a cura di Serena Capotorto e Sara Cascelli e Maria Fabbricatore e Paola Rocco

Teatro Ghione

ANNA MAZZAMAURO

in

CYRANO

De Bergerac di Edmond Rostand

Riduzioni ed adattamento di Nello Riviè e Anna Mazzamauro

Giovanni ARGANTE - De Guiche
Roberto MADISON - Cristiano
Gaia ZOPPI - Rossana
Franco SILVESTRI - Le Bret
Marco CAVALLARO - Lignere
Alessandra PUGLIELLI - Lisa, governante,suora
Goffredo Maria BRUNO - Un cadetto, Mon Fleuri
Filippo GURRIERI - Bellarosa, un cadetto
Mario PIETRAMALA - Ragnau


Scene Michele FRANCULLI – costumi Vincenzo CANZANELLA –Maestro d’armi Virgilio PONTI
Coreografie Alessandra PUGLIELLI – Disegno Luci Stefano Lattavo – Assistente regia Biagio LATERZA – Trasporti De Simone - Trucchi e acconciature Compagnia Della Bellezza
Regia GIOVANNI DE FEUDIS

In scena al Teatro Ghione dal 20 Gennaio al 1°Febbraio 2004

Anna MazzamauroAnna Mazzamauro "doveva" incontrare Cyrano. Quello che li divide è, infatti, solo una virgola fra due nasi!
E' uno scherzo questo? Oh no! Poiché spesso è più reale la complicità che unisce un personaggio sognato ad un personaggio reale che quella tra due personaggi reali perché, anche se in paesaggi, in tempi e fra genti diverse, di fronte agli stessi pregiudizi imbecilli, gonfia la stessa ribellione e si cercano le stesse vie per fuggire nell'alto della luna o in fondo all'inferno.
Un rutilante "Avanspectacle" dà inizio alla rappresentazione. Tra il pubblico e per il pubblico in modo che questo viva in prima persona la favola teatrale.
E allora lo spettatore troverà al suo fianco la donna sui trampoli, il mangiafuoco, il giocoliere, il ladro, i musicisti che applicano la festosità del suono al frastuono della parola e che conducono la giocosità da festa popolare degli attori acrobati fino a spingerla verso il palco dove sarà eseguita la farandola, la danza popolare del seicento.
Ma in uno spazio meno festoso si consuma il tema iniziale dello spettacolo: il timore, da parte di Anna, di rappresentare Cyrano, la reticenza a raccontare la fatica dell'atipicità, la paura di trovarsi a specchio, in scena come nella vita, di fronte a sé stessa attraverso la storia di Cyrano.
E all'attore amico, che poi in palcoscenico diventerà Le Bret, la guida di Cyrano, il suo consigliere, che la spinge divertito a trasformarsi nel personaggio ("Con quel naso - le dice - "Non dovresti temerlo, ma amarlo!"). Anna risponderà: "Allora tu vuoi che io rappresenti, raccontando Cyrano, quelle stesse paure, tormenti, dolore a volte, che in anni e anni ho ammassato, ho spinto nel fondo nascondendoli agli altri, allora tu vuoi che io li dia in pasto al pubblico che, magari . mi riderà sul naso?"
Tutto questo mentre sul palcoscenico cominciano ad animarsi i personaggi di Rostand, nella verità dell'autentico Cyrano de Bergerac. Allora cosa, più che le parole di Le Bret, spingerà Anna a saltare nel cerchio della quarta parete?
La presenza di Montfleury, l'inutile attore che Cyrano stesso aveva minacciato di "sbudellare" se l'avesse ancora visto sul palcoscenico. Anna, come Cyrano, non sopporta i suoi latrati. E nasce l'invettiva contro Montfleury. Il gioco ha inizio. Anna è ormai Cyrano e nessuno, dopo un simpatico, utile e giusto "sconcerto" iniziale "oserà" vedere le fattezze femminili. Anna tirerà di spada, sarà baldanzoso spadaccino, musicista, cadetto, rimatore, il più squisito essere sublunare, amerà con le parole, le malinconie, i tormenti di una creatura atipica [in cui ogni uomo o donna del pubblico potrà ritrovarsi indifferentemente per la poesia dei versi]. Tutta la rappresentazione non perderà mai questo dualismo di Anna-Cyrano e curiosamente, per una sorta di miracolo di identificazione, l'attore che rappresenta il teatro (Anna) e il personaggio che rappresenta sé stesso nel teatro (Cyrano) si appropriano di volta in volta dei versi di Rostand adattandoli e facendoli propri come se l'autore li avesse scritti per l'uno e per l'altro.
E' ovvio che un adattamento adeguato è stato fatto ma nulla disturba il percorso teatrale di Rostand. Anzi, quelli che a volte rappresentano i cedimenti di una pesante drammaturgia, sono stati sostituiti da brani scritti proprio da Cyrano, Ercole, Savignano De Bergerac. Allora, per esempio, l'invettiva contro Montfleury, tratta dalle "Lettres satiriques", rende più vivace, divertente, vissuto e curiosamente attuale l'odio per l'attore insensibile. Altri brani tratti da "Naso e parnaso" sempre di Cyrano de Bergerac, i pensieri sulla luna tratti da "L'altro mondo" e inoltre la presenza che racconterà il secolo di Cyrano cantando arie del seicento.
Tutti motivi in più per offrire anche una preziosa rara introspezione culturale. Le scene, come tutta l'opera, saranno immerse in un'atmosfera favolistica. La grande carrozza che diventerà di volta in volta teatro per l'attore Montfleury, tenda da guerra, balcone d'amore e che sosterrà nell'incastro, nella scomparsa, nell'estrazione la grande orgia, le pietruzze colorate di un gioco antico. Insomma una carrozza, quasi un viaggio in un tempo esoterico fino allo splendore del lutto finale in cui Cyrano-Anna è sollevato morente tra le braccia una importante figura: il sopranista che lungo la narrazione sarà stato presenza canora ed essenza del teatro e che ora accoglierà la morte dell'eroe. Mentre da ogni parte dello spazio scenico la strampalata comitiva che ha dato giocosità all'inizio della storia, ora si aggruma a cornice dolente intorno all'infelice.


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