a cura di Serena Capotorto - Sara Cascelli Maria Fabbricatore - Laura Porelli Paola Rocco |
Teatro Eliseo |
GEORGE DANDIN traduzione Enrico Groppali Teatro Stabile del Veneto “Carlo
Goldoni” dall’8 al 27 febbraio 2005
Lello Arena, un Dandin innamorato e perennemente furioso, è l’alter ego di Molière, tormentato dalle continue infedeltà della giovane moglie Armande, interpretata dalla briosa Gaia Aprea. L’ossessione delle corna è alla base di buona parte del teatro molèriano ed intriga coloro che lo mettono in scena dato che il grande scrittore francese ha la genialità di indagare su un suo difetto, di prendere in giro se stesso attraverso i suoi debolissimi e innamorati protagonisti. In George Dandin l’autore si fa più crudo che mai e non ha pietà delle ingenue velleità di Dandin, che ha commesso l’errore di sposare Angelica, fanciulla tanto titolata quanto libertina, che non ritiene la fedeltà un dovere coniugale per chi non ha avuto la possibilità di scegliere il proprio marito. Nell’ossessivo meccanismo della farsa a Dandin capiterà di tutto: divenire confidente di coloro che cospirano contro di lui, osservare la fedifraga negare la palese evidenza e addirittura assistere impotente alla propria cornificazione. Ma i meccanismi spietati della farsa non somigliano in fondo a quelli dell’incubo? Tutte le vicende narrate dalla commedia non potrebbero essere frutto di una brutta nottata di Dandin che immagina la dolce moglie che gli sta a fianco nei panni di una terribile virago? “Ho sempre pensato
che i meccanismi crudeli e ripetitivi delle farse di Molière
somiglino molto a quelli dell’incubo. Come non definire onirico
il meccanismo che porta un marito tradito a cercare continuamente
di smascherare la moglie senza riuscirci e addirittura ritrovandosi
sempre nei panni del colpevole invece che della vittima? Se il tema
è poi, appunto, quello del tradimento non si può non
pensare quanto sia autobiografico per il grande commediografo francese,
il quale visse un matrimonio tormentato dalle continue infedeltà
della giovane moglie Armande. L’ossessione delle “corna”
non è quindi solo del povero George Dandin (e di tanti altri
protagonisti molièriani) ma anche del suo autore. Abbiamo quindi
immaginato la secca, brutale storia del George Dandin come un terribile
sogno del protagonista, il quale vede il proprio letto trasformarsi
in una scomoda scala-scatola magica da cui escono tutti i personaggi
che gli si contrappongono. Essi non solo sono aggressivi e malevoli
ma addirittura un po’ mostruosi, tanto da assomigliare a strani
e beffardi uccelli. Pensando alla vita di Molière abbiamo cercato,
con Lello Arena, di disegnare un Dandin anche innamorato oltre che
perennemente furioso, come la tradizione richiede. Il nostro Dandin
è una sorta di bambino non cresciuto che vorrebbe vedere in
Angelica ciò che il suo nome promette ma non mantiene. Il sogno
di Dandin ha quindi l’andamento di una storia infantile, quasi
di una favola, dominata visivamente da un’altra ossessione,
quella del colore blu, il colore del sangue della sua amatissima moglie,
croce e delizia della sua vita. Luca De Fusco Orario degli spettacoli:
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