a cura di Valeria Arnaldi
 
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BEYOND LOGOS

Brand – è questa una delle parole più in voga tra chi si occupa di comunicazione. Ad ogni livello. Brand è la chiave del successo, una promessa, l’evoluzione di un’idea, il simbolo di un’organizzazione o magari la sua maschera. Brand è il tema del volume “Beyond Logos”, pubblicato da Rotovision ed attualmente disponibile solo in inglese. “Design became identity, identity became branding, branding became living it”. Negli anni ’80 e ’90, il logo si è imposto con forza nell’immaginario comune, tanto da diventare oggetto di numerosi dibattiti, pro o contro il potere che racchiudeva. A livello immaginifico ma non solo. Il logo è il simbolo di una determinato tipo di cultura, non universalmente accettata, ma diffusamente conosciuta e studiata. In realtà , prima di diventare tutto questo, il logo era uno strumento – più o meno semplice – della pubblicità. Una sorta di sintesi, appunto per la memoria. Negli ultimi anni, però, il logo è uscito dal suo tradizionale campo di azione per diventare tutt’altro: più grande, più forte, più ‘pericoloso’ per certi versi di quanto non si potesse immaginare. Il volume della Rotovision mira a ricostruire quel percorso per ‘smontare’ tante cattedrali cresciute su un po’ di carta e di colore. Chiaramente, fare questo significa anche raccontare l’evoluzione delle compagnie che si occupano di design.
La comparsa di un mercato sempre più ricco, popolato di molte e differenti aziende, in concorrenza tra di loro, ha portato alla necessità di evidenziare particolarità e tratti distintivi di ogni marchio e società. Per farlo, era fondamentale che quei valori e le relative ideologie fossero immediatamente percepibili dal consumatore che nel mercato si muove e che del mercato dovrebbe essere il vero padrone. Se inizialmente il fenomeno era limitato solo ad alcune compagnie, ben presto, il discorso si è andato ampliando conquistando realtà molto diverse tra di loro, dilagando fino a coinvolgerle tutte, senza possibili esclusioni. Chi non accetta le nuove regole della comunicazione, è condannato al silenzio. Non solo, ma quello che prima era un fenomeno verticale, dall’alto verso il basso – il che vuol dire che le compagnie imponevano questo nuovo modo di porsi – si è improvvisamente ribaltato, perché ora sono i consumatori a chiederlo, non riconoscendone altri possibili. Il brand racconta tante cose, e a prescindere da quali siano, l’importante è che sappia raccontare. Bene.

Valeria Arnaldi


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