"Grande
Fratello": ne parla l'on. Vittorio Sgarbi
Niente
Sgarbi alla cultura italiana
"Per Taricone e compagni un successo meritato"
di
Luana
Silighini
Nello
sconfinato quanto ignoto universo della comunicazione, imperniato
sull'immagine e sull'arte, "Grande Fratello" è una "vera" stella
che emana luce propria, o un buco nero, che, golosamente, "risucchia"
tutte le energie "positive"? Lo abbiamo chiesto all'On. Vittorio
Sgarbi, polemista e critico d'arte d'eccezione.
Con la trasmissione "Il Grande Fratello" la tv ha "incorniciato"
una nuova forma d'arte, ricca di messaggi suadenti, o un disegno
informe che non ha nulla di realmente interessante da comunicare?
Ma,
non so se si possa evocare l'arte, certamente si può evocare l'estetica,
nel senso che la televisione trova la sua identità suprema nell'imprevisto,
nell'imprevedibile, non in quello che è già stato predeterminato
con la sceneggiatura, come nel cinema, o con un testo, come nel
teatro. E, quindi, la televisione nei suoi momenti migliori, evidenzia
quello che non era prevedibile. La possibilità che tu abbia una
camera che riprende dei comportamenti non preordinati, ristabilisce
uno spazio visivo anche molto diverso da quello che noi siamo abituati
a vedere in televisione, dove tutti sono composti sulle sedie, ognuno
fa la sua parte. Poi, quando appunto arriva Sgarbi, o, qualcuno
che scompone la trama, o l'ordine che è nella mente del conduttore,
capitano quelle cose che rendono così eccitante la televisione.
Io, l' ho intuito sul piano individuale, loro, l' hanno realizzato
sul piano invece perfettamente consapevole. Cioè, hanno messo delle
persone in una stanza che dovevano fare, e, hanno fatto quello che
avrebbero fatto comunque, con qualche variante, ma, a un certo punto,
dimenticando che c'era accesa la cinepresa e, quindi, agendo liberamente,
senza rapporto con la realtà esterna e, quindi, è un realismo dell'azione,
è un realismo dei comportamenti, che non deriva dalla realtà esterna,
quindi, non impedendo la possibilità che essi potessero discutere
delle elezioni americane, o di qualunque problema di politica, o
di cronaca quotidiana, che è un rapporto con la realtà che d'altra
parte produce telegiornali. In questo caso, loro invece erano autoreferenziali,
cioè, la realtà che producevano era semplicemente quella della loro
esistenza fisica e psicologica all'interno della casa, ma, in questo,
senza alcuna limitazione, senza nessun obbligo di fare cose diverse
da quelle che non erano nel loro istinto.
Mentre, in qualunque
televisione tu vai, devi stare seduto, devi parlare per il tempo
che ti danno, non puoi parlare evidentemente per 24 ore, hai una
serie di vincoli, vieni interrotto da un conduttore, sei chiamato
per parlare di un libro. Cioè la personalità viene ristretta in
una sola esclusiva funzione, che è quella che ha stabilito per te
il conduttore. Quello che fa Costanzo, che ha fatto Costanzo con
tutti, e che io ho fatto saltare, perché la volta che lui s'aspettava
che io parlassi del mio libro, io invece ho parlato delle panchine
di Palermo. Quindi, in realtà, è come il casinò dove il banco vince
sempre, questo è la televisione, prevalentemente,e, i programmi.Poi,
qualche volta, qualcuno riesce a sbancare. Ma, tutto questo, nel
mio caso per istinto, nel caso del Grande Fratello come una volontà
precisa di chi ha immaginato la trasmissione. Quindi, tolto il vincolo
di aver accettato di stare dentro quella casa, poi, da quel momento,
liberi tutti, senza che uno dicesse a Taricone quello che doveva
dire, o lo chiamasse per interpretare quella parte: quella parte
era nient'altro che la sua personalità. Il successo di questi è
stato così grande, perché hanno potuto rappresentare la loro personalità
integrale, non un aspetto relativo all'essere cantanti o attori,
o qualunque altra funzione per cui tu vieni chiamato in televisione.
