Lo
strano destino di Tony Esposito, indiscusso talento nostrano,
musicista di esportazione
Nemo profeta in patria est
La magia delle sue percussioni conquista il mondo
da tempo, ma fatica a farsi strada in Italia
di
Giuseppe
Campodonico
Probabilmente
è uno dei musicisti italiani più conosciuti all’estero. In una riunione
di percussionisti svoltasi a Cuba qualche tempo fa è stato l’unico
artista italiano ad essere stato invitato.
Eppure la maggior parte del pubblico
italiano lo conosce solamente per la sua Kalimba de luna che nel
1989 spopolò al Festival di Sanremo, riempiendo le piste delle discoteche
nell’ultimo anno del decennio ricordato come quello dell’edonismo.
Stiamo parlando di Tony Esposito, poliedrico
musicista napoletano, che vanta innumerevoli collaborazioni con
musicisti di primo livello nella musica internazionale
Il
nostro incontro ha come sottofondo un coinvolgente susseguirsi di
sonorità a base di percussioni: "Sono stato il primo a proporre
le percussioni come strumento protagonista - esordisce l'estroso
musicista napoletano - anche se provengo dalla scuola napoletana,
ancora oggi nota più per la chitarra che non per le mie percussioni,
eppure molti dei musicisti con i quali ho collaborato hanno poi
avuto un loro successo personale. Un caso da citare è quello della
Nuova Compagnia di Canto Popolare".
Strano il destino di Tony, conosciutissimo
ed apprezzatissimo all'estero, quasi "emarginato" in Italia dalla
grande ribalta: "Oggi in Italia c'è solo Sanremo come vetrina
musicale, gli altri generi trovano poco spazio in televisione o
in radio e spesso sono programmi messi lì alla bene in meglio, che
il più delle volte non danno una effettiva panoramica sulla vera
alternativa musicale". Tony ci fa un pio di nomi, ed effettivamente
non possiamo che concordare; è strano però per questo artista, l'unico
italiano ad essere invitato al “Festival della Gioventù” a Cuba
qualche tempo fa, aver difficoltà ad avere una vetrina come quella
che ha in altre parti del mondo. Sono pochi i musicisti che possono
vantarsi di aver suonato con talenti del calibro di Gilberto Gil,
o con gruppi come i Moncada (travolgente l'esperienza del festival
di Sanremo del 1990).
Intanto però Tony sta preparando un nuovo
disco, insieme a un gruppo di musicisti cubani, che uscirà a ridosso
dell'estate del 2001: "Dopo tante sperimentazioni nei dischi
precedenti è ora che queste vengano poi commercializzate e proposte
al grande pubblico; per questo motivo sto lavorando ad un nuovo
progetto discografico. A questo disco - precisa - seguirà
anche un tour, sia italiano che in giro per il mondo". È un
Tony Esposito che va a ruota libera e tra i tanti discorsi affrontati
insieme si imbatte in quello sulla naja: "Fortunatamente è stata
abolita, ed anche se io non ho fatto l'anno di naja sono convinto
che in una fase così importante di crescita di un ragazzo che avviene
durante quell'età, spesso è deleterio perdere un anno di vita
per il servizio militare. D'altra parte però dobbiamo tenere conto
del fatto che fintanto che non verrà applicata una politica capace
di rendere inoffensiva ogni nazione, corriamo sempre il rischio
di intraprendere una nuova guerra per difenderci, e difendere il
nostro paese. Io credo - continua l'istrionico musicista - che
dovremo far qualcosa per ridurre gli armamenti, e ci accorgeremo
poi che il servizio militare di leva non servirà veramente a niente".
Il nostro incontro termina qui, ci congediamo
e in mente ci viene un ringraziamento spontaneo: “Grazie Tony, grazie
per tutto quello che fai per tenere alto il nome della musica italiana
nel mondo”!
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