IL TEATRO
POLITEAMA BRANCACCIO
Presenta
GUAPPO ‘E CARTONE
di Raffaele Viviani
Con Nino D’Angelo
e
con Antonella Morea
Regia di Carlo Cerciello
Scene di Roberto Crea
Costumi di Antonella Mancuso
In scena dal 16 al 28 marzo 2004
“Da isola a isola” o “Da isolamento
a isolamento” potrebbe recitare il sottotitolo di questa commedia,
in cui Raffaele Viviani traccia il calvario tragicomico di un uomo,
che sfuggendo ostinatamente al ruolo di “guappo”, assegnatogli
all’interno di quel sottoproletariato dei vicoli, le cui leggi
e i cui costumi, soprattutto ai più deboli, non consentono scelte,
si ribella al suo destino natale, preferendo agli onori e ai privilegi
destinati a un “delinquente di rispetto”, la faticosa ricerca
di un lavoro dignitoso e di una vita onesta.
Viviani, incapace di mediazioni ipocrite e compiacenti, anatomizza con
rara crudeltà e feroce ironia i suoi personaggi tratti dal vero,
qualità scomode e invise al regime fascista dell’epoca,
poco incline ad accettare visioni della realtà in cui prevalesse
il peso doloroso dell’esistenza e le difficoltà di una
quotidianità socialmente poco rassicurante.
Il suo senso del reale gli impedisce di concepire una separazione netta
tra il comico e il tragico dei suoi personaggi e delle situazioni in
cui evolve, naturalmente, la commedia.
La presunzione e l’esibizione spietata delle “corna”
di Rachele al marito, reo di debolezza ed ignavia, diventano, così,
il pretesto per smascherare i pregiudizi, le ruffianerie, le ipocrisie
di quel mondo, nelle cui logiche comportamentali il “capallerta”
Sanguetta, dopo la sua catarsi carceraria, non è più disposto
a rientrare.
Un mondo, ormai, all’appuntamento con il suo romantico naufragio,
quel mondo di “guappi” onorati, visti, tutto sommato, come
bravi ragazzi, che abdicando forzatamente ad una metamorfosi etica,
degradante e violenta, scompare lasciando il posto ad una nuova e più
spietata immagine della malavita.
Con la stretta di mano, alla fine del secondo atto, tra il “guappo
disonorato” Aniello Terremoto e il “guappo mancato”,
il “guappo di cartone” Sanguetta, come egli stesso si definisce,
si inabissa la romantica visione d un mondo e dei valori che lo rappresentano
e non a caso ci si appresta ad assistere ad un terzo atto completamente
diverso.
“Conta cchiù nu delinquente ca n’ommo onesto?”
si chiede Sanguetta nel terzo atto, enunciando una verità, oggi
più che mai, scottante, sentendosi abbandonato da tutti, ivi
compresa quella società che dopo averlo riabilitato non gli consente
un futuro.
Una strada difficile da praticare, dunque, quella dell’onestà,
ci dice Viviani e non risparmia nemmeno quella borghesia, che attraverso
le sembianze dell’ingegner Padula, somigliante ad uno di quel
giovani e moderni rampanti della finanza, con il cellulare in una mano
e la pasta Barilla nell’altra, non trova di meglio da offrire
che un lavoro oggettivamente alienante e inaccettabile.
Sarà il suocero a restituire a Sanguetta quel lavoro e quella
dignità che gli spettano, ma, anche in questo caso, Viviani non
può esimersi dal sottolineare le amarezze dell’apparente
lieto fine, preceduto dal crudele sfogo di un padre che rinfaccia a
Sanguetta la sua condizione di nullafacente e l’azzardo di un
matrimonio senza futuro: “Sanguetta! Uno ca se chiamma Sanguetta!
Neh, che ppo’ ffà…ha dda zucà!”
Teatro Politeama Brancaccio
Via Merulana, 244 tel.06.47824893