
Alessia Patacconi e Janet De Nardis. Lunga vita professionale
a tutte!
Quando si gode quel certo non so ché di
popolarità al piccolo schermo è inevitabile lo sconfinamento
nel dorato mondo del varietà televisivo. E’ quello che accadeva
nei decenni precedenti alle signorine buonasera. Volete un esempio?
Vi proponiamo le battute di uno sketch che ebbe tra i protagonisti
Pippo Baudo e tre veterane dell’annuncio quali Rosanna
Vaudetti, Maria Giovanna Elmi e Mariolina Cannuli
ospiti al mitico Teatro delle Vittorie in una Canzonissima
classe 71/72 annata Baudo & Goggi. Baudo
"Allora mie bambine…mie care bambine che cosa c’è
di buono da mangiare?" M.G.Elmi "Vi
diamo ora un cenno sulle principali pietanze della sera"
R.Vaudetti " La nostra cena ha inizio con un tenero
manzo spezzettato, sul secondo piatto, insalata di
pomodori, frutta e verdura" M. Cannuli "La
replica del tenero manzo concluderà come sempre
la nostra serata"Baudo "Ah proposito…i
bambini come stanno? Hanno ancora la febbre?"
R. Vaudetti "Vi diamo ora le temperature
massime dei nostri bambini: Federico 36° e 9,
Leonardo 37° e 2, Filippo non pervenuta".
Baudo "Meno male che stanno meglio… lasciamo perdere,
si mangia subito di corsa perché aspetto i
miei amici e voglio giocare a tre sette." M.G.Elmi
"Ci scusiamo con i nostri giocatori ma la partita programmata
per questa sera è rinviata da data da destinare."
Baudo "ah sii… la colpa è tua, sei stata
tu a combinare questo… si si… tu tu tu hai combinato
tutto tu, perché sei sempre una tiranna!"
M. Cannuli "Se inavvertitamente avete alzato il
volume della vostra voce, vi preghiamo cortesemente
di abbassarla, otterrete così una discussione migliore ed
eviterete di raccontare i fatti nostri ai nostri vicini di
casa." Baudo "E invece no sai
eh … io grido, io urlo quanto mi pare e piace e sai che cosa faccio
eh?Io ti avevo promesso di comprare la pelliccia di visone, io non
te la compro, io non te la pago!"
R.Vaudetti "Vi ricordiamo che domani
scade il termine utile per pagare la prima rata della
pelliccia di tele-visone." M. Cannuli "Se
ancora non l’avete fatto affrettatevi a mettervi in regola, usufruirete
così della riduzione della sopratassa coniugale prevista
dalle mogli e parteciperete alla estrazione settimanale di un dolce
bacio d’amore."Baudo "Ah perché…
perché adesso i baci d’amore si sorteggiano?Allora sapete
che cosa faccio?Io mangio il manzo, io compro la pelliccia
e non gioco più a carte!" R. Vaudetti
"In tal caso il dolce bacio d’amore viene vinto dal
sig Pippo Baudo, Teatro delle Vittorie – Roma." M.G.Elmi
"Se ne consiglia la visione ai soli telespettatori
adulti."
Ho detto sì… vengo dopo il Tg e venne
l’ora del telegiornalista dagli albori ai giorni nostri
10 settembre 1952 alle ore 21.00 debutta il
primo Tg sperimentale, a dirigerlo Vittorio Veltroni papà
dell’attuale sindaco di Roma, Vittorio. Il telegiornale viene trasmesso
sul Programma Nazionale, anticipato dalle note del Giramondo composte
dal maestro Egidio Storaci. Furio Caccia e Fausto Rosati a redarre
il notiziario number one della nostra Tv. All’attenzione della prima
edizione La campagna elettorale negli Stati Uniti, la corrida portoghese,
il rito funebre del conte Sforza, la storica regata di Venezia e
il Gran Premio di Monza. Nei primi anni, il giornale televisivo
risentì dell’influenza dei criteri espositivi dei quotidiani,
in particolare del linguaggio della informazione radiofonica. L’informazione
politica e della vita pubblica in particolare, un tempo erano di
appartenenza dei cinegiornali che davano una immagine rassicurante
del Mondo, di realismo soft, esercitando nel contempo verso i telespettatori
un ruolo moralizzatore e pedagogizzante. E vennero gli anni delle
veline (vestite…), della censura, e del controllo governativo-democristiano
del Tg, mentre nel globo si consumavano delitti e segreti…l’Assassinio
Kennedy a Dallas 22 novembre 1963 e cinque anni più tardi
nel 1969, l’uomo toccava la luna con un piede. L’impegno produttivo
della Rai in quegli anni amplia il raggio di azione e nascono così
nuove redazioni: 6 settembre del ’65 si apre a Londra e "Qui
London City vi parla Sandro Paternostro". 24 marzo 1969 a Parigi,
6 settembre a Beirut, il 28 gennaio 1970 a Bonn. Altro momento importante
per l’azienda pubblica radiotelevisiva è rappresentata dall’avvio
del primo collegamento in Mondovisione. 1961 nasceva il Tg2 con
un ruolo di sudditanza, ciò fino al 1975 anno della attesa
Riforma della Rai in data 14 aprile 1975 che aprì il varo
ad un modello d’informazione basato sul modello concorrenziale.
Da quel momento si poté parlare di lottizzazione del potere
politico suddiviso al Tg1 dalla DC e al Tg2 dal PSI. 1979 nasce
il terzo canale Rai e a ruota segue il TG3 con il PCI. Seguendo
un criterio di pluralità democratica, l’informazione dall’inizio
del decennio 70 si allarga grazie all’emittenza privata. La febbre
d’indipendenza della informazione scoppiò a tal punto che
nel 1978 la Rai dovette acquistare il filmato del ritrovamento del
corpo di Aldo Moro dalla storica prima emittente romana GBR che
si assicurò un inizio di gloria nell’etere locale.
Ben comune Mezzobusto, inviati speciali, telecronisti
per nostro signore Tg, talkmen prestati all’informazione del servizio
pubblico
Mezzobustismo
un fenomeno dilagante in continua via di espansione. Alle radici
di un ruolo quello del mezzobusto televisivo meglio definito come
giornalista televisivo… quello che appare dalla cintola in su …
suppergiù. Si deve l’invenzione del termine a Sergio Saviane
memorabile critico televisivo dell’Espresso e scrittore, morto nel
2001, il quale tratteggiò la fenomenologia di tale figura
professionale che nasceva sull’onda di una preoccupazione dei giornalisti
Rai, quella dell’ossequio alla classe politica a svantaggio del
ben più importante criterio di professionalità per
cui la notizia in quanto tale doveva fondarsi. La parola "Mezzobusto"
si sente per la prima volta nel 1971. 150 sono i "finti
giornalisti" alla carica, "specialisti della manipolazione
sistematica della verità suddivisi in moderatori e cronisti".