Quindi l'arte c'entra poco, però l'estetica sì. Abbiamo avuto un'avventura
estetica nuova, perché abbiamo visto in televisione qualche cosa
che non era precostruito, ma nasceva lì, nei loro comportamenti.
Come
viene recepita dal telespettatore medio?
Ma,
non lo so. Il telespettatore medio fa quello che vuole e non mi
riguarda.
Grande
Fratello e i suoi due fratelli maggiori, l' ozio e il vizio: un
"triangolo maledetto" da cui un giovane telespettatore rischia
di essere inghiottito?
Non
so da cosa possa essere inghiottito il telespettatore. Qualunque
cosa può agire su di noi in modo imprevedibile, quindi non sarei
mai moralista rispetto a quello che produce effetti benefici o
malefici e, quindi, il telespettatore, vedendo il Grande Fratello,
avrà tratto qualche suggestione forse un po' di mitizzazione di
quei personaggi anche molto semplici, ma, forse, gli avrà dato
un'influenza meno nefasta di alcuni film violenti che possono
indurti all'emulazione. Per cui, se uno sta a guardare tutto quello
che può turbare la coscienza di qualcuno, deve proibire, come
fanno i Talebani, la gran parte delle volte. Tu non puoi suggestionare
qualcuno al punto che gli venga in mente di uccidere suo fratello,
o sua madre, o il suo fidanzato, e devi fargli vedere dei film
dove queste cose non ci siano. Se ci sono, qualcuno può pure darsi
che ne rimanga influenzato, non possiamo escluderlo. Ma, d'altra
parte, la macchina infernale del capitalismo e della produzione
industriale, fa sì che ci siano anche la meravigliosa motocicletta
che fa 200 all'ora: può essere uno strumento di morte, ma non
è che per questo che non la fai. Per cui è difficile dire come
contenere quello che si esprime liberamente, soprattutto nella
creatività, nell'immagine, nel film, nella televisione.
Non
è un modello che incita all'ozio?
L'ozio?
L'ozio, vabbè, ma tanto i ragazzi ozierebbero lo stesso, perché
oziare è più comodo che lavorare.
Grande
Fratello: uno spaccato di vita o una vita "spaccata"?
E'
uno spaccato di vita, sicuramente, ma, singolare che sia una realtà
che si muove e si determina senza rapporto con la realtà esterna.
Quindi, la forza di Grande Fratello, è che non è cronaca del reale
vero, ma è cronaca delle vite di questi signori, del loro modo
di vivere, del loro modo di essere, anche.
Grande
Fratello: un'imperdonabile "offesa" alla cultura italiana?
Ma,
tenuto conto del fatto che uno dei consiglieri di D'Alema, scrittore
di un certo valore, Rondolino, era uno degli autori - per la parte
almeno che si poteva indirizzare - di qualche suggerimento, non
certo sui caratteri - i caratteri erano quelli di quei personaggi
da Cristina a Taricone - ma certamente qualche cosa avrà suggerito
e, questo intellettuale di sinistra che è Dondolino, lo avrà fatto
senza condizionarli più di tanto. In ogni caso, non vedo perché
la cultura italiana dovrebbe essere offesa dal Grande Fratello,
è offesa già da tante cose più gravi, e molto più gravi del Grande
Fratello, che non capisco da cosa dovrebbe essere offesa. Poi,
qualcuno più snobbisticamente avrà fatto delle smorfie perché
erano troppo popolari, perché si vedevano troppo. Però, a distanza,
e, comunque per me, anche quando l'ho visto nel suo primo apparire,
l'unica cosa che mi piaceva da vedere era il gomito, il culo,
i tacchi, cioè delle cose che tu non inquadri in televisione.
A un certo punto uno di questi protagonisti si china e volta le
spalle alla camera, e la camera lo riprende comunque: cioè quest'invenzione
dello spazio e questa libertà di movimenti è una rivoluzione televisiva,
dove invece tutto è composto, c'è la poltroncina, la seggiolina,
il fondo. Quindi, tu improvvisamente guardavi la televisione anche
giusto per sentire quello che dicevano, indipendentemente dall'interesse,
forse non grande delle loro considerazioni umane, trattandosi
di persone non particolarmente interessanti, però vedevi uno spazio
che era assolutamente nuovo. Questo mi pare sufficiente perché
la cultura italiana non si preoccupi del pensiero filosofico di
Taricone, che poi diceva anche delle cose di buon senso. Quindi,
non capisco in che modo la cultura possa essere offesa.
