Taormina Arte – Teatro di Messina
Presentano
SENSO
Omaggio a Luchino Visconti
Di Luca De Bei
tratto dal racconto di Camillo Boito
con
Maria Paiato, Alessandro Adriano, Celeste Brancato,
Massimiliano Davoli, Carmen Panarello
Regia di Giampiero Cicciò
SALA GRANDE
Dal 18 marzo al 13 aprile
2003
“Senso” oggi: una radiografia
del senso di colpa.
Ho chiesto a Luca De Bei di realizzare un lavoro teatrale in cui Livia
Serpieri, protagonista della vicenda, avesse già compiuto la
propria vendetta.
In un inferno sartriano l’ormai invecchiata Contessa, incurante
della presenza di una muta figura di serva/infermiera che soffoca
il suo cupo rancore per la padrona in un ostinato silenzio, è
soltanto attanagliata dall’angosciante rimorso che la perseguita:
la vendetta compiuta. In un letto di contenzione quel rimorso diventa
incubo e costringe la nobile veneta a rivivere la lacerante passione
per il fantasma del suo amante: il tenente Franz Mahler dell’esercito
d’occupazione austriaco in Venezia.
Un letto di pena destinato a diventare il feretro della sua Grande
Storia d’Amore.
Le penose crisi che l’aggrediscono, la trascinano in uno spazio
dove l’assalgono visioni paurose che irrompono dagli anfratti
della sua memoria. Il rimorso la incalza, diventa ossessione che sgretola
i pochi momenti di lucidità entrando prepotentemente nel suo
cervello.
Quest’analisi mi ha portato a non tener conto del finale di
Boito ma a seguire il suggerimento viscontiano che abbandona la protagonista
alla pazzia: un simile traguardo ha stimolato il mio immaginario a
percorrere e vivisezionare il rimorso per un tale assassinio. Livia
Serpieri, sorda ad ogni invocazione di coscienza, continuerà
nelle sue allucinazioni a riesumare intorno a sé stravolti
luoghi e fantasmi del suo fatale incontro. Testimone muta, Caterina:
la serva/infermiera che, sgualcita e persa ogni traccia d’adolescenza,
rivela, a tratti, nei gesti dolenti e bruschi insieme, una sorta di
remissività dinanzi alle farneticanti rappresentazioni della
nobildonna; e addirittura il suo sguardo attonito si perde in un lago
di amarezza per quell’essere miserabile che lei, serva ignorata
e vessata, nel suo fondo dolorosamente ama. Ma Livia è protesa
soltanto verso il riscatto da un passato di infamie e non riconosce,
nello svilimento della giovane Caterina, il perpetrarsi delle abiezioni
da lei compiute: nell’attimo in cui echeggiano gli spari della
fucilazione di Franz, la Contessa scopre che Caterina si è
tolta la vita.
Proprio quando credeva di essersi liberata di ciò che la perseguitava,
di ciò che la sua anima trascurata le faceva orrore, in realtà
stava correndo incontro alle sue paure più sotterranee.
Ma la crescita della Consapevolezza ha bisogno di molte ferite e il
suicidio di Caterina le rivelerà le sembianze di un estremo
atto d’amore, di un dono grandioso.
Giampiero Cicciò
Dal martedì al sabato ore 21,00
Domenica ore 17,30
Via de’ Filippini 17/a – Tel. 066875550