a cura di Paola Rocco

Capodistria (Spoleto) - Piazza Duomo

Macchine Teatrali

presenta

“Requiem Scirocco”


liberamente tratto dal testo di Oscar De Summa
Michele De Candia al pianoforte e Luciano Tarantino al violoncello,
musiche di Antonio Marangolo


Gabriele Vacis legge Pier Paolo Pasolini
regia di Macchine Teatrali

PRIMA ASSOLUTA 18 luglio 2002 - IX Festival Estivo Capodistria, Palazzo Pretorio

DEBUTTO NAZIONALE 21 luglio 2002 - Estate Spoletina, Piazza Duomo Spoleto ore 21:30


Requiem Scirocco è uno spettacolo non facile da spiegare; è una CANTATA EPICA sviluppata sulle emozioni di un grande “Requiem Meridionale” che possiede la struttura classica della Tragedia. Ma è uno spettacolo particolare, a tratti poetico, immaginifico, nella violenza che lo domina. La componente visionaria, una trama disordinata di flashback dove il tempo e lo spazio perdono ogni significato, si intreccia con una storia “narrata” da una entità dichiaratamente estranea. Una sorta di figura crudele (una maschera) che manovra i fili dei burattini che si muovono sulla scena e che esercita il suo cinico potere su di loro e sul pubblico che sta a guardare, facendo si che il Teatro accada. Tutto contrappuntato da un “coro” moderno che, utilizzando la poesia di Pier Paolo Pasolini, mette in risalto l’ambiguità e la violenza che è il vero tema dello spettacolo.

E’ uno spettacolo duro, un pugno nello stomaco, soprattutto per chi vive il Sud come una cartolina. In quella terra anche la polvere arsa, il suono stridulo delle cicale, l’abbaiare dei cani e l’urlo assordante degli antifurti delle automobili hanno un sentimento profondo e atroce. Un testo che vola alto e pesante sopra la concretezza della scena assumendo un aspetto indipendente come fosse un personaggio a se stante, l’ambiguità che aleggia inquietante nell’aria in cui l’uno” e il suo “doppio” giocano a rincorrersi passando da un attore e l’altro.

“Fa troppo caldo per cambiare le cose, lo “scirocco” che c’è, che domina, come un altro dio, immobilizza, prosciuga, paralizza tutta quella giovinezza possente in mostra davanti al bar che vive in rassegnata quaresima di sogni e le cui bocche sono pronte a mordere le più laide bestemmie: qui tutto è predisposto perché niente cambi! Eppure in quella linearità rassegnata una fragilità fa breccia. Subito volge in tragedia. Due fratelli: uno conforme alla regola, il maschio, che senza domande segue alla lettera il destino che gli è stato assegnato, che parla in prima persona senza esitazioni; l’altro si lascia pervadere dalla sua fragilità, dalla sua omosessualità, con paura, e parla in terza persona perché parla di una parte di sé che non conosce ma che osserva attentamente. Il confronto tra i due è il confronto tra due pianeti dello stesso universo”.

La scena è un grande ciclorama (semicirconferenza) di telo bianco con un diametro di 10 metri (ma è possibile montarlo anche in spazi più piccoli….ma non troppo) dietro il quale i due strumenti dal vivo (pianoforte a coda e violoncello) vengono proiettati come ombre nei momenti in cui entrano in rapporto con gli attori. Il ciclorama è al tempo stesso telo di proiezione di immagini e strumento per il gioco delle ombre dei musicisti e degli stessi attori. All’interno della scena una maschera apotropaica (di ispirazione barocca Salentina) esprime ed amplifica con un lavoro di luci le emozioni dei personaggi o delle situazioni. Due attori ed un “narratore” danno vita ad una serie di quadri (ogni quadro è identificato con un tono di colore) utilizzando non solo la parola ma soprattutto i loro corpi. Altre due attrici dipingono visioni e presenze, giocando con la luce, sullo sfondo (talvolta in ombra) come delle visioni oniriche e demoniache a richiamare situazioni lontane. E’ uno spettacolo in cui la luce ha una importanza fondamentale e insieme alla musica, al gesto, alla parola costruisce un Requiem duro e drammatico ma nello stesso tempo leggero ed ironico.

"Requiem Scirocco" è una poesia, che alla bellezza di alcuni passaggi affianca la violenza di quelli successivi. Una poesia che dal contrasto prende luce, facendosi ancora più bella. Un testo, capace di muovere e commuovere gli animi, e, soprattutto, capace di far riflettere. Un'altra coraggiosa scelta di Macchine Teatrali. (Valeria Arnaldi- Italian Network)

“….Un'unica persona allo specchio, sostanzialmente. Un testo duro, a tratti criptico, non facilmente abbordabile ma originale e intenso. Ottima prova degli attori e della regia, ben legato il tutto alla musica suonata dal vivo” (angela d’onofrio – Del Teatro)



Macchine Teatrali Via Ciro Menotti 24 – 00195 Roma Tel. 0636003967 – 06.3234513 - Tel/Fax. 06. 36003543

e-mail: infomacchineteatrali@libero.it - Ufficio Stampa Piera Possenti 348 13 17 360


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