a cura di Paola Rocco
e Maria Fabbricatore

Teatro Eliseo


COPENAGHEN

Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice

commedia in due atti di Michael Frayn
traduzione Filippo Ottoni, Maria Teresa Petruzzi
scene Giacomo Andrico
costumi Gabriele Mayer
musiche Andrea Liberovici
regia Mauro Avogadro

produzione
CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia
Emilia Romagna Teatro Fondazione

14 ottobre - 2 novembre 2003

Un grande ritorno sulla scena romana, per l'inaugurazione della stagione 2003-2004 del Teatro Eliseo, dello spettacolo Copenaghen, la formidabile commedia scientifico-politica di Michael Frayn magistralmente interpretata da un trio d'attori in stato di grazia: Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice diretti da Mauro Avogadro. Quali devono essere i rapporti fra potere politico e scienza? Può il progresso venire condizionato da scelte etiche? Quali sono i limiti e le responsabilità morali di chi si dedica alla ricerca scientifica? Su queste domande cruciali che hanno segnato tutta la storia della scienza si sofferma anche questo straordinario testo teatrale, uno degli allestimenti di maggior qualità della scena italiana e rappresentato in tutta Europa.
In Copenaghen, l'autore inglese ricostruisce il duello verbale fra i fisici Niels Bohr e Werner Heisenberg, del quale è testimone partecipe la moglie di Bohr, alla vigilia della messa a punto della bomba atomica. La vicenda è ambientata nel 1941 proprio nella capitale nordeuropea e ricostruisce l'incontro, in una Danimarca occupata dai nazisti, dei due scienziati, entrambi Premi Nobel, un tempo maestro e allievo. Due ex compagni di ricerche costretti dalla guerra a guardarsi come nemici. L'ebreo danese Niels Bohr e il tedesco Werner Heisenberg (padre del Principio dell'Indeterminazione) in un serratissimo faccia a faccia si ritrovano imprigionati in un labirinto di domande che stentano a trovare risposta, sommerse come sono da ambiguità e dubbi estenuanti sul rapporto fra scienza, etica e potere politico, alla vigilia del primo e devastante uso della bomba atomica. Dubbi ancora oggi insoluti sull'uso delle armi nucleari nel nostro pianeta.

