MACCHINE TEATRALI
presenta
UNA
PIAZZA D'ITALIA
Due storie allo
specchio. Due Storie che scorrono in tempi opposti. Ed entrambe partono
da Una Piazza d'Italia, nel luglio del '46. Da lì le storie
procedono in parallelo: una indietro nel tempo fino alla presa di
Roma da parte di Garibaldi, l'altra fino a Genova, in quel luglio
del G8 dove fu ucciso Carlo Giuliani.
La prima storia ripercorre, rileggendo al contrario, il libro di Tabucchi,
Piazza d'Italia, le vicende di una famiglia di Anarchici
di un paesino della Toscana. La Resistenza, l'opposizione al fascismo
e la guerra di Spagna, la prima guerra mondiale, le conquiste coloniali,
le imprese garibaldine fanno da sfondo a tre generazioni di contadini
ribelli e romantici.
La seconda, alla stessa maniera, legge tre generazioni di una famiglia
di origine contadina che, passando dalla ricostruzione post-bellica,
il boom economico e l'urbanizzazione, il '68, gli anni della speranza,
quelli del terrorismo, la normalizzazione craxiana, la globalizzazione
e il berlusconismo, arrivano fino a noi.
Le due storie procedono parallele, una in avanti e l'altra all'indietro,
talvolta intersecandosi e incontrandosi in un terreno non storico
ma visionario ed onirico. I personaggi si scambiano, le situazioni
si invertono, le storie si parlano in un gioco continuo del rincorrersi
e del rovesciarsi.
Sono pennellate leggere di situazioni personali o familiari che solo
accennano alla grande Storia che passa, laggiù in lontananza,
ma che determina tremendamente i destini fino a condizionarne i più
piccoli gesti che acquisiscono, così, significati oltre ogni
volontà, diventando storici.
E' stupefacente come all'interno di questo gioco di tempi che si divaricano,
di immagini diverse che divengono o regrediscono, i personaggi, che
non si conoscono, si riconoscono
.fino a parlare tra loro e a
riflettere sulla loro condizione più profonda. "La nostra
generazione ha perso!" esclamano in coro, parafrasando Giorgio
Gaber, in un momento dello spettacolo.
In realtà sono tutte generazioni di sconfitti.
La rilettura di Piazza d'Italia al contrario, partendo dall'ultima
pagina per arrivare alla prima, inoltre, introduce un gioco continuo
di scoperta (e sorpresa) perchè solo andando avanti nell'ascolto
del racconto si dà spiegazione o ragione di ciò che
prima è stato narrato, apparentemente senza alcun motivo dichiarato.
L'aspetto formale della narrazione viene particolarmente curato sia
per quanto riguarda il peso (stesso numero di parole per entrambe
le storie), che per quanto riguarda il suo movimento (parallelo nello
sviluppo delle due storie) oltre che per il ritmo (momenti di rottura
ed estraniazione, progressivo crescere e diminuire del narrato parallelo).
In scena un solo attore, Michele Santeramo, che, utilizzando una lampada
ad olio e delle fiammelle sulle mani per farsi vedere, racconta questa
storia un po' folle partendo da quella Piazza d'Italia dove Garibaldi
fu ucciso di fronte a "tutti quei caschi che si guardavano reciprocamente
le pistole abbassate" ed arrivando a Piazza Alimonda dove Carlo
Giuliani fu ucciso di fronte a "tutti quei caschi che si guardavano
reciprocamente le pistole abbassate".
MICHELE
SANTERAMO è un nuovo giovane talento del teatro italiano.
Il suo modo di raccontare è dolce e visionario e possiede una
musicalità che dona una leggerezza particolare al suo narrare.
Con MACCHINE TEATRALI è impegnato in altri due spettacoli, DON
GENNARO IN BLUES e REQUIEM SCIROCCO.
"Santeramo, se la voce recitante diventa canto popolare del sud
"
Daniela Sari - L'Unità
"Santeramo è bravo. E' un altro ammirevole prodotto del
teatro di narrazione
Il paragone con Ascanio Celestini regge
sicuramente" Roberto Cossu - L'Unione Sarda
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