Dall’
11 al 16 maggio 2004
Teatro Ambra Jovinelli presenta in prima nazionale
ELISABETTA POZZI
in
“Ti ho amata per la tua voce”
di Sélim Nassib
drammaturgia di Elisabetta Pozzi e Luca Scarlini
scene di Alessandro Chiti
musiche originali di Lele Marchitelli
suono a cura di Daniele D’Angelo
Ziad Trabelsi Oud / voce
Ashraf Saïd Tabla / percussioni
regia di Francesco Tavassi
Ti ho amata per la tua voce è uno spettacolo musicale
ispirato all’omonimo romanzo (titolo originale Oum – Edizioni
e/o) con cui Sélim Nassib celebra la vita e gli amori della più
grande cantante egiziana di tutti i tempi, Oum Kalthum, in una biografia
piena di poesia, sensualità e musicalità. E’ una storia
esotica e appassionante che racconta il Medio Oriente e la posizione della
donna nelle società islamiche.
Elisabetta Pozzi porta così sulle scene un altro grande personaggio
femminile, raccontando un pezzo di storia del mondo arabo per ricostruirlo
attraverso la sensibilità occidentale. L’attrice incarna
la voce, la passionalità e la musica della grande cantante egiziana,
con le parole di Sèlim Nassib e grazie ad un lavoro sul testo,
compiuto insieme a Luca Scarlini, che si è arricchito di storie
del mondo arabo ed egiziano. Ad accompagnarla in scena le musiche originali
di Lele Marchitelli eseguite dal vivo da Ziad Trabelsi e Ashraf Saïd.
.
Nella prima parte della messa in scena Elisabetta Pozzi legge ed è
Oum che parla, nella seconda il microfono passa a Ahmed Rami, il poeta
che amò la cantante per tutta la vita e scrisse molte delle canzoni
da lei interpretate, e una terza, che ci proietta in un’atmosfera
più domestica, con la governante di Oum, Sady’ia, altro personaggio
centrale del romanzo e della vita della cantante, che racconta.
Nel romanzo la storia è raccontata dal poeta Ahmad Rami (morto
nel 1981), che amò la cantante per tutta la vita, scrisse molte
delle canzoni da lei interpretate (137 delle 283) e la cui storia ha ispirato
Nassib.
Oum Kalthum era una donna straordinaria, una leggenda nel mondo arabo:
cantò per i potenti, dai re Fuad e Faruk a Nasser, mantenendo un'orgogliosa
autonomia. Per il fascino che sprigionava, non poteva non essere amata
da molti uomini, anche se si dice che lei preferisse le donne. Fu anche
attrice, e la sua voce, per radio, fu seguita a dir poco da un centinaio
di milioni di persone.
Oum Kalthum, detta l’Astro d’Oriente, era
dotata di una voce prodigiosa; sfidò le convenzioni costringendo
il padre a farla cantare con lui nelle cerimonie e nelle feste; in cambio
venne costretta ad esibirsi in abiti maschili e in tal veste proseguì
la sua carriera fino al 1923. Arrivata al Cairo abbandonò gli abiti
maschili e iniziò la sua prodigiosa ascesa, collaborando con poeti
(tra cui Rami, con cui ebbe una relazione estremamente complessa) e Kasabji,
celeberrimo suonatore di liuto che compose per lei alcuni dei suoi titoli
più belli. Dagli anni ’30 iniziò a svolgere numerose
tournèe in Oriente e si dedicò al cinema. Nel 1943 si inaugurò
l’esperienza che le dette la maggiore popolarità: il lavoro
presso la Radio Voce del Cairo, che trasmetteva i suoi concerti e in cui
esprimeva le sue opinioni politiche; nel suo repertorio sono numerosi
i brani esplicitamente patriottici. Diva idolatrata, fu negli anni ’60
portatrice di un sentimento che venne definito “panarabo”.
Ai suoi funerali, nel 1975, c'erano re, sultani, emiri e capi di stato.
E tre milioni di cairoti che bloccarono per ore il centro della capitale
egiziana, sollevando la bara che scivolava di mano in mano sulla folla.
Di lei scrisse Omar Sharif: “Ha confortato Nasser nel ruolo di leader
del mondo arabo, ha urlato, fin dove la sua voce la portava, la parola
Egitto e l’ha fatta sentire in tutto il mondo. Faruk, Nasser, Sadat
avevano bisogno della sua voce che celebrava l’unità dell
nazione”.