A dire ciò è "nientepopodimenoche" il buon
Aldo Grasso the best per l’attuale critica televisiva & docente
universitario, e lo scrive nell’ultima edizione (uscita a gennaio
2004) dell’Enciclopedia della Televisione. Volti, voci, per la cronaca
indimenticabili fanno il loro ingresso a tutto spiano. Tra i telecronisti
ricordiamo Tito Stagno (la classe, a lui dobbiamo quella memorabile
cronaca del primo uomo sulla luna nel ‘69), Mario Pastore (imitatissimo
dal re degli imitatori Alighiero Noschese – dalla scheda che l’ufficio
Rai a lui dedicò si legge "Pastore è gioviale
e allegro e ottimista;
gli piacciono le partite di calcio, le escursioni in alta montagna,
e non vede l’ora di finire il lavoro per andare nel suo paesino
della Valsesia a cantare La montanara") , Elio Sparano (Nord
chiama Sud, Sud chiama Nord, vincitore nell’edizione 2003, per la
sezione dei classici della storia televisiva del Premio Ischia Internazionale
di Giornalismo, ideato dall’ex direttore della Rai "De Mitiana"
al secolo Biagio Agnes ( "Oh Agnes di Dio che togli le private
dal mondo dona a noi la Rai" Telegatto 1987 – Trio Marchesini,
Lopez, Solenghi). La lista prosegue con Paolo Frajese (la raffinatezza
fatta persona che ci ha lasciato a giugno del 2000 a poche ore dal
suo servizio di congedo, il crollo di un palazzo, realizzato dalla
sede di Parigi dove faceva il corrispondente. Il popolare giornalista
ha accompagnato assieme a tanti altri centinaia di serate della
nostra vita), Luigi Vannucchi (la sobrietà), Nuccio Fava
(le sue "domande su Gesù" al Venerdì Santo,
rendevano più vivo il ricordo della Settimana pasquale),
Demetrio Volcic (dalla Russia con amore), Vittorio Citterich (la
gioviale simpatia), Vittorio Orefice ( l’uomo col papillon…Qui Montecitorio),
Fulvio Damiani ( ari Qui Montecitorio), Alberto Michelini (fascino
da vendere, prestato alla politica e all’Opus Day), Piero Badaloni
(la classe nella discrezionalità, a lui inizialmente, il
triste compito di sostituire Frajese da Parigi), Liliano Frattini
(si è dato alla pranoterapia e la Rai ce lo ha mandato!)
Sergio Telmon ( Qui New York, altra vittima di Noschese), Paolo
Cavallina ("Oh cavallina, cavallina storna che portavi il sole
a Mezzogiorno"), Luigi Locatelli (da giornalista per le testate
a direttore di rete), Gianni Locatelli (trasparenza economica e
valorizzazione della professionalità ha saputo garantire
in qualità di direttore generale dal 1993 a ’94), Alberto
La Volpe (il giornalista-direttore prestato alla politica), Giulio
Colavolpe (distinta presenza nel mondo della informazione), Lello
Bersani (simpaticissimo mondano), Carlo Mazzarella ( l’uomo della
particolarità), Jader Jacobelli e Ugo Zatterin (i Signori
delle tante Tribune elettorali & politiche di Mamma Rai), Antonio
Ghirelli (un anno al Tg2 che ha lasciato un segno positivo, un direttore
caloroso come la sua terra … Napoli), Aldo Falivena (giornalista
poliedrico e provocatore, da guida dei servizi Servizi speciali
dei telegiornali a ideatore e coordinatore delle reti e servizi
giornalistici inerenti lo sbarco sulla luna fino ai faccia a faccia
con ospiti di particolare riguardo), Emilio Rossi (l’esempio da
seguire! Il crocifisso è il miglior alleato dell’informazione
e dell’uomo. Provare per "credere"!) Claudio Angelini
(un giornalista al seguito dei capi di Stato italiani in avvicendamento).
Emilio Fede (prima di dirigersi il piacevole Tg4, non possiamo
dimenticare che è stato direttore al Tg Uno, per 8 anni inviato
in Africa, collaboratore al prestigioso TV7 ecc. in pratica un figlio
di mamma Rai a tutti gli effetti, da inviato a "invidiato speciale"
causa potenti parentele e amicizie personali… e allora? Ci vorrebbe
forse per gli altri invidiosi poco speciali un bel "Test –
gioco per conoscersi" anche senza l’ausilio del professor Spaltro,
di cui si sono perse le tracce!). Le prime due donne mezzobusto?
Biancamaria Piccinino (la sua cronaca sulla moda e il costume ci
manca) e Angela Buttiglione (rassicurante, credibile, inimitabile,
con quelle sue "o" ed "e" un po’ aperte tali
da renderla imperfettamente perfetta per la conduzione del Tg).
Entrambi le due Ladies della informazione di Stato erano presenti
alla 25 esima edizione del Premio Ischia Internazionale di giornalismo,
(la Piccinino, in qualità di primo mezzobusto televisivo
della Rai è stata premiata sabato 3 luglio scorso nella splendida
cornice del Castello Aragonese ad Ischia Ponte. Giuseppe Marrazzo
( cronista d’assalto, sempre e comunque contro le cosche, ha portato
le telecamere nei vicoli sconosciuti del meridione, uomo coraggio
rimpianto da molti). Tra i mezzobusti un po’ inviati e un po’ talkmen
ci piace ricordare il simpaticissimo lunare nella vita così
come appare in video Gianni Bisiach (Radio anch’io) e il sincero
Andrea Barbato (la cartolina su Raitre), Corrado Augias (Telefono
giallo che gentlemen!) Sergio Zavoli (il maestro!!!) Enzo Biagi
( "il fatto" è che non si batte anche se "Batti
e ribatti" P.G. Battista ha incalzato a piè veloce nell’Auditel
serale della passata stagione Tv, per dire "sì vengo
dopo il Tg"). La chiusa non può dirsi tale senza
però citare Indro Montanelli… coerente, estremo,unico nel
suo genere. Della nuova (si fa per dire nuova) stagione di giornalisti
storici della Rai di cui ci sarebbe da parlare a lungo, per adesso
ci limitiamo con rammarico a nominarne solo uno … Enrico Mentana
(anch’egli come Fede, figlio di Mamma Rai dove mette il primo piede
nel 1980. Il ragazzo ha stoffa da vendere. Una carriera brillantissima
fino al grande salto per la concorrenza, l’allora Fininvest oggi
Mediaset/ passa così alla direzione del primo telegiornale
di Canale5 il Tg5, dopo soli 11 anni di onorato servizio al Tg1.
Complimenti Enrico o meglio… Direttor-giovane!
Una sestina azzurro sport & un originale
outsider
Una cinquina azzurro sport quella formata da
Alfredo Pigna ( l’uomo della Domenica Sportiva detto Don Medaglietta),
Maurizio Barendson & Paolo Valenti (90° minuto c’è da
aggiungere altro?), il nazionalista Nando Martellini (Campione del
mondo 82, scomparso di recente), Bruno Pizzul (l’ultimo baluardo
del cronismo sportivo vecchia guardia), Giampiero Galeazzi (l’abbondanza
fatta uomo di un ex atleta) e se permettete aggiungeremmo Sandro
Ciotti & Enrico Ameri due eccellenti ibridi della radio
prestata alla televisione. Outsider del giornalismo sportivo Aldo
Biscardi. Simpaticissimo, più colto di quanto non appaia,
ha saputo giocare al meglio con quel suo idioma molisano facendolo
diventare un punto di forza. A lui dobbiamo la trasformazione del
contenitore d’informazione sportiva che da sobrio (vedi La domenica
sportiva ad es.) divenne un contenitore acceso di finte controversie
tra ospiti acchiappa auditel ciò grazie al Processo del lunedì
classe 1981 in onda per parecchi anni su Rai Tre (sua Patria natia),
poi trasferitosi nel 1993 in quel dell’emittenza privata più
varia, fino approdare su TMC e finalmente fermarsi su La 7 con il
titolo "Il processo di Biscardi" Il titolo del fortunato
programma venne coniato su suggerimento di Gianni Rodari. il quale,
leggendo una prefazione sulla storia del giornalismo sportivo a
firma dello stesso Biscardi, notò il taglio giornalistico
tipicamente processuale del testo difatti ebbe a dire in tal senso
" … parla di calcio come a un processo".
