Franca Abategiovanni
e Cesare Belsito
in
L’aberrazione
delle stelle fisse
di Manlio Santanelli
e con
Crystal White
Carlo Ragone
Scene Massimiliano Mereu
Costumi Teresa Acone
Regia
Riccardo De Luca
dall’11 gennaio al
6 febbraio 2005
L’ormai consolidata coppia Belsito-Abategiovanni
torna in scena dopo il successo di Assuntina e Amedeo (quattro anni di
repliche!) con un testo del prolifico autore napoletano Manlio Santanelli.
Scritta nel 1988, L’aberrazione delle stelle fisse ha calcato i
palcoscenici di mezza Europa, in Italia è stata portata in scena
molti anni fa da Marina Confalone e Sergio Fantoni, ora è affidata
all’affiatata coppia di attori che indossano nuovamente i panni
di due fratelli: Antonino e Priscilla.
Ma questa volta non sarà soltanto la risata ad accompagnarci durante
lo spettacolo perché la storia si presenta più claustrofobica,
più intensa, la drammaturgia di Santanelli irrompe nel grottesco
con molte fughe nella comicità che a tratti si tinge di “noir”.
Antonino e Priscilla se pur diversi dai fratelli Assuntina e Amedeo e
con un mistero che li avvolge totalmente, continuano a farci divertire
con i loro battibecchi, con i loro riti meticolosamente rispettati, con
i loro ricatti, i loro inganni e col loro vincolo tanto saldo quanto sottilmente
perverso. La commedia di Santanelli mette in luce un doppio fondo di veleni
e rancori più o meno abilmente repressi, naufragando spesso nel
comico, nell’ironia e nel paradosso più esilaranti.
Il regista Riccardo De Luca privilegia questo lato comico per sottolineare
maggiormente la poesia e la drammaticità di cui è permeato
il testo.
Una drammaticità che esplode esasperata alla fine, ineluttabile
e incontrollabile.
Note dell’autore
Antonino e Priscilla, rispettivamente fratello e sorella, coabitano da
sempre nella casa che fu dei genitori. Lunghi anni di confidenza e di
riti quotidiani meticolosamente rispettati, hanno consentito che tra loro
si stratificasse un vincolo tanto saldo quanto sottilmente perverso, all’interno
del quale nessuno è mai riuscito ad inserirsi. E l’esistenza
dei due fratelli scorre relativamente serena, fondata com’è
sulla rinuncia e sul controllo pressoché totale dell’uno
sull’altra. Ma è soltanto apparenza: presto la situazione
mette in luce un doppio fondo di veleni e di rancori più o meno
abilmente repressi.
Tanto malessere, truccato a volte da estrosa stravaganza, risale tutto
al giorno in cui Antonino è scomparso, e per un intero mese non
ha dato notizie di sé. Il misterioso evento, sebbene confinato
nell’arco di soli trenta giorni, è stato comunque in grado
di scardinare quella fiducia reciproca, quel sistema di controlli che
rendevano possibile una coabitazione tanto insolita.
Ricatti e inganni finiscono per diventare pane quotidiano. La casa-limbo
si trasforma in casa-inferno. E quel mese di lontananza, anche se ormai
appartiene al passato, agisce sulle nevrotiche anime dei due fratelli
come un vero e proprio buco nero, pronto ad inghiottire fatalmente ogni
proposito di nuova vita, ogni slancio di quell’affetto che continua
a tenerli avvinti, ma ha cambiato segno.
Un maldestro tentativo di aprire il rapporto a due sconosciuti, una professionista
del marciapiede e un ex domatore di leoni, anche se sulle prime sembra
irrompere nella vicenda come una salutare ventata di novità, ben
presto naufraga penosamente nel grottesco più spinto
E non poteva andare diversamente, visto che Antonino e Priscilla ormai
nel profondo desiderano soltanto la loro distruzione.
E comunque si ride. Manlio Santanelli
Note di regia
Di questa storia ho voluto privilegiare il lato comico
perché i momenti drammatici e poetici siano più forti. Entro
i limiti della naturalezza, e non certo quelli del naturalismo, in questo
spettacolo gli attori devono “essere” e non “rappresentare”
il personaggio, eliminando qualsiasi forma di esteriorità e di
effetto, anche se siamo in una commedia al limite e oltre il grottesco.
Ricercando questo realismo Antonino e Priscilla parlano con forti cadenze
ed espressioni napoletane, e in questo mondo multietnico Ramon il domatore
è diventato slavo, e Passiflora-lucciola della notte è diventata
africana. Nell’inferno che Antonino e Priscilla si sono creati,
vorrei che si guardasse lo scandaloso amore tra i due con occhio benevolo,
perché le forme d’amore sono molte di più di quelle
che ci si immagina, e che storie come quelle di Antonino e Priscilla ce
ne sono tante, non così estreme, magari tra marito e moglie, madre
e figlio, amico e amico.
Un invito a guardare dentro questa storia come in uno specchio, dove tutti
i personaggi, compreso i teneri e imprevedibili comprimari Passiflora
e Ramon, sono degni della nostra pietas, ovvero del nostro amore.
Riccardo De Luca
Teatro de’ Servi - Via
Del Mortaro, 22 (Via del Tritone)
platea: 18,00 – 15,00 / galleria: 15,00 – 13,00
martedi e mercoledi: platea 13,00 – galleria 11,00
orario spettacoli: serale 21.00 – domenica e festivi 17.30
prenotazione e informazioni: 06. 6795130 – www.teatroservi.it
- www.singlefafigo.com
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