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Incontro con l'eclettico artista partenopeo, impegnato in teatro al Manzoni di Roma
Pino Ammendola: un napoletano in diaspora
"Nemici di casa" è il titolo dell'esilarante commedia in cui divide il palcoscenico con uno strepitoso Max Tortora

di Maria Rosaria Fabbricatore

Pino AmmendolaSono tanti i successi di Pino Ammendola. Volendone ricordare solo qualcuno “Coppie in multiproprietà” che, come ci ricorda lo stesso autore, lo scorso anno al Teatro Manzoni di Roma ebbe uno degli incassi più alti delle ultime stagioni. Senza dimenticare le commedie scritte e interpretate con Nicola Pistoia, da “Uomini stregati dalla luna”, a “I tre moschettieri”, “Orgasmo e pregiudizio”, “Uomini sull’orlo di una crisi di nervi”, “Osceno novecento”, solo per citarne alcune. La nuova commedia di Pino Ammendola “Nemici di casa”, in scena al Manzoni di Roma, ormai collaudata roccaforte per le sue tappe teatrali capitoline, è una storia di rapporti umani non proprio armoniosi, ma descritti in modo divertente e ironico.

La sua nuova commedia “Nemici di casa” è stata scritta l'estate scorsa e pensata ad hoc per Max Tortora.
Si, ho finito di scrivere questa commedia proprio questa estate, e l’ho scritta pensando a Max, con il quale tra l’altro ho lavorato insieme già in “Stregati dalla luna”. Ho pensato innanzitutto alla diversità fisica, lui è così alto e dotato di una muscolatura non indifferente, tant’è che interpreta un gigante palestrato, che si nutre di “bibitoni” energetici, un ragazzone di borgata, è di Forza Italia, ama la musica ad alto volume e uno stile di vita tra l’americano e il trasteverino. L’altro personaggio, interpretato da me, che non brilla certo in altezza, è napoletano, è un no-global e fa una sorta di campagna personale contro il consumismo e contro ogni americanismo. La sua grande passione è quella di studiare il comportamento delle formiche e la loro complessa vita di relazione da cui, secondo lui, l’uomo dovrebbe prenderne l’esempio. A rendere la situazione ancora più complicata è la fidanzata del palestrato, interpretata da Michela Andreozzi, una ragazza di borgata, che è molto gelosa, e poi Giorgio Gobbi che è il portiere, classica figura ruffiana e ficcanaso. L’altra vicina di casa è interpretata da Maria Letizia Gorga.

Ci sono tutti gli ingredienti per una commedia divertente e spassosa, con una struttura di ottimo livello e interpreti d’eccezione.
La commedia è molto, molto divertente. Un tipo di commedia senza volgarità. Sono dei personaggi per così dire da spiare dal buco della serratura, un tipo di satira leggera sia di costumi che di politica. Il palestrato di Forza Italia che ha uno stile americano, il napoletano no-global che, invece studia le formiche o la fidanzata burina del palestrato, ecc., sono dei personaggi semplici e nello stesso tempo ben caratterizzati.

Pino Ammendola attore, regista, autore: qual è la veste che preferisce?
Bella domanda…nessuna… nel senso che l’una è dentro l’altra. Dire che l’attore è un uomo di spettacolo è riduttivo, dire che è un mestiere fine a se stesso è riduttivo, perché vi è una responsabilità che travalica il mestiere stesso, e bisogna stare in guardia perché si rischia di banalizzarlo. È un lavoro che richiede molta responsabilità, studio e fatica. Non sono dei ruoli che si possono staccare, l’uno sta nell’altro, a meno che non parliamo di scritturato. E parlerei più di artigianato dell’arte. Le faccio un esempio: è come quando faccio la pasta fatta in casa, affinché la pasta venga bene ho il dovere della responsabilità di farla bene, ed è per questo che gli ingredienti che utilizzo e il modo con cui la faccio richiedono molta responsabilità, sia nelle scelte che nell’esecuzione.

Lei ha lavorato molto anche per il cinema e per la televisione. Cosa ne pensa della televisione degli ultimi anni e che bagaglio di esperienza le ha dato il cinema?
Quello che si fa in televisione …io direi almeno l’80 per cento di quello che si produce in televisione è orribile o altrimenti insopportabile, la qualità è davvero scadente. Ci sono altre situazioni invece in cui si creano delle condizioni protette, e in cui ci sono delle operazioni mirate, penso a Rossella Izzo e a “Finalmente soli” che va in onda su Canale 5 con Jerry Scotti e Maria Amelia Monti, in cui io interpreto il ruolo di un vicino di casa invadente, ecc., dove oltre a lavorare in modo eccellente con gli interpreti, mi sento in una condizione protetta.

Con “Stregati dalla luna” non c’è stato un grosso riscontro da parte della critica…
E’ un prodotto popolare e il riscontro, come spesso in questi casi, lo abbiamo avuto più da parte del pubblico che da parte della critica. In cassetta ad esempio va fortissimo, e su Tele Più ha avuto all’incirca tredici passaggi. Ma penso invece ad un altro film “Un uomo per bene” il film su Enzo Tortora con Leo Gullotta, in cui io interpretavo il terzo ruolo, un film bellissimo con interpreti d’eccezione, un Leo Gullotta secondo me eccezionale, è un attore tra l’altro che apprezzo tantissimo, sia dal punto umano che attoriale. In quel caso, dicevo, non c’è stato un successo di pubblico, non quanto avrebbe meritato il film.

Lei si alterna tra Roma, la città dove vive e lavora, e Napoli, la sua città natale. Si considera un napoletano della diaspora?
Ricordo qualche anno fa …, lavoravo ad un film con Lello Arena, la storia era su una famiglia napoletana in cui erano forti i valori e l’educazione che si dava al figlio, il padre aveva una sua teoria sulla “diaspora napoletana” che più o meno recitava “i napoletani sono come ebrei della mente, il sale della terra…”. Ecco io mi sento orgoglioso della mia napoletaneità, ma sono in polemica con i napoletani che pensano che essi sono unici, io mi distinguo dai napoletani che la pensano in questo modo, è il bagaglio della tolleranza che ci rende unici. E’ vero che attingo continuamente dal mio essere napoletano e Napoli è dentro di me. La verità è che si può crescere soltanto se non dimentichiamo i bagagli culturali e sociali che ci appartengono, in questo senso sono in diaspora. Vivo a Roma da venticinque anni e ricordo che era molto diversa da come è ora, adesso è rovinata. Roma e Napoli sono molto diverse: Roma somiglia più ad un grande paese, anche se molto dispersiva, Napoli è una città metropolitana in cui sono presenti e soprattutto integrati, a differenza di Roma, le culture più diverse, Napoli è l’ultima città pagana del mondo, è un vero miscuglio tra spiritualità e paganesimo.

 

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