L’importanza di una cornice musicale per il
piccolo schermo cinquant’anni di sigle
Sigla di testa, sigla di coda, stacchi musicali,
siglette, commenti sonori, tutto quanto fa musica per la Tv. Tecnicamente
trattasi di una breve sequenza formata da immagini ed elaborazioni
grafiche, quasi sempre commentate da un brano musicale che diviene
così il segno sonoro distintivo di una determinata trasmissione
televisiva o radiofonica. Di cosa stiamo parlando? Ma della sigla
televisiva che attraverso il serpentone reca in se anche un grazie
verso tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del
programma "tal de tale", nonché
della sigla stessa. Il significato sociologico che si nasconde dietro
una sigla è enorme, riconduce istantaneamente la memoria
a fatti personali, familiari o professionali della nostra vita che
si concatenano a quella musichetta trasmessa in un determinato periodo
e che fa da collante alle generazioni che la ricordano. La sigla
ha il potere inconscio di alleggerirci all’anagrafe della fantasia
e dal punto di vista discografico è ieri (… forse
più ieri ) come oggi il paspartout per incassi
facili, creando una tendenza che si rifletterà nelle abitudini
di vita, fino ad entrare nella storia del costume. Volete un esempio?
IERI 1) Sigla Tv Tuca tuca classe 1970/71 uguale
a successo. Conseguenze: - nella moda un abbigliamento che lasciava
scoperto l’ombelico. - Nel mondo dei coiffeur il lancio dell’inconfondibile
caschetto biondo miele alla Vergottini ( la Carrà
di natura è castana e ondosa). – Un nuovo ballo il Tuca
tuca appunto a tutt’oggi in voga per gioco, allora per moda)
e naturalmente incassi discografici ed entrata in Hit paraide assicurata
per lungo tempo. Tutto questo genera l’influsso di una sigla musicale.
OGGI 2) An vedi come balla Nando…classe 2004
non è proprio la sigla di Libero Rai Due con
Teo Mammuccari ma a suo modo lo è
divenuta, creando anch’essa mode ballerine, tendenze linguistiche
romanesche da borgata vecchio stile tipo "Ah bellooo!"
E che ve lo dico a fa?
Evoluzione di una sigla
egli anni ‘50 la sigla si presentava ai
suoi telespettatori spoglia di qualsiasi orpello, solo un testo
scritto su fondo neutro o in alternativa con scorrimento a rullo
realizzato artigianalmente posto su un cavalletto attrezzato mentre
un tecnico invisibile dal teleschermo girava lentamente la manovella
e giù i titoli ad uno ad uno. Man mano che si andavano a
moltiplicare i generi televisivi anche la sigla si raffinava e differenziava.
Per quanto riguarda le sigle di programmi di informazione come Tribuna
politica la scelta doveva ricadere su rigore, sobrietà
nella brevità. In sovrimpressione solo una immagine fissa
o un montaggio fotografico. Spettacolarità, ricche coreografie,
si prevedeva invece per le sigle di trasmissioni d’intrattenimento.
All’interno di questi "cammei"canzoni e balletti, mondanità
e allegria, senso di aggregazione, dove tutti presenti e assenti
(il pubblico da casa) erano i benvenuti, protagonisti dello spettacolo
che sarebbe seguito. Come non ricordare allora Il musichiere
(1959) con il mai dimenticato Mario Riva e la sua
sigla "Domenica è sempre domenica…
si sveglian le città con le campane!" oppure
Giardino d’inverno con le gemellone Kessler
"cosce lunghe" accompagnate da Henry Salvador e
le sue mille facce (1961). Sempre nello stesso anno L’amico
del giaguaro con un trio doc, quello formato da Marisa
Del Frate, Gino Bramieri e Raffaele Pisu sprovvisto
del suo Provolino ma ricco di balletti esotici per la sigla.
1961 dorato per la nostra televisione esplode il fenomeno
Studio Uno one show e... e …e… Dadaumpa "Hello
boys… siam venute dall’Hillinois e felici di esser qui, vi diciam
beaucoup merci canticchiando Dadaumpa!" nell'Italia
di allora spopolavano eccelsi padroni di casa-Tv quali Mina,
Lelio Luttazzi, ancora le Kessler, Luciano Salce, Ornella
Vanoni, Sandrocchia Milo, Rita la zanzara (Pavone) con orchestra
diretta dal Maestro Canfora e le coreografie di Don Lurio…
a trovarlo oggigiorno un cast così! L’evoluzione della sigla
si arricchisce in seguito anche della narrativa, come nel caso di
due varietà Il tappabuchi (1967) e Noi No (1977)
in cui troviamo all’interno la rappresentazione di due piccole storie…
nel caso ad es. di "Noi no!" ricordate la sigla
di chiusura di Tarzan-Raimondo Vianello che ad ogni fine
puntata cambiava trama… come dire una storia nel varietà,
modo questo di interpretare la sigla per la coppia Vianello-Mondaini
che si rispecchierà anche negli anni a venire con il Zorro
della sigla finale dello spettacolo Stasera niente di nuovo
(1981?) L’ultimo in casa Rai prima di passare all’allora
Fininvest oggi Mediaset. E allora "Ma quant’è
forte Tarzan… ma quant’è grande Tartan…"
& "Si chiama Zorro è grande grosso tutto ner…
con una mano ferma un tren…".
I grandi maestri d’orchestra della Rai
Sono state le vere colonne portanti della nostra
Televisione. Stiamo parlando dei grandi maestri d’orchestra della
Radio Televisione Italiana. Hanno scaldato con le loro musiche
molti sabati sera di quel "popolo di cantanti, poeti, musicisti
e telespettatori curiosi che sono gli italiani", telespettatori
incantati dinnanzi a certe straordinari talenti, veri animali da
palcoscenico Padrone e Padroni di casa rispondenti ai nomi di Mina,
Gemelle Kessler, del trio Panelli Manfredi con l’indimenticabile
Delia Scala (la prima vedette della Tv scomparsa nel gennaio
scorso), Marisa del Frate, Gino Bramieri e Raffaele
Pisu, Corrado, Marcello Marchesi, Raffaella
Carrà, Vianello-Mondani, Franco & Ciccio,
Ric & Gian, Mario & Pippo Santonastaso, Panelli-
Valori, Lola Falana, Minnie Minoprio, Loretta
e Daniela Goggi, Enzo Tortora, Mike Buongiorno,
Lola Falana, Johnny Dorelli, Silvie Vartan,
Alighiero Noschese, Silvio Noto, Cino Tortorella,
Heather Parisi, la compianta Stefania Rotolo e naturalmente
Patron Pippo (Per Maurizio Costanzo il Re del Talk
c’è un esteso discorso da fare a parte). Dunque Primedonne,
Showmen, Presentatori i quali facevano il loro ingresso nei palcoscenici
televisivi sempre accompagnati da un tappeto musicale all’altezza
dei loro calibri. Colpevoli di avere regalato a tutti atmosfere
musicali da sogno: Cinico Angelini, Pippo Barzizza,
Gorni Kramer, Bruno Canfora, Enrico Simonetti,
Pino Calvi, Franco Pisano, Pippo Caruso, Renato
Serio, Aldo Buonocore, Paolo Ormi, Franco Bracardi, Gianfranco Lombardi
e scusate se è troppo!
