INTERVISTE ItalyMedia.it
CULTURA, SPORT e SPETTACOLO
040
Intervista a Livio Macchia, la voce de “I Camaleonti”
Quarant’anni di successi e di “Applausi”
Presente, passato e futuro: un bilancio dei più grandi successi del gruppo, a cavallo tra ricordi e nuovi progetti

di Valeria Arnaldi

I CamaleontiIl dvd di un concerto live, un cd di ricordi ma anche nuove proposte e, soprattutto, tanto entusiasmo: è così che I Camaleonti, gruppo storico della musica italiana anni ’60, hanno deciso di festeggiare i loro primi 40 anni. Tutti di estrazione differente, i cinque componenti del gruppo, hanno scritto - ma più che altro cantato - brani che ancora oggi riscuotono un grande successo. In serate revival, ma non solo. A svelarci il segreto di tanta ‘longevità’ in classifica è Livio Macchia, che del gruppo è voce, basso e chitarra acustica, nonché uno dei fondatori.

- Passato, presente e futuro: vogliamo cercare di fare insieme un bilancio di questi primi 40 anni?

- Be’, in passato.. In passato eravamo sicuramente più giovani – ride – ma, in fondo, non siamo cambiati granché. Direi che, guardandoci indietro, cosa che nel corso della carriera, abbiamo fatto diverse volte, rifaremmo le stesse cose. E se in passato eravamo più giovani, cosa dire del presente se non che siamo solo più vecchi? Sembra una battuta – lo è – ma in fondo la verità è proprio questa: non siamo cambiati. Abbiamo mantenuto lo stesso entusiasmo di un tempo. La musica è il nostro lavoro, ma anche la nostra passione, il nostro hobby. Questo ci fa vivere e lavorare bene. Questo ci fa apprezzare dal pubblico.

- Quaranta anni di successi e riconoscimenti più o meno importanti. Nessun rimpianto?

- Qualcuno ce n’è sempre, d’altronde è normale. Avremmo dovuto scrivere più pezzi nostri. Oggi avremmo messo ‘in conto’ guadagni differenti, invece all’epoca, abbiamo preferito fare riferimento ad autori esterni al gruppo. D’altronde, abbiamo avuto i migliori e ci hanno dato dei pezzi splendidi. Forse noi non saremmo stati capaci di fare altrettanto, ma sarebbe stato bello provare. Oggi siamo più che altro degli interpreti, ma mai dire mai…

- Gli autori passati hanno scritto per voi delle canzoni che sono rimaste nel tempo, oggi come procede la creatività?

- Stiamo cercando dei nuovi autori. Non è affatto facile come si potrebbe pensare. Nel nostro ultimo cd abbiamo inserito una canzone che racconta – in musica - questi nostri primi 40 anni. L’ha scritta per noi Fiorellino. A parer mio, è una canzone splendida che non ha nulla da invidiare a quelle ‘storiche’.

- Cosa ricordi con maggior nostalgia degli inizi?

- I tanti premi vinti, ma soprattutto la libertà. Libertà di fare musica divertendosi, spostandosi per l’Italia in carovana a raccontare storie. Si improvvisava ed era coinvolgente sia per noi che per il pubblico. Oggi questo raramente accade ai cantanti. In fondo, noi imparavamo a suonare, proprio esibendoci nei vari concerti. C’era dell’emozione vera, spontanea. Questa emozione, lo devo ammettere, fortunatamente per noi è ancora viva. Quando ci esibiamo in piazza nelle tante manifestazioni dedicate agli anni sessanta, siamo ancora uno dei pochi gruppi che si esibisce dal vivo, sperimentando e coinvolgendo il pubblico. A volte, facciamo degli errori, magari il pubblico non li percepisce ma noi li sentiamo e ne apprezziamo il valore. Quegli errori rendono ogni esibizione unica. La musica non è tutta perfetta. Non deve esserlo.

- Cosa vi manca oggi?

- Ci manca una trasmissione. C’è poco spazio in tv per cantanti come noi. È strano, malgrado la passione per il revival sia sempre molto forte tra la gente, la televisione sembra negarlo. Un tempo c’era “Una rotonda sul mare”, trasmissione che faceva fronteggiare i cantanti italiani dell’epoca. Era bella, divertente, seguita. Oggi che spazio abbiamo? Per il pubblico di chi ha 40 anni o più non c’è nulla. La musica sembra essere solo per i giovani e parlare esclusivamente il linguaggio di MTV.

- E la radio?

- In radio è ancora peggio. Nel nostro ultimo cd “Quaranta anni di musica ed applausi” abbiamo inserito 3 nuovi pezzi. Che difficoltà per farli sentire! Noi non siamo solo “Applausi”, ma chi glielo spiega? Gli stessi discografici sembrano non prendersi cura dei cantanti. Pensa ai giovani. Se il primo disco di un emergente arriva in vetta alle classifiche, ma il secondo tradisce le aspettative ‘da botteghino’, non c’è problema: si cerca una nuova voce. Una volta non funzionava così. Oggi, anche la musica vive una cultura dell’usa e getta. Quanti dei tormentoni di quest’ultimo periodo, tra venti anni saranno ricordati?

- Parliamo di giovani e quindi è spontaneo chiederti se trovi che tra i ‘nuovi’ ci sia qualche proposta da “Camaleonti”.

- Ci piace l’ultimo lavoro di Tiziano Ferro, che ha avuto il coraggio di tornare al melodico. Ma anche il pezzo che Bungaro ha portato a Sanremo… io lo trovo bellissimo. Prendi proprio lui, per esempio. Un pezzo come quello, una volta, sarebbe stato in classifica per 6/7 mesi almeno, oggi dopo Sanremo il cantante deve ricominciare da capo e trovare il modo di farsi conoscere. I nuovi Camaleonti potevano essere i Lunapop, ma si sono sciolti. Risultato? Nessuno di loro fa più nulla. Neanche Cremonini. Non avevano la costanza per diventare grandi. Spero la abbiano “Le vibrazioni”: sono bravi davvero, hanno uno stile personale con contaminazioni anni ’70.

- Un importante passato sarà padre di un luminoso futuro?

- Abbiamo molti progetti. Faremo un album tutto nuovo, senza vecchi successi. Ci stiamo già lavorando, lo finiremo al massimo tra due anni, ma magari, chissà, vi stupiremo con una sorpresa a Sanremo. Abbiamo ancora molta voglia di metterci in gioco… Una cosa è sicura: ci faremo sentire!

 

Torna a Cultura, Sport e Spettacolo

Torna a Home Page Interviste