Nicola
Pistoia si racconta: prima la famiglia, poi il lavoro. Un personaggio
d'altri tempi in linea costante col successo
"Un
uomo sull'orlo di una crisi di nervi"
L'attore ritorna al "Manzoni" di Roma con una delle commedie
più gettonate degli ultimi anni
di
Maria Rosaria Fabbricatore
Nicola Pistoia
è uno dei protagonisti “storici” dello spettacolo
“Uomini sull’orlo di una crisi di nervi”, giunto
ormai alla quinta edizione e divenuto un classico della commedia
italiana. La rappresentazione torna al Teatro Manzoni di Roma con
la presenza sul palcoscenico, insieme a Pistoia, di Roberto D’Alessandro,
Gianni Garofano, Mario Scaletta e nel ruolo di Yvonne Ramona Badescu
per l'abile regia di Alessandro Capone.
Quattro amici si vedono ogni lunedì sera, da dodici anni,
per giocare a poker. Una sera i quattro iniziano a discutere sempre
più animatamente e decidono che per quella volta è
meglio lasciar perdere il poker. Pensano bene, per risollevare la
serata, di telefonare a una “signorina” che appare bellissima
tanto da far perdere la testa a tutto il gruppo. La ragazza tiene
testa a tutti fino a quando rivelerà di essere completamente
diversa da tutto ciò che loro avevano pensato
Siamo già alla quinta edizione di “Uomini sull’orlo
di una crisi di nervi”, qual’è secondo lei la
chiave del successo di questo spettacolo?
Fu rappresentato per la prima volta al teatro dei Satiri con me
, Pino Ammendola, Gianni Garofano e Marina Giulia Cavalli , subito
dopo passammo al Parioli con Claudia Koll e per lei fu un vero trampolino
di lancio. Facemmo la tournè e poi il film. Paradossalmente
andò meglio la rappresentazione in teatro che il film. Si
crearono delle alchimie dovute a più fattori, intanto ad
una serie di coincidenze fortunate, come può avvenire ad
esempio nella carriera di un artista l’incontro con un regista
e poi la magia del teatro che si crea solo su un palcoscenico, ma
soprattutto in quel caso si crearono delle sinergie tra di noi veramente
speciali. Tutto nacque da esperienze di vita reale. Ci incontravamo
io, Pino Ammendola un nostro amico fornaio e un profumiere tutti
i lunedì a casa di Pino per giocare a poker. Lì ci
raccontavamo, come spesso accade tra uomini, i nostri problemi e
le avventure in campo sentimentale. C’è da dire che
io non ero ancora sposato e in generale eravamo chi più,
chi meno dei singoli scapestrati. Allora frequentavo Alessandro
Capone e Rosario Galli, ne parlammo e nacque lo spettacolo. C’era
molta voglia di divertirsi ed eravamo soprattutto più giovani,
cercammo di portare sulla scena tutto quello che accadeva nel sociale.
Questo è uno spettacolo che non morirà mai e sopravvivrà
di certo ai suoi autori poiché le tematiche appartengono
all’uomo in senso lato, alla nostra quotidianità e
soprattutto al nostro modo di porci e di sentire.
Il
personaggio che lei interpreta -Nicola- , che intanto ha il suo
stesso nome…è più arrabbiato o forse più
spaventato dalle donne?
Il fatto che abbia il mio stesso nome non è un caso, come
ho detto prima lo spettacolo nasceva dalle nostre esperienze, così
anche gli altri personaggi hanno i nomi di coloro che lo interpretano,
Pino era il nome di Pino Ammendola, ora interpretato da Mario Scaletta
e il nome del personaggio si chiama Mario. Ma io non rivedo in quel
personaggio l’uomo Nicola Pistoia, perché rappresenta
in modo esasperato il classico uomo per il quale le donne sono dei
problemi, delle scocciature. Quel personaggio in fondo non esiste
più, ora sarebbe diverso, dieci anni fa eravamo dei singoli
scapestrati. Ora ho una figlia, una compagna e io vivo per loro.