"Ballo Ballo Ballo da capogiro…!"
la coreografia regina d’immagine.
Il balletto, dove lo metto, dove lo metto
sì si sa, mi compiaccio che qui c’è posto… qui c’è
posto per danzar! La coreografia pari ex equo con la sigla
televisiva ha costituito da sempre la carta d’identità di
un qualsiasi programma televisivo specie di varietà. Nomi
altisonanti dello spettacolo quali Don Lurio, Tony De Vita, Gino
Landi, Franco Miseria, Sergio Japino,Renato Greco, fungevano
ognuno al ruolo di ideatore e curatore dei balletti. Alcuni provenivano
in prima persona dal mondo del balletto come Don Lurio, F. Miseria,
S. Japino; altri dalla musica (T. De Vita), altri ancora
passeranno alla regia (G. Landi). "E allora uno…
due… uno…due, su…giù, destra…sinistra, alto…basso…fine del
ballo!" Come non ricordare i tanti passi de dieux"
messi a segno dall’americanino volante
Don Lurio con tutte le primedonne della Tv. "Roba privata"
è stato invece il rapporto coreografo e ballerina, quello
sbocciato tra Franco Miseria e Heather Parisi. Lui
l’amò e la sostenne artisticamente, lei, forte di questo
amore e del suo indiscutibile talento ci regalò grandi performance
di danza (la famosa spaccata di gambe nella sigla Disco Bambina
- Fantastico 1979 è rimasta pressocchè inimitata).
Poco prima 1977 quasi in contemporanea con la spumeggiante
Heather, Miseria duettava con l’indimenticabile Stefania
Rotolo in Go! sigla del programma rivelazione
1977/78 Piccolo Slam che intendeva lanciare la moda della
discoteca in Tv. Il preserale dimostrò a certi benpensanti
che la pista da ballo non era solo quel luogo di perdizione tanto
vituperato bensì volendo anche un semplice luogo di aggregazione
giovanile per ballare. Se il messaggio è giunto a destinazione
"piccolo schermo" forse è anche merito di una coreografia
degna di quel programma antesignano di molti altri che verranno
eppur a suo modo un programma rimasto ineguagliato.
Scene dalla Televisione
Cesarini da Senigallia prediligeva il gusto
classico. Tommaso Passalacqua l’essenzialità. Gaetano
Castelli le soluzioni avveniristiche adottate. Graziella
Evangelista il senso plastico delle forme. Progetti, fondali,
quinte, oggetti di scena, ambientazioni, piccoli plastici, gigantografie,
materiali scenici come polistirolo, vetroresina ovvero tutto quanto
fa l’allestimento scenico di un programma. Compito dello scenografo
è allora realizzare ciò… realizzare in due parole
la scenografia. Anche grazie a determinate scenografie che si è
potuto decretare il successo di un determinato prodotto Tv. Ci ritorna
in mente ad esempio lo stile broadway che ha contraddistinto lo
show per eccellenza Studio Uno oppure l’ambientazione
salottiera tipicamente domenicale in offerta dal primo contenitore
della storia del dì di festa televisivo Domenica in
(il 3 ottobre 1976 alle ore 14.00 sull’allora
Rete 1 oggi RaiUno debuttava in tv) e potremmo
continuare così fino all’infinito. In rappresentanza di tutta
la categoria di scenografi, vogliamo ricordare Tullio Zitkowsky.
A lui dobbiamo dal punto di vista tele-scenografico due rilevanti
innovazioni: l’utilizzo del colore e l’impiego dell’intero studio
in funzione scenografica, senza dimenticare il fondamentale contributo
apportato per la cura degli allestimenti dei telegiornali. Nato
A Zara nel 1936, si è formato all’Accademia
di belle arti di Roma. Le scenografie più importanti in ambito
teatrale le ha curate Zit ma è la televisione che
lo consacrerà scenografo di grido. 1959 è l’anno
buono per entrare in Rai dove progetta e allestisce le scene
di numerose produzioni. Si concede sia spettacoli di prosa che d’intrattenimento
tra i quali citiamo Alta pressione (1962), Sabato sera (1967/69,
La fantarca (1968), Doppia coppia (1969), Bentornata Caterina (1969)
Gran Premio e Canzonissima (edizioni 1970/72) Dove sta Zazà
(1973), Il pianeta dei dinosauri (1993), Viaggio nel cosmo (1998).
Quando l’abito fa il programma… Storia
dei costumi in Tv
Elemento caratterizzante di una buona scenografia
televisiva senza dubbio lo fa il costume. Tessuti, colori, linee
trasformate in quelle particolari mise indossate dai tanti presentatori,
vedette o giornalisti della nostra televisione. Tessuti, linee e
forme che hanno segnato indiscutibilmente il successo, la riconoscibilità
di un programma. E’ sempre vivo il ricordo del look Carra’ 70
in Canzonissima, bianco con rombi sulla particolare maglietta
corta quanto basta per creare nell’Italia pudica di allora lo scandalo
alla visione di cotanto ombelico del mondo… un perfetto tortellino
romagnolo (Raffaella Carrà è di Bellaria)
quello di Raffa sì che fece scalpore ma regalò
al Bel Paese una Diva di primo piano senza malizia e senza bollino
di scadenza. L’idea dell’ombelico scoperto era di Rufini che
oltre allo scandalo creò l’effetto book per moltissimi costumisti
in erba. Curiosità: si è calcolato che tre generazioni
di costumi e di scenografie in totale hanno prodotto il risultato
di 447 bozzetti, 140 disegni esecutivi, 22
modellini, 30 articoli e locandine delle varie epoche televisive,
31 costumi, 23 pupazzi, 12 statue, 16
immagini virtuali, 68 scenografi. Tutto questo adesso è
possibile visitare grazie ad una straordinaria mostra gratuita che
si è tenuta dal 21 giugno al 4 luglio. Ideatore del mega
allestimento che faceva parte del pacchetto delle celebrazioni sui
cinquant’anni della Rai, è stato l’architetto A.
J. Di Santantonio. Direttore della Divisione Produzione l’inossidabile
Avv. Lorenzo Vecchione. 1.212 foto e quant’altro hanno reso
bene l’idea di un evento che ha voluto dimostrare un livello tale
di competitività da reggere il confronto con i settori scenografici
esteri. Su 30 apparati di visione appositamente predisposti
è stato possibile ammirare la documentazione fotografica
di tutti i protagonisti delle scenografie. Partendo dagli albori
della televisione per arrivare ai giorni nostri con trasmissioni
come il neonato Timbuctù in plastico. Tra i
tanti costumisti che hanno costellato la luminosa via Lattea di
mamma Rai ci piace ricordare infine un nome…Corrado Colabucci.
