Diego Gullo
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Storia di Oenne e Disegnone

PRESENTAZIONE

"Volgeva l'anno 533 dopo Cristo. Chiamati da Giustiniano imperatore ad approntare un testo elementare che desse nelle scuole un'idea della complessa legislazione dell'antico e immenso Impero, i giuristi Triboniano e Doroteo, giunti a parlare dei doni nuziali ante nuptias, spiegano che li chiameranno invece propter nuptias, "consequentia nomina rebus esse studentes ". "poiché vogliamo che i nomi siano coerenti alle cose". Concetto non nuovo, implicito secoli e secoli prima nella raccomandazione di Catone al buon parlatore ("bada alle cose da dire, e le parole giuste verranno"), dal quale l'età di mezzo trasse la famosa sentenza scolastica, ripetuta da Dante, "Nomina sunt consequentia rerum ".
Se questo è vero, è vero anche il contrario? Intorno a questo punto interrogativo si svolge ancora oggi una grande battaglia teorica. Oenne e Disegnone ne avranno sentito il fragore? Parrebbe di sì. Entrambi paiono convinti che l'interrogativo sia sensato e, in più, che ammetta risposta positiva. Un segno, un disegno, un vocabolo, il disegno di una parola sono coerenti a ciò che esprimono e intervenire su di essi significa intervenire sulla vita stessa di ciò che essi esprimono. Qui comincia la loro avventura e in questo orizzonte si svolge. Ma, vedranno lettrici e lettori, non si conclude.

E del resto anche in altro senso questa storia semiologica trascende la semiologia. Nata con una movenza gioocosamente segnica a mano a mano essa cattura chi legge in una vicenda di passioni reali e struggenti, che struggono e distruggono cose e loro segni.


Chi leggerà non dimenticherà facilmente Oenne e Disegnone e la loro lieve, elegante ricerca di coerenza tra segni, immagini e cose".

- Tullio De Mauro -

 

 

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