a cura di
Serena Capotorto - Sara Cascelli
Maria Fabbricatore - Laura Porelli
Paola Rocco

Teatro Parioli

Comune di Latina – La casa dei racconti – Casanova Entertainment

presentano

un viaggio nell’emozione e nella memoria:
l’avventura di un teatro nella seconda guerra mondiale

uno spettacolo scritto e diretto da
Duccio Camerini

Lucrezia Lante della Rovere (malva fures)
Rocco Papaleo (bartolo)
in

SCOPPIO DI AMORE E GUERRA

con
CRISTINA CELLINI (azalea)
RICCARDO DE FILIPPIS (tonaca)
VITTORIO MARTINI (scapolo)
SIMONE MONTEDORO (settembrino)
FRANCESCO ZECCA (villeggiante)


costumi SILVIA DURANTI
musiche a cura di ALCHIMUSIKA
organizzazione generale DANIELA PICCOLO

un progetto artistico de “La casa dei racconti” organizzato dalla “Casanova Entertainment” con il contributo del comune di Latina

dal 22 febbraio al 13 marzo 2005

Primavera 1944. Un paesetto alle porte di Roma, durante l’occupazione nazista, nell’attesa spasmodica degli americani… pochi giorni prima dell’attentato a Via Rasella.
In un’epoca carica di incognite, con la guerra praticamente sotto casa, la gente trascorre i giorni nell’angoscia del pericolo incombente, ma c’è anche chi vive apparentemente fuori dalla realtà. In un teatro cadente, una compagnia di attori filodrammatici sta allestendo per il podestà del luogo una commedia dei “telefoni bianchi”; la primadonna è un’ex attricetta di varietà, tale Antonietta Peracchi, che si nasconde sotto il nome d’arte esotico e patetico di Malva Fures.
La storia parte quando s’intrufola in quel teatro un ometto che vive là sfollato, Bartolo… questi comincia ad assillare gli artisti perché vuole assolutamente fare l’attore… secondo lui, è stato addirittura Vittorio De Sica ad incoraggiarlo… la presenza dell’ometto, oltre a creare una serie di ansie, equivoci e paradossi, arriverà a smascherare il comportamento della compagnia… che infatti nascondeva un segreto… Bartolo se ne accorgerà presto; quegli “artisti” sono tipi strani, perdono troppo tempo, le prove procedono a rilento…
In quel teatro, niente è come appare.
A parte lei, Malva… No, lei è bella sul serio… e Bartolo non tarda ad innamorarsene, come un pazzo… E incredibilmente proprio questo amore “impossibile”, a contrasto con quello che anche il violento podestà nutre per lei, e con il tradimento di un personaggio insospettabile, conterrà la ricetta del finale “esplosivo” della storia…
Un dramma spesso ridicolo sull’eroismo e le contraddizioni della guerra, in cui le orme di un piccolo uomo e quelle di una donna che sta scoprendo sé stessa si specchiano in vittorie e sconfitte di portata storica, culminando infine in un atto di autentico, inatteso, eroismo…
Sullo sfondo, il destino di un popolo allo sbando, che faticosamente prova a diventare una nazione nuova… Un 1944 che però non viene soltanto storicizzato, ma che riguarda da vicino certi nostri problemi ancora irrisolti, domande a cui da decenni non si è data una risposta.
Dall’autore di “Tribù”, “Mondo Secondo” e “Orienti”, un nuovo progetto Teatroinascolto, uno spettacolo-festa, musicale, raccontato, visto, vissuto insieme al pubblico.

E ora qualche riflessione dell’autore

“Credo che la cosa importante sia dire che questo è uno spettacolo che lavora sull'emozione, in un mondo dove di emozioni ce ne sono sempre meno. E che parla del marzo 1944 ma con la perplessità di chi non vede grandissimi cambiamenti nel suo paese. Soprattutto una cosa non è cambiata: l'Italia è divisa ancora, in altro modo, certo, ma sempre divisa. Perchè tutto cambi, tutto deve restare uguale, si leggeva nel Gattopardo. E il sospetto che abbiamo è che infatti siamo sempre allo stesso punto. Gli scenari sono cambiati, ma i nodi irrisolti sono gli stessi. Per cui andiamo indietro nel tempo a riguardare dove sono nate tutta una serie di domande a cui ancora oggi non si è data una risposta. Lo sbando del paese nel 1944 ricorda troppo da vicino certi smottamenti attuali, certi tremiti, incertezze, paure, che ancora minano il nostro paese. Ambiguità, razzismo, individualismo, per dirne tre. Ma noi non siamo politologi, siamo solo cittadini (insoddisfatti), e per cui abbiamo scelto di farci e fare queste domande raccontando una storia, inventata ma possibile, mettendo in scena una "favola vera", optando tra l'altro per la via della commedia. "Scoppio" vuole essere infatti un affettuoso omaggio alla grande tradizione della commedia italiana.

Per concludere, “Scoppio” nasce da una serie di domande che un libero cittadino si sta facendo sul suo paese, che lui guarda con una certa preoccupazione. Mi sembra singolare che andando a parlare del marzo 1944, in fin dei conti alcuni vizi dell’essere italiani sono ancora lì. Questo paradosso mi ha spinto a scrivere. Non è autobiografismo come di solito lo si intende, ma è qualcosa che mi preoccupa, o mi indigna, e che comunque ha a che fare con la mia vita. Sono italiano, e non me ne vanto. Anche se amo il mio paese e le sue strane genti.”

Duccio Camerini


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