Come per Zitkowsky nelle scenografie, Colabucci
ha lasciato un segno nei costumi. Debuttò vestendo
la divina Wandissima ( al secolo Wanda Osiris) &
le mitiche Bluebell Girls intorno agli anni 50. A
lui dobbiamo i costumi indossati in Teatro 10 (1972), nelle
numerose Canzonissime (1968/ ‘71/ ’72), Dove stà Zazà
(19739, Milleluci & Tante Scuse (1974), Mazzabubù
(1975) Noi no… (1977) Due come noi, Giochiamo al varietè
(1979), Gran Canal (1981), Al Paradise (1982-83), Zig zag,
Un milione al secondo (1983), Domenica in… (1986), Fantastico(1987/
’89 e ’91), Scommettiamo che? (dal 1991), Svalutation (1994), Gran
casinò, Mille lire al mese (1995), Per tutta la vita (1996),
Carramba! Che sorpresa (1999-2000). Colabucci ha avuto quel
che si dice una carriera invidiabile che non ha conosciuto limiti
geografici basta osservare dove con quanta naturalezza l’indimenticabile
costumista abbia lavorato spaziando da Rai a Mediaset
senza problemi. Se n’è andato a fine 2002 assieme
al geniale Giorgio Gaber (1gennaio 2003) ci mancherà
o meglio ci mancheranno!
Magia di una regia
Allestire e realizzare un programma, giocare in
simultanea tra l’esecuzione
degli interpreti e la realizzazione tecnica… questo
non è un problema per il regista! Affascinante mondo quello
della cabina di regia dove la pulsantiera ti porta via energia ma
in compenso regala emozioni e soddisfazioni in chi la manovra e
in chi guarda il risultato finale. Cosa c’è dietro il piccolo
schermo? Come si opera affinché noi possiamo vedere quel
che più ci aggrada? Il regista, Deus ex machina
di tutte le operazioni in cabina di regia nasce con questo
preciso intento. Tocca a lui decidere… dalla scelta delle inquadrature
(con prevalenza dei primi piani sui campi lunghi), i movimenti di
macchina, la costruzione delle sequenze, la registrazione della
colonna sonora. La simultaneità delle varie operazioni viene
garantita in parallelo con la ripresa indiretta o registrata delle
scene che partoriranno il prodotto finale. In Italia i registi sono
rimasti subito soggiogati dall’apparecchio televisivo fin dalla
sua fase sperimentale (1952-54). Molti di loro provenivano
dalla regia radiofonica come il caso del maestro dell’allora teleromanzo
Anton Giulio Majano, ma anche di Guglielmo Morandi.
Verso la fine del decennio 50 una ondata di registi teatrali
approdarono al video quali Daniele D’Anza (altro grandissimo
padre del teleromanzo poi sceneggiato tv oggi fiction) Sandro
Bolchi…famoso per l’acume utilizzato nella scelta dei testi
letterali da ritradurre a beneficio del piccolo schermo… basti ricordare
uno su mille "I promessi Sposi" di Alessandro
Manzoni del 1967 che si avvaleva della prefazione di
Riccardo Bacchelli il primo "accademico" italiano
a occuparsi attivamente di televisione. Ancora vanno menzionati
Mario Ferrero, Edmo Fenoglio, Giacomo Vaccari, Silverio
Blasi. Il v a r i e t à , però, ha visto il proliferare
di una classe di registi, i cui nomi, in men che non si dica sono
divenuti popolari quasi come i nomi dei presentatori e delle showgirls
che li caratterizzavano…ricordiamo Antonello Falqui, Romolo Siena,
Eros Macchi, Piero Turchetti, Enzo Trapani, Gianni Boncompagni,
Adolfo Lippi, Giancarlo Nicotra, Pino Leoni, Beppe Recchia, Gino
Landi, Luigi Bonori, Mario Bianchi, pierfrancesco Pingitore e…
Per la regia d’intrattenimento (vedi Domenica in…) citiamo
Lino Procacci. Per la tv dei ragazzi citiamo Salvatore
Baldazzi, Marco Bazzi. Per la tv dei giovani Leone
Mancini e ancora ancora… (non ce ne vogliano male gli altri).
Che tempo fa? Piove di sera Bernacca si spera
"Rosso di sera buon tempo si spera"…
"Cielo a pecorelle, Pioggia a catinelle"
Le previsioni del tempo e la teleutenza un rapporto
di fiducia e scetticismo nel contempo. In principio era l’inconfondibile
Colonnello Bernacca a fare scuola… ogni sua previsione sul tempo
era vangelo salvo poi per ridimensionarsi il tutto all’indomani
quando dal preannunciato bagno di sole, fuoriusciva un bel acquazzone.
Eppure ha fatto epoca questo siparietto che sul calar della sera
prima del tg del primo canale si affacciava al gradito pubblico
di teleutenti paganti. Ma perché la previsione non era quasi
mai indovinata? Tralasciando qualsiasi filosofia spicciola in materia
ci limiteremo solo a sottolineare di come l’oracolo del "Che
tempo fa" viene scelto tra gli ufficiali dell’Aeronautica gente
cresciuta nella genuflessione al bollettino di guerra, il che rende
visibile l’errore di partenza del militare, per antonomasia a favore
sempre del vittorioso sole e contro la pioggia sinonimo di sconfitta,
come dire meglio dare l’illusione di un bel tempo che non il contrario.
Da Edmondo Bernacca in poi, tanta pioggia (è il caso di dire)
è scesa però, le cose sono notevolmente cambiate sia
dal punto di vista degli strumenti di previsione che dell’espansione
di nuovi colonnelli i quali proseguono ognuno il cammino metereologico
sulle orme del decano tra i colonnelli ma anche sulle orme di altri
due pilastri del settore quali Nicola Baroni e Guido Caroselli (quest’ultimo
tutt’ora il titolare del sacrale spazio di Rai Uno). La cosa divertente
dei tanti video-militari è che ognuno dà una sua visione
dei presunti fatti climatici ma tutti alla fine sono accompagnati
da quel senso di paura quando la previsione non è indovinata.
"Buonasera! L’anticiclone delle azzorre… bla… bla… bassa
pressione… bla… bla… moto ondoso… bla… bla…le nevicate sui rilievi…bla…bla…le
nevicate sui rilievi e… chi più ne sa ne dica!"
Interruzione = Intervallo e via con le pecorelle
"Scusate l’interruzione" "La trasmissione
verrà ripresa il più presto possibile" e dopo?
L’intervallo naturalmente! Un rituale questo che ha segnato anch’esso
il cinquantennio della nostra televisione. A volte era un cavo difettoso.
A volte era un minuscolo errore. Spesso era involontaria, in rare
eccezioni risulta essere volontaria… che cosa? L’interruzione ovvero
(come si legge nella Enciclopedia della Tv di Aldo Grasso),
"la sospensione temporanea dell’emissione del segnale
durante una trasmissione televisiva …" Inconveniente
questo molto in uso nella tv in bianco e nero quella dell’era poco
tecnologica e molto dialogica di cui se ne sente sovente la mancanza.
