a cura di
Serena Capotorto - Sara Cascelli
Maria Fabbricatore - Laura Porelli
Paola Rocco

Teatro delle Muse

LA COMPAGNIA DEL TEATRO DELLE MUSE
Presenta


WANDA PIROL - RINO SANTORO
GEPPI DI STASIO

in

LE DAMIGELLE DI MONDRAGONE

DI
GEPPI DI STASIO

con

IRINA JACULA Wanda Pirol
GENNARO Rino Santoro
COMMISSARIO Geppi Di Stasio
ROSITA Roberta Sanzò
DON CARMINE Antonio Lubrano
PEPPINO Daniele Zappala’
VOCE TG Mimmo Liguoro
INTIMO INDAGATORE Gianmichele Mezoni

Regia
GEPPI DI STASIO

Dal 12 gennaio al 13 febbraio 2005

UNA REALTA' IMPROBABILE, QUINDI REALE

I moti di un animo tendenzialmente reattivo, si ritrovano a concepire viaggi della mente che si tramutano in visioni scritte, anzi, drammatizzate. Da uno di questi moti nasce "Le Damigelle di Mondragone". Mondragone è un paese tutt'altro che ridente che si affaccia sul litorale domitio a nord di Napoli, vi si allevano bufali che producono le migliori mozzarelle nazionali (non me ne vogliano quelli della costa cilentana). Ma poiché abbiamo parlato di fantasiosi viaggi della mente, va detto che, con questa commedia, Mondragone c'entra un po' come il cavolo a merenda...pare. Il titolo mi è stato ispirato dalla semplice assonanza con quello di un dipinto che ha fatto epoca: "Les Demoiselles d'Avignon" di Picasso. Un'associazione di arti, quindi, come teatro e pittura che vivono un rapporto un tantino squilibrato nel senso che il teatro, nel corso dei secoli, non si è evoluto come la pittura. 'Se la pittura può essere astratta (e"'quindi autocelebrativa), non può dirsi' altrettanto del teatro che non può parlare di sé stesso, non può essere astratto (e quindi autoreferenziale), perchè deve raccontare storie senza potersi celebrare. Se nella Pop Art una "gocciolatura" ha una sua forza espressiva, nel teatro il "denudamento del metodo" rappresenta la sospensione dell'illusione fino a fargli perdere di interesse. Secondo un'accezione molto discutibile, il pubblico crede che il teatro è tale se racconta di altro, deve essere soltanto un mezzo e non un fine. Nella commedia lo si dice direttamente. .

Saranno i vizi del piccolo ambiente che da alcuni mesi mi circonda e non, probabilmente, una problematica più ampiamente diffusa teatralmente parlando, tant'è che da un po' mi capita di entrare in contatto con teorie alquanto tendenziose sul problema del professionismo e di quello che dovrebbe essere il suo naturale contrario: il dilettantismo.
Cominciamo col dire che il concetto di professionismo è spesso poco correlato all'idea di professionalità.
A Teatro i dilettanti vengono convenzionalmente chiamati a scopo denigratorio filodrammatici. Ma perché a scopo denigratorio se a scomporre questa parola filo (amici) - drammatici (del dramma), cioè ispirati dalla drammaturgia e, quindi, amici del dramma amici, quindi, del Teatro? Quanti fra i professionisti (quelli che ci mangiano) sarebbero amici del Teatro se una enorme quantità di loro, con la scusa della professione, associano la loro "missione" teatrale a un'idea di lavoro inteso come fatica e perciò non felici di fare Teatro?
Diciamo che questa commedia è un personale, umilissimo tributo alle possibilità di tutti di esprimersi a teatro. Per non essere didascalico, anzi per non esserlo troppo, ho fatto ricorso all'assurdo e al surreale (che non sono sinonimi). ."Le Damigelle di Mondragone", quindi, potrebbe anche essere definita una commedia astratta, ma non nel senso che non rappresenta nulla, piuttosto nel senso che celebra il mezzo con cui si racconta piuttosto che raccontare e basta.

In questo senso "Le Damigelle di Mondragone" può essere intesa come un manifesto critico e autocritico, come la libertà di sparare a zero su tutto, a cominciare da sé stessi. Ed è una cosa che non so proprio fare senza tentare di strappare e coinvolgermi in un sorriso catartico.


Geppi Di Stasio


Teatro delle Muse Via Forlì, 43
Dal martedì al venerdì ore 21.00
Sabato ore 17.00 e 21.00 – domenica ore 18.00

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