Ma è la verità? Quando un'opera di fiction tratta di personaggi ed eventi della storia è ragionevole voler conoscere quanto di essa è invenzione e quanto è storia. Cercherò di chiarire per quanto mi è possibile questo aspetto della commedia.
L'evento centrale di essa è realmente accaduto. Heisenberg si recò effettivamente a Copenaghen nel 1941, e incontrò realmente Bohr, malgrado tutte le difficoltà incontrate dai miei personaggi. Quasi certamente andò a cena dai Bohr, e quasi certamente i due uomini uscirono a passeggiare per sottrarsi a qualche possibile microfono. Quello che essi si dissero veramente è stato discusso ancora di più, e se nella commedia c'è una certa ambiguità su ciò che accadde, è perché il ricordo degli stessi personaggi è ambiguo. Congetture ancora più azzardate si sono fatte su quello che Heisenberg sperava di ricavare dall'incontro. Tutte le ipotesi e spiegazioni che emergono nella commedia, tranne forse quella finale, sono tutte state effettivamente ventilate in diversi momenti, in una forma o in un'altra. Più desideroso di tutti che si stabilisse una versione in qualche modo concordata dell'incontro, era proprio lo stesso Heisenberg. Egli fece davvero ritorno nel 1947 insieme con la sua guardia del corpo inglese, Ronald Fraser, e tentò di trovare un terreno comune con Bohr sulla questione. Ma si rivelò un compito troppo delicato, e (come comunque disse Hiesenberg nei suoi ricordi) "decidemmo che sarebbe stato meglio smettere di disturbare gli spettri del passato". A questo punto la mia commedia si allontana dai dati storici, supponendo che anni dopo - quando tutte le persone coinvolte sono esse stesse ormai diventate spiriti del passato - i due protagonisti si ritrovino a discutere ulteriormente la questione, per raggiungere una migliore comprensione dei fatti, proprio come avevano fatto tante volte in vita con le scabrose difficoltà che presentavano i comportamenti interni dell'atomo. […] Non posso pretendere di essere il primo a notare le analogie tra la scienza di Heisenberg e la sua vita. Esse suggeriscono a David Cassidy il titolo Indeterminazione, per la sua eccellente biografia. "Particolarmente difficile e controversa - sostiene Cassidy nella sua introduzione - è una valutazione retrospettiva delle attività di Heisenberg durante il Terzo Reich e soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale. Dalla fine della guerra, sono stati espressi numerosi giudizi su quest'uomo e il suo comportamento, giudizi che sono stati formulati con convinzione, anche con passione, da persone diverse. E' come se, per taluni di loro, le intense emozioni provocate dagli indicibili orrori di quella guerra e di quel regime, si fossero combinate con le ambiguità, i dualismi e i compromessi della vita di Heisenberg, per renderlo soggetto a un certo tipo di principio di indeterminazione". […] E i miei personaggi? Somigliano in qualche modo agli originali? E' impossibile captare l'esatto tono di voce di persone che non si sono mai conosciute, basandosi semplicemente sulle testimonianze scritte, specialmente poi se la maggior parte di quello che i loro contemporanei riferiscono di averli sentiti dire era detto in altre lingue. Con i miei protagonisti c'erano problemi particolari. Bohr era famoso per il suo tono inarticolato e inaudibile, come lo era per la sua bontà e amabilità. […] Il problema con Margrethe è che c'è ben poco materiale biografico su cui basarsi. Lei e Niels erano sicuramente molto legati l'uno all'altra, e tutto lascia pensare che lei fosse, come Niels, benvoluta da tutti. Non aveva un'istruzione scientifica, ma Bohr discuteva sempre con lei il proprio lavoro, presumibilmente evitando il linguaggio tecnico - anche se questo doveva esserle diventato familiare, visto che lei batteva a macchina ogni bozza degli scritti di lui. […] E' sempre stata più fredda di Bohr su Hiesenberg, e non nascose la sua contrarietà per la visita di lui nel 1941. Secondo Bohr, lei si oppose energicamente a che fosse invitato a casa, e il suo atteggiamento si ammorbidì solamente quando Bohr le promise di evitare la politica e di limitare la conversazione alla fisica. […] Il problema di Heisenberg è la sua elusività ed ambiguità, che è poi l'argomento della commedia.

Michael Frayn


Un processo privato a porte chiuse
Non è tanto il successo riscosso a Londra e a Parigi da Copenhagen di Michael Frayn la ragione della messinscena di questo testo nel nostro Paese. Pièce affascinante per l'originalità dei temi e della struttura, Copenhagen è quasi un "processo privato" a porte chiuse. Porte che di continuo si aprono proiettando i personaggi verso luoghi e azioni del passato. Luoghi mentali, forse, ma per noi tutti reali: la bomba atomica, il genocidio, la funzione positiva, e al tempo stesso pericolosa, della scienza. Copenhagen offre la possibilità di proporre, citando Montale, "un tempo fondato sul valore delle parole" e non sui trucchi dell'arte spettacolare. Operazione ancor oggi, e forse per molto tempo ancora, addirittura inimmaginabile in Italia. Come particelle dell'atomo, che si incontrano e si scontrano, i tre personaggi al centro dell'opera cercano di dare un senso alle azioni della loro vita, vittime anch'essi di quel "nucleo finale di indeterminazione che sta nel cuore delle cose". Indispensabili, quindi, tre interpreti d'eccezione; vale a dire, tre attori che "eccezionalmente" abbandonino le loro certezze interpretative per affrontare un testo "senza modelli".

Mauro Avogadro


Vincenzo Salemme

 


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