A
scuola di cinema con Brian De Palma
Il maestro sale in cattedra e ci parla di soggettive, di nuovi
punti di vista, di una passione per la ricerca e la scoperta
di nuove prospettive dell'immagine
di
Alessio Sperati
Il
trovarsi di fronte ad un maestro crea sempre una certa emozione,
specialmente dopo aver assistito alla sua ultima espressione
artistica, Femme Fatale, un thriller ambientato a Parigi
con Antonio Banderas e la bellissima Rebecca Romijn-Stamos.
De Palma, uno dei più grandi cineasti viventi, autore
di film quali Carrie, Blow Out, Scarface, Gli intoccabili,
Carlito's Way e Mission: impossible ci ha parlato del
suo amore per il nostro paese, della sua amicizia con Scorsese
e ci ha anticipato il suo prossimo lavoro:Toyer, tratto
da un'opera teatrale di New York, ma ambientato a Venezia.
Gli interni saranno tutti girati nei nuovi studi romani acquistati
dalla sua società di produzione. Questo film è
stato per lei lo spunto per una riflessione sul cinema, per
la riscoperta del genere "noir" e per il gusto della citazione:
da dove proviene questa magia cinematografica?
Ho
sempre voluto realizzare un "noir", trovo che sia una forma
estremamente interessante. Tutti quei film con la Stanwyck
o la Hayworth, sembrano tutti una specie di sogno; mi è
venuta l'idea di narrare una favola "noir" immaginando di
ampliare una sequenza di uno di quei film. L'idea di questa
"femme fatale" coinvolta in un grosso colpo, che tradisce
tutti i suoi soci sparendo con tutti i soldi…Un' idea che
ho nutrito per anni.
Come
mai ha scelto la città di Parigi per ambientare la
vicenda, quali suggestioni le ha dato la città francese?
Il
film è nato in un momento di serenità, non è
stato pianificato moltissimo. Sono stato a Parigi per trascorrere
un po' di tempo con dei miei amici di lì e mentre ero
nella mia stanza d'albergo, alcune idee si sono assemblate
per dar vita a qualcosa di più complesso. La prima
stesura del soggetto prevedeva un'ambientazione americana
ed il colpo doveva avere luogo nel Casinò di una nave
da crociera, poi sono venuto a Parigi, sono stato al Festival
di Cannes ed ho notato l'eccessiva attenzione per i gioielli
di mia moglie, avevamo una guardia del corpo per ogni mezzo
milione di dollari indossato da mia moglie. A quel punto ho
pensato "non sarebbe meglio questa come ambientazione?"
Questo
disseminare citazioni lungo la strada, fa parte di un suo
piacere professionale?
Voi
critici avete la tendenza a farvi trascinare troppo da questo
cliché. In Femme Fatale l'unico riferimento
specifico è a La fiamma del peccato di Billy
Wilder ed è posto volutamente all'inizio del film per
avvisare subito lo spettatore di quello che sta per vedere.
I riferimenti possono essere moltissimi, ma spesso sono nell'occhio
di chi guarda, non in quello del realizzatore.
Vuol
dire che non c'è nulla del cinema di Kieslowski?
Conosco
il personaggio, ho visto la sua ultima trilogia, ma…no, direi
di no; comunque buon divertimento.
Parliamo
un po' della differenza che intercorre tra il guardare e l'apparire.
Da dove nasce questo tipo di "voyeurismo cinematografico"
che la contraddistingue da sempre?
Non
voglio calarmi nei panni del professore di cinema, ma dovrò
farlo un pochino. Io sono costantemente alla ricerca di nuovi
modi visivi per raccontare le storie. Uno degli elementi fondamentali
del cinema è l'inquadratura, il punto di vista. Il
poter variare il punto di vista è caratteristico del
cinema, non esiste in nessun' altra forma d'arte. Il pubblico
deve avere lo stesso punto di vista del protagonista, ecco
il motivo di tanti primi piani e soggettive.
Come
ha scelto gli attori?
Devo
dire che siamo stati molto fortunati ad avere Banderas, ma
credo ci sia stato lo zampino di Melanie. Considerato cheMelanie
ha trascorso delle ottime esperienze con me in Omicidio
a luci rosse e ne Il falò delle vanità,
credo che gli abbia detto: "vai e fidati di lui". E Banderas
è divenuto una componente del film veramente favolosa.
Per quanto riguarda il ruolo femminile, abbiamo cercato dappertutto,
dalle stelle alle perfette sconosciute e ci stavamo concentrando
su un'attrice inglese di fiction televisive, ma non siamo
riusciti a portarla via. Poi il mio produttore Tarak Ben Ammar
ha incontrato John McTiernan, il quale le ha presentato Rebecca,
lui ne è rimasto incantato e l'ha portata da me. Io
le ho fatto il provino ed ho detto: "è lei!".
Il
suo rapporto con Martin Scorsese va avanti dai tempi della
scuola di cinematografia, mi dice qualcosa di più sulla
vostra amicizia?
Noi
due veniamo dalla generazione del cinema 'scolastico'. Io
ho frequentato per due semestri e mi ricordo quando Martin
era seduto accanto a me a montare il suo primo film; era il
1963. Poi siamo andati insieme alla Warner all'inizio degli
anni '70, tutti con film parimenti disastrosi. Poi negli anni
a seguire abbiamo creato una specie di alleanza rimanendo
molto vicini.Proprio pochi giorni fa abbiamo festeggiato il
suo compleanno. Queste ricorrenze sono un'ottima cosa per
rivedere persone che non vedi molto spesso.
Lei
che frequenta molto i Festival di tutto il mondo, cosa pensa
delle nuove generazioni di cineasti?
Ce
ne sono alcuni molto bravi. Paul Anderson l'ho incontrato
fuori da un cinema, e ci siamo messi a parlare riguardo l'aver
ingaggiato lo stesso attore. Trovo inoltre i fratelli Cohen
molto interessanti. Ci sono moltissime nuove voci interessanti
e credo che l'Europa sia un'ampia riserva di talenti.
Cosa
ama di più dell'Italia?
Mio
padre è pugliese, e mia madre, che fa Muti di cognome,
è Milanese.
La prima volta che sono venuto in Italia è stato nel
1959 e sono stato proprio a Roma. Ho affittato una Vespa e
ho fatto il mio primo incidente vicino al monumento a Vittorio
Emanuele. Poi ho girato altre città tipo Firenze, Perugia,
Orvieto, mettendo tutti i miei ricordi dell'Italia nel film
Obsession.Ho molte volte fatto ricorso a vostri musicisti
come Morricone o Donaggio ed il mio prossimo film sarà
ancora un tributo all'Italia; un mio sogno che diventa realtà.
Realizzerò un horror ambientato durante il carnevale
di Venezia. Si chiamerà Toyer.
Amo l'Italia e sono quindi molto felice di lavorare qui. L'altro
giorno, Martin Scorsese mi parlava della sua bella esperienza
qui.
Come
vive le tensioni politiche del suo paese?
Devo
ammettere che è stato un sollievo per me uscire dall'America,
perché i tamburi di guerra si fanno sentire molto forti
laggiù.Quando si esce dai confini del proprio paese,
si ha una visuale più equilibrata della situazione.
Io oltretutto amo molto viaggiare, per conoscere diverse culture
e per scoprire paesaggi che possono offrire ispirazione per
nuove immagini.