SIRONI, GLI ANNI DELLA SOLITUDINE 1940-1960
Dopo la caduta del fascismo, nel quale tanto speranze
aveva riposto, Mario Sironi abbandona larte della pittura muraria,
in cui affidava a pitture di grandi dimensioni la trasmissione e promozione
di messaggi di
carattere sociale, per dedicarsi ad opere su tela. Non rinuncia al suo
intento didattico, per il quale sente una vera vocazione, ma è
costretto a limitarne la potenza espressiva, riducendone lo spazio.
Daltronde, la guerra e la caduta del fascismo lasciano poche possibilità
alla grande arte decorativa. A questo periodo di immensa solitudine
spirituale è dedicata la mostra allestita nelle Piccole Terme
Traianee di Palazzo Valentini a Roma. Dopo essersi confrontato con temi
immortali e con la vastità dellUniverso, Sironi si porta
sullabisso di quello stesso Universo, ma stavolta si sente vacillare.
Perse le sue certezze, oscilla tra il desiderio di credere e limpossibilità
di sperare. Quella che racconta nelle sue opere è la disperazione
delluomo tradito dai suoi stessi ideali, luomo ferito, privato
delle altezze alle quali aveva tentato di innalzarsi. È Icaro
con le ali bruciate dal sole e, nello stesso tempo, Dedalo che lo vede
cadere, senza possibilità di salvezza.
La disperazione di Sironi è tanto più forte perché
lucida e razionalmente sviscerata. Consapevole della sconfitta, non
tenta di rinnegare il passato, ma anzi accetta il suo ruolo di vinto
e ne soffre con la dignità delluomo e dellartista.
Nascono così figure di uomini imprigionati nella realtà
e nel confine del quadro. Uomini che sono maschere o semplicemente linee
schematicamente abbozzate, geometriche, senzanima o forse con
lanima direttamente a fior di pelle che toglie ai lineamenti lumanità
per trasformare il viso in cassa di risonanza di un concetto. I toni
cupi e gli incroci ed intarsi di linee, lo spazio interamente occupato
dal soggetto, che lascia poco o nessuno spazio allorizzonte libero
sono dirette conseguenze di una libertà perduta. Libertà
non intesa in senso fisico, ma come possibilità di vincere la
meschinità del quotidiano con la semplice aspirazione. Mano mano
che passano gli anni, le figure perdono sempre più di concretezza
per
acquisire paradossalmente un maggiore realismo. Sono inquietanti,
angoscianti, addolorate e dolorose. In quei visi che guardano in silenzio
con gli occhi spalancati cè la disperazione di unanima
tradita. Un grido più forte di quello di Munch. Sironi. Gli anni
della Solitudine 1940-1969, edito dallEditoriale Giorgio Mondadori,
a cura di Vittorio Sgarbi, è il catalogo dellomonima mostra
visitabile fino al 20 luglio a Palazzo Valentini. Un vero gioiello per
quanti vogliano accostarsi allartista, ma anche per chi, già
appassionato delle sue opere, voglia approfondire un periodo al quale
i critici sembrano aver dedicato meno attenzione.
Valeria Arnaldi