Teatro Stabile delle Marche
in collaborazione con
AMAT/Comune di Urbino
Teatro Mercadante Stabile di Napoli
SEI PERSONAGGI IN CERCA
D'AUTORE
di LUIGI PIRANDELLO
con (personaggi ed interpreti)
Il padre PAOLO GRAZIOSI
La madre SABINA VANNUCCHI
La figliastra ANTONIA TRUPPO
Il figlio FRANCESCO FERRIERI
Il giovinetto CECILIA FINETTI
La bambina Barbara
Madama Pace ANGELICA IPPOLITO
Il regista CARLO CECCHI
L’assistente del regista RICCARDO LUPO
Gli attori
ALESSANDRO BALDINOTTI
PAOLA GIORGI
PAOLO MANNINA
ROSA MANZONI
RINO MARINO
STEFANO TOSONI
scene e costumi
TITINA MASELLI
luci PAOLO MANTI
regia CARLO CECCHI
dall'11 al 23 gennaio 2005
Nel 1921 il Teatro Valle di Roma ospitò una delle
prime più note e tumultuose della sua lunga storia: quella che
segnò il debutto sui palcoscenici del capolavoro di Luigi Pirandello,
Sei personaggi in cerca d’autore.
Oggi la sala romana ospita un'edizione del testo pirandelliano sapientemente
organizzata in uno spettacolo pieno di guizzi vitali: Carlo Cecchi sceglie
infatti di misurarsi coi fantasmi e con il passato, con uno dei padri
del teatro italiano, proponendo proprio al Valle la sua personalissima
lettura dei Sei personaggi.
Cecchi riserva a sé il doppio ruolo del regista-direttore, dentro
e fuori la scena, e insiste sulla costruzione di ironia e satira proprio
intorno alla figura di quell’intellettuale che sfodera frasi fatte
e chiede interpretazioni demistificanti. Con tali armi egli smaschera
i meccanismi metateatrali di Pirandello e sceglie invece la strada di
una folgorante semplicità, forte di un umorismo secco e caustico.
Da assoluto protagonista, Cecchi irride e strapazza i visitatori, i personaggi,
a cui toglie ogni dignità ed ogni aspirazione tragica: la loro
storia non è che un «feuilleton di quarto ordine»,
e il testo – accorciato, destrutturato – perde il suo nucleo
drammatico. Il ritratto delle due famiglie che intrecciano le loro esistenze
«potrebbe essere atroce – afferma il regista – se Pirandello,
come sempre fa, non annegasse quell’inferno d’irrealtà
e d’imbecillità borghese nell’aura dolciastra del dibattito
pseudo-filosofico e pseudo-estetico. E la trama dei suoi canovacci continua,
da quasi un secolo, ad esser nascosta sotto la maschera del conflitto
fra finzione e realtà, uno nessuno e centomila, vita che cangia
e forma che non cangia».
Smontando la macchina pirandelliana, Cecchi concepisce una commedia “da
fare” ogni sera, come l’aveva voluta l’autore, in cui
i procedimenti drammaturgici resistono ad ogni stravolgimento, e nella
quale ogni cosa finisce al suo posto nonostante tutto: dopo tanta guerra,
lotte, strazi, conflitti, la famiglia legittima si ricompone e l’ordine
si ristabilisce.
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