Tutti i personaggi di “Uomini…” sono, ognuno a
modo loro spaventati, le donne li tengono a bacchetta ed è
un continuo altalenarsi. Anche nei confronti di questa donna che
arriva, Yvonne - interpretata in questa edizione da Ramona Badescu
- ognuno di loro è spaventato. Gli uomini che raccontiamo
sono degli uomini inoffensivi di cui non si può aver paura,
semmai è il contrario. Yvonne è tranquilla: quando
appare in fondo si prende gioco di loro, sottolineando il fatto
che aveva già capito dalla telefonata che si trattava di
uomini spaventati e insicuri.
Esperti
e non sono d’accordo nell’affermare che il maschio o
meglio il ruolo del maschio nel rapporto di coppia sia in crisi.
Com’è cambiato secondo lei il suo ruolo e come si adatta
alle nuove esigenze femminili?
Più che di crisi io parlerei di confusione, c’è
molta confusione nel senso che non si sa bene cosa si vuole davvero.
Noto che le donne hanno bisogno di tenerezza e di dolcezza, ma nel
momento in cui l’uomo si rivela arrendevole, vogliono invece
un modello di uomo duro, c’è una mancanza di equilibri,
e un senso di scontentezza da parte di entrambi. Quello che manca,
secondo me è invece la curiosità, la curiosità
di scoprirsi e di ritrovarsi nella propria diversità. C’è
una TV che dà un immagine falsa della realtà, inculcando
idee e modelli che non sono veri
Allora
…sono sbagliati i modelli?
Secondo me si. Per un rapporto vero e reale ci vuole costanza e
punti fissi, un tempo – io ho quasi cinquant’anni- c’era
il bello e il brutto, il buono e il cattivo tutto era identificabile.
Le nostre generazioni hanno avuto degli ideali forti, allora c’erano
delle mete da raggiungere adesso non ci sono più utopie.
Prima un film rimaneva in cartelloni per mesi, ora è tutto
mercificato c’è tutto e di tutto. In televisione poi,
c’è solo spazzatura, otto cose su dieci sono prodotti
da buttare. La TV è soprattutto un brutto soprammobile. Anche
se esistono fenomeni che smuovono la società, penso al movimento
dei no-global ad esempio…sono un modo per non dire sempre
“signor si” o per non chinare la testa a tutto quello
che ci viene proposto senza un vero senso critico. Sulla guerra,
ad esempio, non c’è una vera presa di posizione da
parte del governo, come anche da parte della sinistra non ci sono
punti di riferimento o un leader forte
Come
vive il suo successo, riesce a conciliare famiglia e lavoro oppure
rinuncia a qualcosa magari a discapito della famiglia?
Riesco a conciliare. La cosa più importante per me è
la mia famiglia e soprattutto non essere schiavo del lavoro, gli
affetti vengono su ogni altra cosa. Mi capita di assentarmi per
lavoro e se non vedo mia figlia per un paio di giorni sto male,
mi chiedo a volte come facciano gli altri. Ce ne sono tanti che
hanno rinunciato alla famiglia, per me sarebbe impensabile non essere
presente nei momenti importanti di mia figlia o della mia compagna.
La vita privata mi appartiene totalmente, in conseguenza di questo
spesso rinuncio volentieri a inviti, feste ecc…
Cosa
si aspetta dal futuro?
Il futuro è mia figlia. In senso lato i bambini, penso e
spero a un futuro migliore di adesso, ma sono scettico. La storia
insegna che i problemi sono sempre gli stessi. Spero che la natura
sia clemente con l’Uomo che è sicuramente il peggiore
degli animali che ha reso l’ambiente invivibile…
E'
un po’ pessimista…
Non credo di essere pessimista. Di recente abbiamo messo in scena
una commedia dal titolo “Muratori” con Edoardo Erba,
Paolo Triestino con la regia di Massimo Venturiello. E’ stato
un evento. Ebbene era la metafora sull’uomo su chi siamo e
dove andiamo. Sul palcoscenico si ergeva ad un certo punto un muro
che alla fine veniva abbattuto, la metafora di questo muro abbattuto
era riferito al teatro come un teatro di vita e di speranza, di
un teatro che riprende a vivere e che rappresenterà sempre
la vita. Queste sono le cose che ti stimolano a continuare a fare
e per cui vale la pena di continuare fare questo mestiere.
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