Sélim Nassib - scrittore e giornalista - nasce
a Beirut nel 1946. Si trasferisce a Parigi nel 1969 lavorando per testate
quali Libération. Nel 1991 pubblica L'homme assis, raccolta di
racconti, seguita da due romanzi Le fou de Beyrouth (1992) e Oum (1994),
pubblicato in Italia dalle Edizioni e/o. Il libro è accolto da
un notevole riscontro di critica e di pubblico e tradotto in molte lingue.
Il testo
Il fascino speciale del romanzo è nella disperata devozione del
poeta Rami nei confronti di questa donna che non ricambia il suo amore
ma ne succhia la linfa (i testi, l'ispirazione, il dolore) per usarla
nelle sue struggenti canzoni. Così, tramite anche il poeta Rami,
tutto il mondo arabo fu innamorato della sua voce, della sua sensualità
ambigua, dell'amore impossibile che cantava.
Tanto per attuare un paragone, nell'immaginario musicale mediterraneo
la complessità e le dimensioni del fenomeno divistico e le qualità
drammatiche della voce di Oum Kalthum possono paragonarsi a un'altra figura
leggendaria che domina la scena occidentale: Maria Callas.
Alcuni elementi biografici - dedotti da una postfazione di Paolo Scarnecchia
al romanzo - possono servire per conoscere meglio questa figura singolare
di cantante.
Nata in un villaggio sul delta del Nilo all'inizio del secolo scorso da
una famiglia di umili origini, Oum Kalthum crebbe nell'ambiente della
cantillazione coranica e del canto devozionale (suo padre era imam della
moschea di Tamaya al-Zahariyya) finché fu scoperta da Abu al-'Ala'
Muhammad (1878-1927) e invitata a traferirsi al Cairo per ricevere un'educazione
appropriata alle sue doti. In questo modo il fenomeno naturale della sua
voce fu modellato dalla tradizione della scuola egiziana classica del
Novecento.
Muhammad era erede dell'arte di Abduh al-Hamuli (1841-1901), il protagonista
della moderna rinascita della musica araba, e sulle solide basi dell'arte
dell'improvvisazione modale e della poesia cantata si è sviluppato
il talento musicale prodigioso ed esaltante di Oum Kalthum.
Musa di un ristretto gruppo di musicisti e poeti, le cui canzoni d'amore,
grazie a lei, sono divenute tra le più celebri del mondo arabo
moderno, la cantante egiziana - il cui timbro vocale possiede un pathos
mediterraneo inconfondibile, capace di turbare anche chi non comprende
l'arabo - è stata dominatrice incontrastata dagli anni Trenta ai
Settanta (la sua morte è avvenuta nel 1975), ed «è
riuscita a imporre rispetto nei confronti di una professione così
controversa nel mondo islamico, e a gestire la propria carriera con lucidità
e determinazione, curando personalmente tutti gli aspetti contrattuali,
organizzativi e artistici, e riuscendo a tener testa a tutti i rivolgimenti
sociali, politici e tecnologici del suo tempo. Il passaggio dalla monarchia
alla repubblica dell'inizio degli anni Cinquanta ha rafforzato la sua
egemonia sulla scena musicale, già consolidata grazie allo sviluppo
dei mezzi di riproduzione, disco, radio, cinema, e più tardi televisione,
che hanno permesso alla sua voce di diffondersi e affermarsi in tutto
il Vicino Oriente (...) Oltre a interpretare le forme più rigorose
della canzone in arabo letterario, la qasida derivata dai modelli dei
grandi poeti classici dell'Islam, Oum si è dedicata a generi innovativi
più agili, generalmente in arabo colloquiale, come dawr, a carattere
semi-improvvisativo, taqtuqa, considerata come la "canzone leggera
tra le due guerre", e munulug, una sorta di canzone narrativa nella
quale la musica aderiva liberamente al significato del testo privilegiando
l'effetto drammatico. (Scarnecchia)
Le opinioni sul libro
“Un romanzo d’amore: al centro il ‘sentimento’,
la musica ovunque, la Storia che scorre a lato” Marco Boccitto –
il Manifesto
“Il ritratto avvincente di una creatura sospesa tra modernità
e tradizione, tra sacro e profano” Giuseppe Videtti – Musica/La
Repubblica
“L’incantesimo di una nenia araba” Valeria Vigano –
l’Unità
Teatro Ambra Jovinelli
Via Guglielmo Pepe, 43-47 Info 06 44340262
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