a cura di
Serena Capotorto - Sara Cascelli
Maria Fabbricatore - Laura Porelli
Paola Rocco

Teatro Quirino

Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Compagnia Mario Chiocchio srl

ROBERTO HERLITZKA

RE LEAR

di William Shakespeare
traduzione Agostino Lombardo
con Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi, Alessandro Preziosi
e con Giorgio Lanza, Rossana Mortara, Osvaldo Ruggieri
regia Antonio Calenda

dal 2 al 28 Novembre 2004

La cifra espressionista di Roberto Herlitzka lo rende interprete ideale della follia di RE LEAR, guidato da Antonio Calenda, che ha dedicato un lungo percorso di ricerca e approfondimento all'opera di Shakespeare. «Re Lear si rivela un testo fortemente allusivo alla contemporaneità – dichiara il regista -, capace di testimoniare con sorprendente intensità l’aporia che tuttora viviamo fra significante e significato, fra parola e sentimento, fra ciò che dichiariamo per convenienza e quanto invece si agita nell’oscurità del nostro animo».
L'opera, scritta nel 1606, è uno dei momenti poetici più alti della letteratura mondiale. Nella figura di Lear s'intuiscono luci e ombre di un uomo che l'autore pone al centro di una vicenda di dolenti contraddizioni, di virtù punite, di profonda saggezza frutto di cecità e follia; un universo in cui l'individuo vive, fragile e lacerato, in balìa d'una realtà insensata, a disegnare le scene di un “palcoscenico di pazzi”. Ed è proprio il pazzo, il “fool”, portavoce di battute ciniche, lucide e pietose, l'unico capace di percepire con obiettività gli errori altrui.
Re Lear, stanco e in tarda età, decide di abdicare e di dividere il regno tra le sue tre figlie, chiedendo loro una prova d'amor filiale: colei che mostrerà di amarlo di più, otterrà la parte migliore dei suoi domini. Regan e Goneril si affrettano a dichiarare il loro amore per il padre con ostentato trasporto. Cordelia, la figlia prediletta, poco incline alla falsità e alla menzogna, palesa il suo sentimento con serena semplicità. Lear, in preda al furore, la esilia, dividendo il regno tra le altre due figlie. Ma il gesto quasi innaturale a cui si è sentito costretto e l'orgoglio ferito ne scatenano la follia. Quando le figlie ingrate lo scacceranno definitivamente, Lear consumerà la sua tragedia nella solitudine e nel rimpianto di non aver saputo discernere la verità dei sentimenti. La grandezza e l'universalità del personaggio sta proprio nelle sue laceranti contraddizioni, che ne fanno l'emblema della condizione umana, impotente di fronte all'ineluttabilità del male.

 


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