a cura di Serena Capotorto e Sara Cascelli e Maria Fabbricatore e Paola Rocco

Teatro Quirino

Teatro Stabile di Calabria

Geppy Gleijeses
Lucrezia Lante della Rovere
Manuela Kustermann

UN MARITO IDEALE

di Oscar Wilde
traduzione Masolino D'Amico
con Andrea Cavatorta, Umberto Raho, Dina Braschi, Antonio Ferrante, Viviana Lombardo, Ferruccio Ferrante
scene e costumi Lorenzo Ghiglia
luci Luigi Ascione
musiche Matteo D'Amico
assistente alla regia Luigi Russo
regia Mario Missiroli

In scena dal 23 Marzo al 9 Aprile 2004

La parola graffiante ed inquieta di Oscar Wilde segna nuovamente una traccia per il suggestivo e singolare viaggio a ritroso intrapreso da Mario Missiroli nella drammaturgia dell'autore inglese: dopo lo strepitoso, eclatante successo de L’importanza di chiamarsi Ernesto (primo spettacolo di prosa per numero di spettatori nel 2001/2002), il regista consegna alla scena del Teatro Quirino, quella che lui stesso definisce “una delle più belle commedie di tutti i tempi”, Un marito ideale. A dare corpo alle intonazioni sarcastiche e denigratorie che Wilde scagliava contro i suoi contemporanei, sarà l'esuberante interpretazione di Geppy Gleijeses che, sorretto dalla grazia e dall’eleganza di Lucrezia Lante della Rovere e dalla complicità della vena sensibile di Manuela Kustermann, dirigerà questa “commedia salottiera” verso una grottesca ironica messinscena, efficace espressione dell’arte “geniale e sregolata” di Wilde.
Tra parole che volano nell’aria e un perbenismo ostentato ed esaltato, le singole interpretazioni attingono volentieri al paradosso, nota serpeggiante ma assai precisa per un autore che preferiva incastrare le sue commedie in modelli perfettamente coerenti. Almeno in apparenza perché Wilde, in realtà, si annoiava molto con i virtuosi avendo in grande simpatia i personaggi negativi. Ed è per ciò che li lascia esprimere, e in certi casi esplodere, attraverso locuzioni e costruzioni linguistiche persino azzardate che la traduzione di Masolino d’Amico non manca di mettere in evidenza.
L'intreccio perfetto dell'opera (che fa parte di quattro commedie scritte e rappresentate tra il 1892 e il 1895, in pieno spirito anti-vittoriano) assicura lo spazio giusto a sottotesti e sottintesi che sconvolgono la carriera brillante di uno statista di successo, ricattato da un’avventuriera per un peccato di molti anni prima. L’uomo sposato felicemente dovrà, tuttavia, fare i conti con una moglie intransigente alla quale crollerà l’idea stessa del matrimonio quale ineccepibile esempio di moralità.

 


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