Dall’interruzione però al vero proprio intervallo faunistico
il passo è stato breve. Ha fatto epoca la famosa scena del
gregge "salva incidente" in sala regia. Tecnicamente si
trattava di un nastro ad anello in cui apparivano pecore al pascolo
accompagnate da un suggestivo sonoro a ritmo di arpa. Mai tanti
mammiferi ungulati, simboli nel contempo della mansuetudine, viltà,
codardia, soggezione, supino servilismo riscossero sì grande
popolarità come nei primi decenni della nostra televisione.
Chiuso il ciclo "a tutta fauna" arrivò quello del
"sì viaggiare… in fotografia". Una sequenza di
diapositive lunghe quanto il nostro bellissimo stivale proponeva
alla video-attenzione dei telespettatori amene località turistiche.
Anche oggi nonostante la migliore velocizzazione e perfezione tecnologica,
se capita un inconveniente tecnico, lo spot di rete giunge spedito
in video oppure in caso degli intervalli di collegamento tra la
terza rete Rai Rai e il Tg regionale, viene adottato, come tampone,
il classico spezzone di repertorio… un esempio è Schegge
o ancora una icona di una delle tre reti Rai o infine il segnale
orario.
CAROSELLO e poi bambini tutti a letto!
Con un sipario che si apre e dietro di esso le
vedute di alcune celebri piazze italiane disegnate da Artioli,
il 3 febbraio 1957 inizia l’avventura di Carosello.
La rubrica di pubblicità per antonomasia
nasce alle 20.50 con un mese e due giorni di ritardo sulla
data stabilita per la messa in onda. Un fantasioso recinto bagnato
di oro, tra trombe, mandolini per vent’anni fu il programma campione
d’ascolti e di affetto per grandi e piccini. Carosello divenne
in breve il programma più seguito dalla televisione italiana,
unica trasmissione interamente ideata, scritta e diretta da privati
e che fu per molti giovani alle prime armi una grande nave scuola
per imparare il mestiere. Nel 1961 l’ascolto di Carosello,
nonostante la nascita di altri programmi d’intrattenimento era di
7 milioni e 800 mila spettatori. Nel 1963 la
vecchia sigla venne cambiata con disegni eseguiti a tempera da Manfredo
Manfredi raffiguranti 4 celebri piazze di città italiane,
Venezia, Siena, Napoli e Roma l’ascolto
aumentò di 8 milioni e 200 mila. Il 1969 fu
un anno difficile per Carosello che a causa della strage di Piazza
Fontana chiuse eccezionalmente i battenti per tre giorni. 1971
il Museo d’arte moderna di New York aprì
le porte a Carosello grazie alla Sipra. Il 5 settembre
una sua selezione pubblicitaria arricchita da "grandi firme"
riscosse proseliti nella grande mela e per la prima volta si scoprono
i nomi della celluloide a servizio di Carosello: da Peppino
Patroni Griffi a Paolo e Vittorio Taviani
fino a Mauro Bolognini. 1974 Fu l’anno delle accorciature,
il tempo di Carosello si ridusse ad un minuto e quaranta secondi
a scenetta e il costo si aggirò intorno ai 3/5 milioni.
1 gennaio 1976 "Anno nuovo… vita nuova" ma senza
più Carosello. A dare l’ultimo saluto una commossa
Raffaella Carrà che brindando con lo Stock 84
disse grazie a coloro che avevano lavorato con lei. Gli ascolti
dell’ultimo Carosello registrarono 19 milioni di telespettatori
(di cui 9 milioni erano bambini). Complessivamente si è
calcolato che sono state trasmesse 42 mila scenette. Il giro
d’affari era di circa 95 miliardi all’anno. Il lavoro effettuato
a Carosello si poteva equiparare ad un 57% della produzione
cinematografica italiana ammontante a circa 80 film. 20
anni di storia e tanti nomi della commedia italiana sono passati
nella passerella più popolare di quel ventennio. Ricordiamo
Totò, Aldo Fabrizi, Vittorio
Gassman, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi. Come
dimenticare, poi l’importanza e l’influenza ricoperte dalle figure
dei pupazzi animati. Il primo a calcare le scene di Carosello fu
Topo Gigio nel 1961 con i biscotti Pavesini.
1965 arrivarono Carmencita e il Caballero due
pupazzi abbinati al caffè Lavazza, una
creazione di Testa. Il pulcino Calimero fu
l’altro super protagonista di Carosello, creato dai fratelli
Pagot che immortaleranno quel pulcino "piccolo e nero"
dentro una scatola di un detersivo sbiancante Mira Lanza.
Pippo, Jo Condor, il Gigante buono quello
del "Pensaci tu…" sono gli altri tre personaggi
che hanno fatto la storia di Carosello. Vale la pena di sottolineare
che da Carosello si è creata una scuola unica al mondo
per la regia, senza contare poi i messaggi fuoriusciti, utilizzando
i linguaggi del balletto, dei disegni animati, del mimo, dello sceneggiato,
del gioco plastico, della conferenza stampa, del coretto di montagna
dove "il gusto ci guadagna"della musica
lirica, e poi udite udite… a Carosello non c’era nemmeno
una donna "comme mamme l’ha fatta" e chi
vuole intendere intenda! Resta alla memoria collettiva la celebre
frase pronunciata dai genitori ai figlioli poco prima del Carosello:
"E dopo bambini tutti a letto". Ma quanti pargoli
realmente sono andati tra le braccia di Morfeo dopo tale dolce monito
genitoriale?
Ma cosa mi dici mai? 11 febbraio 1959 nasce
Topo Gigio
La
sua mamma? Maria Perego ( "la conosco molto bene…
sta nell’anima mia!" parole del soffice roditore così
caro alla nostra memoria verso la sua ideatrice). Il suo papà?
Federico Caldura (marito della Perego). La sua voce?
Quella di Peppino Mazzullo. Pupazzo dal multiforme ingegno
è stato testimonial di pubblicità anche dopo lo storico
periodo di Carosello, personaggio di tante edizioni dello
Zecchino d’oro, giornalino a fumetti e cartone animato.Con
lui hanno calcato le scene televisive tutte le primedonne e primi
uomini dello spettacolo del momento. Dopo un’era di successi italiani,
Topo Gigio espatria per altri continenti fino al ritorno
negli anni novanta sui luoghi del delitto a lui cari. Per il tenero
topino si sono consumate pagine di musica. Memo Remigi negli
anni 70 cantava in coppia con Gigio così: "
tu tu tu che tipo di topo sei?" e Gigio "Perché
me lo domandi? Questi son fatti miei." Remigi "I
tipi del tuo tipo sono i tipi che fanno per me…!" Tornando
ai giorni nostri, anche il Maestro Pippo Caruso, in occasione
della serata di celebrazione sui cinquant’anni della televisione,
del 3 gennaio scorso, ha composto per Gigio una canzoncina,
dal titolo La canzone di Topo Gigio: - Coro " …Topo
Gigio, cosa mi dici mai ?Cosa mi dici… cosa mi dici… cosa mi dici
mai!" – Gigio "Ah Ah…Tutto sale sale, tutto sale
son giallite anche le nespole…nespole, tutto è scuro, tutto
è scuro scuro si cammina con le fiaccole…fiaccole, tutto
gira gira, tutto girano le biri…biricoccole… coccole, lascia andare,
non sdrammatizzare ma strapazzami di coccole…"
Applausi di gente come noi
"Applausi…di gente intorno a me!."
intonavano I Camaleonti nei ruggenti anni 60! Sì
gli applausi… delizia per top men and wimen della nostra televisione,
i quali senza quel battito di mani diretto alla loro attenzione
non avrebbero in studio quell’atmosfera carica di energia passaporto
per la celebrità, il successo della messa in onda e l’appagamento
del proprio ego… ecco allora che il teatrino dei figuranti è
servito. Tutti per uno e uno per tutti ci accorgiamo della loro
importanza sia nella paleotelevisione che nella neotelevisione.
