a cura di Valeria Arnaldi |
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METAFISICA
È Ester Coen a prestare la voce e la penna al catalogo "Metafisica"
(Edizioni Electa) dell'omonima mostra, ospitata alle Scuderie del Quirinale
a Roma, fino al 6 gennaio. Un catalogo sicuramente interessante ed,
in un certo senso, innovatore. Ciò che infatti non può
sfuggire agli appassionati tanto del mondo dell'arte che dell'editoria
è il nuovo formato di questo volume che sceglie di essere finalmente
di 'facile lettura'. Potrebbe sembrare una notazione da poco, ma non
lo è perché denota un nuovo modo di fare arte e letteratura
d'arte. Basta infatti con i cataloghi che parlano pressoché solo
attraverso le immagini. L'Electa decide di dare adeguato spazio anche
ai testi, e di farlo attraverso un formato che permetta anche di leggerli
comodamente. I cataloghi tradizionali - diciamolo - sono di 'scomoda'
consultazione. Già solo per questa presa di posizione coraggiosa,
il catalogo meriterebbe una citazione ed un ringraziamento. Se poi a
ciò si sposano dei testi approfonditi ed interessanti, ben spiegati,
frutto di studio e di ricerca, ma anche di una vera e propria passione;
e delle immagini che, spesso centrate nel dettaglio, permettono di 'entrare'
nell'opera, il lavoro non può che essere perfetto. Chiaro l'invito
che ne emerge: è l'arte ad avvicinarsi allo spettatore, guardarlo
dritto negli occhi, a cercarlo, per comunicare. È come se il
metafisico occhio di Max Ernst guardasse il suo pubblico, se lo scrutasse
per penetrarvi o, al contrario, per farlo entrare nel proprio orizzonte,
popolato di Muse senza faccia, che si muovono in città ideali,
signore di un preciso ordine e della puntualità, città
in cui gli edifici puntano al cielo, a caccia di un Olimpo di filosofo
ed artista, fatto non per l'uomo comune ma per un'èlite culturale
che dal cielo si aspetti la grazia e la meraviglia della bellezza. Quella
metafisica diventa l'unica realtà possibile per un Io che si
sente schiacciato tra la folla di una realtà 'di massa', per
un Io che ha bisogno di sfuggire i propri stessi pensieri e le proprie
ansie tramutandole in realtà, per un Io che vuole essere demiurgo
di se stesso e quindi abbandona il mondo disegnato che gli è
stato in dono, per vestirsi nuovamente da Adamo ed inventarne uno nuovo,
che abbia la voce di Pitagora e Aristotele, ma anche le confusioni di
Babele, e le bellezze silenziose di una fantascienza di là da
venire. Una realtà irreale che si candida ad essere l'8 meraviglia:
quella dell'OLTRE. Valeria Arnaldi
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