a cura di Valeria Arnaldi |
|
|||||||||
I RITRATTI DI MALANGA "New York was Gerard Malanga and Gerard Malanga was New York" si apre così il volume della Steidl Collectors Books "Gerard Malanga. Screen Tests, portraits, nudes 1964/1996". Fortemente influenzato dai lavori di Andy Warhol, Malanga descrisse la sua America , o meglio cristallizzò, fermandola su pellicola, la sua New York: glamour, giovane e bella. Vinilica. Sono nati così gli scatti di star più o meno famose di allora, molte delle quali sono poi diventate gli idoli di oggi. L'attenzione è sugli occhi: la dolcezza di quelli di Phoebe Russell, la sensualità di Nico, la determinazione dello sguardo di Lou Reed, la meravigliosa meraviglia di Dalì. E ancora un Donovan giovanissimo, un biondissimo, 'palsticissimo' Malanga, Giangiacomo Feltrinelli, Andy Warhol, Cecil Beaton: nessuno si salva dal suo obiettivo e tutti sono lieti di lasciarsi sedurre dallo sguardo inquisitore di quel giovane artista bello come una delle opere che sa creare. A lui la gente parla senza parlare, semplicemente mostrandosi. Ed in quegli atteggiamenti del corpo libero, sorpreso nella sua intimità, dice più che in tutti i discorsi, arrivando, in un certo senso, a riassumersi. Robert Mapplethorpe, Mick Jagger, Cybill Sheperd, Patti Smith, Duke Ellington: la recensione di questo libro dedicato a Malanga dovrebbe e potrebbe essere composta solo dal lungo elenco di persone e personaggi che per lui si sono trasformati in altrettanti modelli e modelle. Perché quei nomi sono la miglior sintesi della sua arte. Un'arte immediata, riflessiva ma anche spensierata, che sapeva catturare tanto i soggetti che gli spettatori, coinvolgendoli in un unico gioco di specchi, mostrando come la plastica di un'America di divi non fosse altro che il viso al sole dell'America quotidiana. Così Sam Shepard ride ambiguo coma una Monnalisa - perché il gioco di uno specchio e del suo riflesso lo ha ben compreso e si diverte nel farne parte - Iggy Pop invece si spoglia senza vergogna perché il suo vero corpo è fatto di pentagramma e di suoni, non di pelle e muscoli. Borges gioca con una sfera di cristallo, tornando alla tematica del riflesso che è lo stesso Malanga a ribadire, fotografandosi insieme al padre, riflessi entrambi nello specchio e dallo specchio nell'obiettivo, come a dire: è qui , al di là del vetro, il paese delle meraviglie. Valeria Arnaldi
|
|||||||||
|
|||||||||
Vai a Home Page InformArte - Leggi l'Arte Vai a Home Page InformArte Vai a Home Page ItalyMedia.it |
© ITALYMEDIA Tutti i diritti sono riservati |