Si parte dal ruolo di figurante semplice (quello che applaude);
si passa poi a svolgere mansioni un po’ più specifiche (come
dire qualche battuta o mostrare un qualcosa d’inerente al programma)
figurante speciale, fino alla laurea in attrazioni (un gradino meno
di quello che è il profilo di un conduttore o cantante o
attore a secondo delle personali peculiarità di ogni aspirante
artista). Tira molto oggigiorno il "rappresentante d’opinione",
colui che talkeggia su tutto, sa tutto e via discorrendo. Dobbiamo
dire quindi ufficialmente g r a z i e anche al pubblico a pagamento
di figuranti per quello che hanno dato e danno alla nostra televisione
ma più di tutti un Grazie va indirizzato al pubblico da casa
che bene o male segue, suggerisce e sostiene il mondo mediatico…
non è retorica ma senza la teleutenza la Rai non sarebbe
davvero la stessa.
RAI-Radiotelevisione italiana
* Storia di un colosso
2500 milioni di euro di fatturato,
derivante dal canone, dalla pubblicità e, in misura minore,
dalla commercializzazione di prodotti. 10.000 dipendenti,
quattro centri di produzione nelle città cardine quali Roma,
Milano, Napoli e Torino per 20 sedi regionali
collocate nei capoluoghi e una filiale con sede a New York.
Queste le cifre riferite all’anno 2000 del bilancio Rai
azienda registrata come società per azioni di
interesse nazionale a totale partecipazione pubblica. Fino agli
anni 90 un pilastro come l’IRI- Istituto per la
ricostruzione industriale - per sua natura il principale ente
di gestione delle aziende a partecipazione statale - sovvenzionava
l’ente pubblico radiotelevisivo. Il 1992 inizia, però,
con un consistente processo di privatizzazione, per cui la partecipazione
detenuta in Rai dall’IRI viene messa in liquidazione
al 99,5% del capitale sociale per passare a una nuova società
la Rai Holding Spa, il cui controllo è a ad
opera del ministero del Tesoro, del bilancio e della Programmazione
economica, il rimanente del capitale azionario è di
proprietà SIAE. Ripartizione del Servizio pubblico:
* 3 reti nazionali televisive, 3 reti nazionali radiofoniche,
filodiffusione. Inizialmente nell’anno 1924 giorno
27 agosto si chiamava URI (Unione radiofonica
italiana) per diventare quattro anni più tardi nel 1928
EIAR (Ente italiano audizioni radiofoniche). Solo nel
1944 giorno 26 ottobre assunse il nome di RAI (Radio
audizioni italiane). 10 aprile 1954 finalmente diventa RAI
– Radiotelevisione Italiana Spa. All’inizio la sede sociale
era ubicata a Torino nella storica Via Arsenale 21, ma
con gli anni 70 (fino ai giorni nostri) la sede generale
si collocò a Roma in Viale Mazzini, 14.
La Rai è retta da un Consiglio di amministrazione
che si compone di 5 membri nominati dai presidenti di Camera
e Senato. Il Consiglio di amministrazione elegge il presidente
e designa il direttore generale, responsabile della direzione aziendale.
1999 l’anno della ristrutturazione aziendale della Rai (legge
Meccanico del 1996) e della firma per un accordo con Canal+
per la piattaforma digitale italiana. Riguardo la ristrutturazione
dell’azienda, ne fanno capo commercialmente Sipra, Rai Trade.
Tutto converge nei seguenti societari. Rai Way – l’anello
industriale. Rai Corporation – l’anello della distribuzione
dei programmi Rai nel continente americano. Rai Cinema
– acquisto di diritti e produzione in campo cinematografico. Serra
Creativa aperta e chiusa sul nascere per la progettazione di
contenuti. Rai New Media (ne fanno parte Raiclik,
Raisat e RaiNet).
In breve
Raiuno - Nata come Programma Nazionale
e ribattezzata Rete 1, (in seguito alla legge di riforma
del 1975), si chiamerà Raiuno solo a partire
dal 1982. Rete ammiraglia in concorrenza con Canale 5.
*Inizialmente abbinata alla DC (questione lottizzazione…)
* Prima dell’era "ammiraglia" (fino agli anni 90) la rete
si era consolidata come generalista. (l’aggettivo generalista venne
coniato sull’onda del termine francese généraliste,
che qualifica un canale televisivo o una emittente o volendo un
palinsesto rivolto ad un pubblico differenziato). Il varietà
costellato da ospiti di chiara fama nazionale e internazionale ne
ha delineato i tratti ieri come oggi Cronostoria dei direttori di
RaiUno: Mimmo Scarano (1976/’79), Emanuele Milano (1980/ ’85),
Giuseppe Rossini (1986/’88), Carlo Fustagni (1989/ ’93), Nadio Delai
(1994), Brando Giordani (1995/ ’96), Giovanni Tantillo (1996), Agostino
Saccà 1998/’00 & 2001/ ’02) e Fabrizio
del Noce ( dal 2002).
Raidue – Nata il 4 novembre del 1961
come Secondo Programma e ribattezzata Rete 2 (in seguito
alla legge di riforma del 1975) fino a divenire Raidue dal
decennio 80. * Abbinata inizialmente al PSI. Rete che si
distingue per una spiccata coscienza linguistica nella pratica giornalistica
e spettacolare…negli anni sempre più in linea con il carattere
informativo di approfondimento e di servizio, con tanto di cronaca
in diretta, inchieste giornalistiche ma anche di fiction con una
predilezione a quei filoni legati alla solidarietà. Solo
negli anni ‘90 la satira e l’intrattenimento hanno fatto
capolino seriamente sul Due. Cronistoria dei direttori di Raidue:
Massimo Fichera (1976/ ’79), Pio De Berti Gambini (1980/ ’85), Luigi
Locatelli (1986/ ’89),Giampaolo Sodano (1989/ ’93), Giovanni Minoli
(1994), Gabriele La Porta (1995/’96), Carlo Freccero (1996/
’02) e Antonio Marano (dal 2002).
Raitre – Istituita sulla carta dalla legge
di riforma del 1975 ma venne alla luce ufficialmente nel
pomeriggio del 15 dicembre 1979 battezzata con il
nome di Rete 3. * La sua identità era ed è
rimasta indefinita e variegata, con forti accenti culturali e storici.
La sua prima fase visse nel segno del regionalismo e del "calco"
culturale della terza rete radiofonica voluta dal suo primo direttore
Giuseppe Rossini. Solo nel 1987 con l’arrivo di Angelo
Guglielmi alla direzione e di Sandro Curzi al Tg si
poterono trasferire quei tratti di personalità al canale
che si contrassegnerà per il taglio cinico, innovativo, indisponente.
