a cura di Valeria Arnaldi
 
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NUDI INNOCENTI

Nato nel 1906, Bruno Innocenti, scultore, ha segnato il secolo essendone a sua volta profondamente segnato, con la levità delle figure femminili che lo incantavano ed ispiravano.
Moretti e Vitali dedica alla sua opera un ‘ritratto’ nel volume "Bruno Innocenti e l’immagine femminile" di Marco Fagioli. Allievo di Libero Andreotti, Innocenti scelse di rappresentare il suo amore per la donna, per l’armonia al femminile che lo seduceva nelle sue infinite sfaccettature. Metafora e simbolo, mito, origine e nutrimento: la donna di Innocenti cattura lo sguardo per la sua bellezza vaga, distratta, quasi inconsapevole che però in taluni momenti si veste di una malizia appena accennata. I suoi nudi non svelano la persona, ma suggeriscono solo il viaggio da percorrere per arrivare nel cuore della donna, ricco di segreti, pensieri, riflessioni. Alle curve sensuali della sua ‘Allegoria della Danza’ in cui la fanciulla nasconde il viso ma – paradosso – mostra il corpo, si contrappone l’ingenua levità di ‘Salomè’, in cui la fanciulla diventa puro movimento non per sedurre l’uomo che la guarda – e già la desidera – ma perché essa stessa sedotta dalla scena d’amore che sta interpretando. Più bella e sensuale è la lasciva Erinni, che abbandona mollemente il capo sulla spalla, mostrando il collo per testimoniare la sua arrendevolezza, chiudendo le ginocchia a nascondere il segreto della sua femminilità, ma lasciando la mano indecisa tra le cosce, chiedersi se sia davvero il caso di tenerle così strette.. In quei pudori, Innocenti riconosce il potere della femminilità e si dichiara sconfitto di fronte a tanta grazia. Marmo, legno, gesso e bronzo: diversi materiali per diverse pelli, storie, donne. A conclusione di un viaggio nella sua scultura, non è possibile non soffermarsi sul ‘Nudino’ realizzato negli anni ’50, in cui la donna è adulta e bambina al contempo, e con l’infanzia tra le mani nasconde l’età adulta dichiarata dalle forme, per avvincere con la nostalgia di uno sguardo che non si fa vedere ma che si sente addosso.

Valeria Arnaldi

 

 


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