a cura di Serena Capotorto e Sara Cascelli e Maria Fabbricatore e Paola Rocco

Teatro Valle

TEATRI s.p.a. (TREVISO), DRAMMA ITALIANO HNK (FIUME - HR).

A. ARTISTI ASSOCIATI (GORIZIA), COMPAGNIA TEATRO DI VERONA (VERONA)

con il patrocinio del

ETI – Ente Teatrale Italiano – Regione Veneto – Provincia di Gorizia –

Comune di Verona – Comune di Chioggia

presentano

Le Baruffe Chiozzotte

LE BARUFFE CHIOZZOTTE

di

CARLO GOLDONI

Sabato 10 gennaio, ore 20:45

Domenica 11 gennaio, ore 16:30

PERSONAGGI e INTERPRETI

Madonna Libera Elvia Nacinovich

Orsetta Rosanna Bubola

Checca Serena Finatti

Madonna Pasqua Maria Laura Rioda

Lucietta Viola Pornaro

Paron Toni Enrico Cavallero

Titta Nane Alessandro Albertin

Beppo Lucio Slama

Paron Fortunato Bruno Nacinovich

Paron Vincenzo Giulio Marini

Toffolo Luca Altavilla

Isidoro Aristide Genovese

Comandador / Venditore di zucca Toni Plesic

La cantante Alida Delcaro

 

Regia Pierluca Donin

Scene Milli

Costumi Toni Plesic

Musiche Massimiliano Pace

Coreografie Ester Mannato

Luci Ernico Berardi

Direzione Tecnica Giorgio Fiori

Assistente alla Regia Lara Contavalli

Aiuto regista Patrizia Boscolo

Assistenti alla produzione Elisa Civai, Susanna Valencic

Assistente alle musiche Giovanna Famulari

Foto di Scena Luigi Narici, D. Sokcevic

Disegno Grafico Carla Pitarelli

Produzione esecutiva Enrico Porcaro (IT) – Sandro Damiani (HR)


Il recupero delle radici

di
Pierluca Donin

Il progetto di allestimento della Baruffe è nella mia testa da tempo immemorabile. Sarà perché sono nato a Chioggia e ne vivo le dinamiche, le contraddizioni, il folclore. Sarà perché sento la necessità di un recupero delle tradizioni, sta di fatto che ho accettato la «sfida» di restituire, insieme agli attori fiumani e veneti, istriani e giuliani la freschezza e il ritmo di un testo che è una vera macchina comica perfetta che, tra l'altro, quando venne scritta, i chiozzotti non la presero per niente bene, seccati di vedere portati in scena i propri difetti. Sono dovuti passare oltre cento anni prima che si mettessero l'animo in pace...

Un accenno ai «detti». Ancor oggi difficilmente riuscirete ad individuare un chiozzotto in città con il suo nome e cognome di battesimo. Persino il Fisco ha avuto problemi, perché il gioco del soprannome racchiude le caratteristiche somatiche del soggetto e le trasforma nel nome di un animale o di un oggetto o di qualsiasi cosa rendendo divertenti tutti i passaggi. Il problema è che a nessun chiozzotto piace il soprannome che gli è stato affibbiato, per cui grande offesa da un lato e grande divertimento dall'altro.

Poche parole, infine, rispetto alla lingua. Una lingua isolata da tutto e da tutti non poteva che avere caratteristiche originali tali da rendere difficilissimo farla comprendere a tutti. Ho scelto di rispettare le cantilene e i «modi di dire» nel giusto «modo di dire», in ciò aiutato da un cast di attori degni di questo nome, i quali si sono messi totalmente a disposizione spogliandosi di tutto per affrontare questa avventura e per il divertimento del pubblico che ha scelto di passare un paio di ore in compagnia di uno dei più grandi capolavori goldoniani.


L'Autore a chi legge

di Carlo Goldoni

Il termine Baruffa è lo stesso in linguaggio Chiozzotto, Veneziano e Toscano. Significa confusione, una mischia, azzuffamento di uomini o di donne, che gridano, si battono insieme. Queste baruffe sono comuni fra il popolo minuto, e abbondano a Chiozza più che altrove poiché di sessantamila abitanti di quel Paese ve ne sono almeno cinquantamila di estrazione povera e bassa, tutti per lo più pescatori o gente di marina.

Chiozza è una bella e ricca città veticinque miglia distante da Venezia, piantata anch’essa nelle Lagune, isolata ma resa Penisola per via di un lunghissimo ponte di legno, che comunica colla Terraferma. Ha un Governatore con il titolo di Podestà, ch'é sempre di una delle prime Case Patrizie della Repubblica di Venezia, a cui appartiene. Ha un Vescovo colà trasportato dall'antica sede di Malamocco. Ha un porto vivissimo e comodo e ben fortificato. Evvi il ceto nobile, il civile ed il mercantile. Vi sono delle persone di merito e di distinzione. Il Cavaliere della città ha il titolo di Cancellier Grande, ed ha il privilegio di portare la veste colle maniche lunghe e larghe, come i Procuratori di San Marco. Ella in somma è una città rispettabile; e non intendo parlare in questa Commedia che della gente volgare, che forma, come diceva, i cinque sesti della popolazione.

Il fondo del linguaggio di quella Città è il Veneziano; ma la gente bassa principalmente ha de' termini particolari, ed una maniera di pronunziare assai differente.


Ma io non intendo qui voler dare, grammatica Chiozzotta: accenno qualche cosa della differenza che passa tra questa pronunzia e la Veneziana, perché ciò ha formato nella rappresentazione una parte di quel giocoso, che ha fatto piacer moltissimo la Commedia. Il personaggio di Padron Fortunato è stato de' più gustati. E' un uomo grossolano, parla presto, e non dice la metà delle parole, di maniera che gli stessi suoi compatrioti lo capiscono con difficoltà. Come mai sarà egli compreso dai Leggitori? E come potrà mettersi in chiaro colle note in piè di pagina quel che dice di quel che intende dire? La cosa è un poco difficile. I Veneziani capiranno un poco più; gli esteri, o indovineranno, o avranno pazienza. Io non ho voluto cambiar niente né in questo, né in altri Personaggi; poiché credo e sostengo, che sia un merito della Commedia l'esatta imitazione della natura.

 

 


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