* Rete per antonomasia legata al PCI. Su Raitre si rivoluzionò
il modo di fare televisione grazie all’avvio della formula cosiddetta
di Tv-verità (Chi l’ha visto? Mi manda Raitre
ne sono due esempi validi). Cronistoria dei direttori di Raitre:
Giuseppe Rossini (1980/ ’86), Angelo Guglielmi (1987/
’94), Luigi Locatelli (1995/ ’96), Giovanni Minoli (1996),
Francesco Pinto (1998/ ’00),Giuseppe Cereda (2000/ ’02) e Paolo
Ruffini (2002).
Della grande famiglia Rai poi appartengono:
* Raisport – testata giornalistica preposta alla cura
e alla gestione della produzione sportiva. Rai Educational
– che si occupa della parte didattico/educativa. Nasce nel 1995
* Rai International – trasmette in tutto il mondo parte della
programmazione Rai e produce programmi per gli italiani che vivono
all’estero. Nasce nel 1995. * Raiclick – è
la prima Tv interattiva on demand e convergente italiana. Nasce
il 18 luglio 2001 dalla partnership tra e-Biscom e
Rai. * Rai Italia – trasmette in chiaro in Nordamerica segmenti
della programmazione di Rai International. * Raimed
– canale satellitare (transponder: Hot bird2) digitale della Rai
in chiaro. Target di riferimento è composto dagli arabi del
bacino del mediterraneo e dagli italiani che hanno interessi in
questa area. Nasce il 26 aprile 2001. * Rainews24 canale
all news satellitare free to air della Rai. Si può
vedere anche tramite il sito internet del canale che trasmette attraverso
lo streaming delle immagini i notiziari. La schermata è multiscreen
per cui si può vedere in contemporanea il conduttore che
fa il Tg, le news su sport, finanza, meteo ecc. Nasce il
26 aprile 1999. * Raisat – gruppo di canali televisivi
satellitari gestito dalla Rai. Dopo varie evoluzioni e rivoluzioni
dei palinsesti, discese e salite economiche avvenute tra il 1990
e il 1999, finalmente si giunge ad una stabilità.
Nascono così il 1 luglio ‘99 6 canali tematici
prodotti da Raisat per Telepiù (il Salvareti
venuto in soccorso nello stesso anno). I canali tematici sono i
seguenti: Raisat Album (la storia della tv anni ‘60/’70/’80).
Raisat Art (24 ore al giorno di arte). Raisat Cinema
(tutto sul cinema). Raisat Gambero & Rosso Channel
(canale sulla cucina e sui vini italiani). Raisat Ragazzi
(programmi per i bambini da 0 a 12 anni) Raisat Show (24
ore di grandi concerti musicali). Dal 2001 entra in pista
satellitare Raisat Fiction (il meglio della produzione di
fiction italiana e straniera di ieri e di oggi). Agosto 2003
un’altra innovazione grazie a Sky ma di questo tratteremo
tutto in un filone apposito. Raisat venne comunque alla luce
nel 1990.
Brindiamo ai lieti calici per un futuro
rinnovo dirigenziale della Rai
Chi non ha mai sognato, almeno per una volta nella
sua vita professionale, di varcare la soglia di Viale Mazzini,
dove è situata la sede generale della Rai Radiotelevisione
Italiana o quella di Saxa Rubra, di Via Asiago
o di Via Teulada, dove risiede la produzione
audio-video delle reti e testate pubbliche? Chiunque sia riuscito
in tale intento (anche solo per una giornata lavorativa) non può
essere rimasto indifferente al fascino sprigionato da questo colosso
della economia italiana. "In Viale Mazzini ci
giocano i bambini, Mentre tu, vivi grazie alla RAI/TV…"
(W la Rai – Renato Zero). In quel giardino, sottostante
il palazzo di vetro alto 8 piani dell’azienda, sito nel cuore dell’elegante
quartiere Prati a Roma, ad accogliere personaggi
e anonimi signori all’entrata sulla sinistra del palazzo macchiato
dalla tappezzeria rosso bordeaux troneggia in tutto il suo orgoglio
uno splendido cavallo di bronzo e sulle porte vetrate una farfalla,
simboli il primo della vecchia guardia e il secondo della nuova
guardia Rai magari più libera… in ogni senso.Triplice
augurio conclusivo: *Agli operatori della comunicazione
(o aspiranti tali) - di non cercare di entrare mai in Rai
(ciò vale naturalmente per Mediaset o per La 7)
con lo spirito di chi vuole appagare la propria sete di ambizione
o di potere perché rimarrebbe presto o tardi deluso e schiacciato
dal peso dell’egoismo che si porta dentro… le professioni di artista,
regista, tecnico o giornalista vale la pena di ricordare, debbono
rientrare unicamente nella logica di servizio a beneficio della
società radio-teleutente! * Alla Dirigenza Rai – l’augurio
di eliminare e definitivamente, a stretto giro di posta, dal proprio
vocabolario, la parola "lottizzazione" per cedere
il posto ad un’ altra parola… "meritocrazia" (qualcuno
leggendo si sbellicherà dal ridere!) prezioso vocabolo
questo che si collega all’annosa questione riguardante i criteri
di assunzione adottati dall’azienda… un conto è la segnalazione
professionale e un conto è la raccomandazione! Si reclama,
da ogni parte e in molte occasioni, della carenza di qualità
nei palinsesti televisivi e poi si cade puntualmente nella rete
spinata del clientelismo!!?? Questione calda … quella dei precari-Rai
- Girovaga a zonzo per lo stivale moltissima forza-lavoro che proprio
alla Rai e grazie alla Rai ha dato il massimo in tempi
andati e che adesso, suo malgrado, si ritrova parcheggiata nell’anonimato
della "eppur sacra" emittenza locale, in una situazione
di adattamento lavorativo che non rende giustizia a quella professionalità
acquisita nel tempo. In pratica la ciurma di lavoratori patentati
dell’informazione & spettacolo si ritrova a fare nuovamente
la gavetta quando dovrebbe cronologicamente essere o essere stata
già assunta da mamma-Rai o da strutture di pari livello
mentre i raccomandati (alcuni spatentati…) imperversano indisturbati
per le varie strutture di rete e testata nazionali ! Sono gli scherzi
del destino che ci auspichiamo portino anche burle più divertenti
e magari innocue. E allora alla classe dirigente Rai di oggi
(passaparola per quella di domani) diciamo solo…da buoni intenditori…
poche parole e…fatti ad maiora! *Al pubblico pagante -
l’augurio è che essi possano godere appieno anche per
il futuro remoto, così come è stato per il glorioso
passato tv, di un livello qualitativo di programmazione televisiva
migliore rispetto alle attuali condizioni in cui si trova il servizio
pubblico e che ciò possa fungere da antidoto alla febbre
dell’Auditel.
Call center sulla tv aperto tutto l’anno
Raccogliere le attenzioni nei confronti dei programmi
preferiti. Con questo spirito è stato inserito dall’inizio
del 2004 un centralino che rimarrà in funzione per
tutto l’anno… come dire che "la Tv la fa sempre il pubblico
alla fine".
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