Grande
Fratello: l'estrema "difesa" dell'audience?
No,
no, l'audience non è stata difesa, ma è stata creata, e si è creata
attraverso lo schema del voyeurismo e, attraverso lo schema della
candid camera. Cioè, l'idea che tu vedevi delle persone che non
sapevano di essere viste, ma non potevano neppure sapere in che
misura, e, quindi, l'idea di un voyeurismo, determina comunque
la curiosità. Poi, l'imprevisto, l'incidente, quello che non puoi
calcolare, è l'estetica della televisione. Quando c'è un incidente
stradale, la gente si ferma per vedere quello che è capitato,
e, se c'è un morto, non è che scappa perché riamane turbato dal
morto, ma, quasi si compiace della morte. Ragion per cui l'audience
non è difeso, ma è generato da questo tipo di trasmissioni.
Grande
Fratello: un irresistibile "richiamo voyeurista"?
Sì,
si, non c'è dubbio. E' il sistema di comunicazione del Grande
Fratello.
Grande
Fratello: spia ficcanaso di 10 individui tra le mura di una casa,
o spia allarmante di un vertiginoso calo culturale tra le case
del nostro "Bel paese"?
Tu sei chiamato
a vedere la vita di gente di cui non ti importa nulla, poi ti interesseranno
perché li vedi in televisione ma non è che, a priori, ti dovrebbero
interessare. Però, l'idea di curiosare anche la vita di una persona
di cui non ti importa nulla, a priori, poi determina un'attenzione.
Per cui, uno ti dice: "Guarda cosa fanno quei due!" A te non ti
frega niente, poi inizi a guardare e t'incuriosisce. E' un meccanismo
naturale, inevitabile.
Chiuse
la porte della casa-studio di Cinecittà, per i protagonisti di
Grande Fratello si sono spalancati i portoni dei 3 canali Mediaset:
era già tutto previsto?
Bè
evidentemente si, hanno fatto dei contratti, per cui, poi è sempre
inevitabile per chi sta in televisione per tanto tempo e per tanti
mesi: diventi popolare, e poi c'è la gara, l'esclusione, tutti
elementi che non potevano che rendere questi personaggi popolari,
e, quindi, appetibili per altri programmi, a loro vantaggio, e,
per la legge stessa della televisione, che fa vedere quello che
la gente già conosce.
Quello
dei protagonisti di Grande Fratello è un successo meritato?
Il successo è sempre meritato perché è un participio passato:
successo è quello che è successo.
E
gli esosi premi pecuniari ricevuti pre e post la realizzazione
del programma?
Questi
sono fatti loro, avranno fatto dei contratti per cui dovevano
restare 100 giorni in quella casa, dopo di che ottenevano il danaro
relativo alla loro presenza e al loro impegno in quella funzione,
ed è successo appunto quello che è successo: è successo di essere
lì, e hanno avuto un successo inevitabile.
Come
saprà, una puntata del "Maurizio Costanzo Show" è stata dedicata
interamente ad uno degli interpreti di Grande Fratello, Pietro
Taricone, mentre Rai 1 mandava in onda un film a sfondo sociale
come la Piovra. Come
giudica l'iniziativa di Maurizio Costanzo?
Buona.
- Articolo
Quell'occhio
indiscreto denominato "Grande fratello" -
Effetti & riflessi nella società, ad alcuni mesi dalla fine del
successo televisivo, che ha generato, in buona parte dell'Europa,
un vero e proprio fenomeno di massa. Si tirano ora le somme e
si fanno i primi bilanci - Un evento, che ha fatto scomodare (personaggi
dello spettacolo a parte), eminenti personalità del mondo culturale
e politico, alla ricerca del perché di un successo facile (e se
vogliamo) calcolato come questo, definito dal ricercatore Alberto
Cecchi, più che un programma, un progetto di comunicazione integrata
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