Dopo
una fortunata tournèe, facciamo un bilancio con Luca
Barbarossa |
Mi sento “Mai perfetto” |
Concerti
in tutta Italia, un nuovo modo di vivere il rapporto con il
pubblico ed un grande sogno per celebrare in allegria la tradizione
della sua città |
di Valeria Arnaldi
“Mai
perfetto”. Si intitola così l’ultimo album di
Luca Barbarossa, che a 43 anni, di cui 23 passati a cantare, ancora
ha il privilegio - come dichiara lui stesso – di sentirsi,
appunto, “mai perfetto”. “La migliore canzone?
- dice - Quella che devo ancora scrivere.”. Nel frattempo,
però, a Roma, sua città natale e musa ispiratrice
di molte delle sue canzoni, dedica due grandi concerti.
La scelta di un doppio concerto nasconde
la presenza di una “doppia anima” di Luca?
La nasconde e la celebra. Io sono come la mia musica, un po’
rock e un po’ melodico. Abbastanza bilanciato tra le due passioni,
se si ascoltano i miei cd. Per una volta, però, complice
anche una promessa fatta ai proprietari del locale da cui è
partita la tournèe che mi avevano chiesto di tornare per
la sua chiusura, mi faccio in due. Staremo a vedere.
Rock e melodico, ma anche benefico…
Sì, all’Auditorium, dove metterò in scena la
mia anima melodica più che più che per scelta per
motivi tecnici – l’Auditorium è il tempio della
musica classica, ma tollera ben poca amplificazione – porto
un concerto ed una testimonianza di stima per l’Associazione
Operation Smile.
Collabori con questa associazione da diversi
anni, come è avvenuto l’ “incontro”?
Per caso. Diciamo che sono sempre stato sensibile alle problematiche
sociali e, soprattutto, delle persone che vivono in paesi e condizioni
meno fortunate delle nostre. In questo caso, galeotta fu la televisione…
Ho visto in tv un servizio sulla loro attività, all’interno
di non ricordo più quale trasmissione, e sono rimasto colpito
dalla scelta di impegnarsi per ridare il sorriso ai bambini. Ho
spedito un’e-mail: Sono Luca Barbarossa, serve aiuto? Eccomi
qua.
Luca Barbarossa è un romano “per
anima e chitarra”?
Ogni volta che mi esibisco nella mia città provo un’emozione
particolare. Mi sembra che il pubblico sia più attento e
critico, e, che, soprattutto, mi conosca meglio. Non a caso, nelle
sue file, ci sono sempre molti amici. Questa volta, poi, ho la prima
esibizione all’Auditorium, che della musica, a Roma, è
il tempio.
Una città vissuta, amata e cantata,
ma anche una città che, con il tempo, è mutata profondamente
Io sono nato in centro, a via di San Giacomo. Allora era un quartiere
popolare, con tante botteghe di artigiani. Oggi è una zona
inavvicinabile, sia dal punto di visto immobiliare – quanto
costa! – sia dal punto di vista logistico – c’è
sempre traffico. La città vera, quella in cui sono nato e
cresciuto, la riscopro in motorino, donandole una nuova, o forse
vecchia, lentezza. Anche i romani sono cambiati o forse non ci sono
più: troppo nervosi o pigri per ricordarsi le bellezze di
una città, su cui basta aprire gli occhi per emozionarsi.
E tu, invece, quanto sei cambiato in questi
anni?
Tantissimo. Sono diventato “grande”? Scherzo, ma sicuramente,
ho vinto molte delle timidezze giovanili. Agli inizi salire sul
palco, mi creava un sincero imbarazzo, piacevole, ma pur sempre
imbarazzo. Oggi, invece, sono io il primo a ricercare il contatto
con il pubblico. è proprio sul palco che mi sento più
a mio agio, vero, e, soprattutto, che sento più vivi la mia
arte ed il mio mestiere.
Ci puoi raccontare un tuo prossimo progetto?
“Voglio fare un disco con le canzoni più nobili della
nostra tradizione. Il sogno sarebbe realizzarlo con una grande orchestra
diretta da Ennio Morricone o Nicola Piovani. Coinvolgerò
anche altri artisti capitolini, qualunque sia il loro genere musicale.
Sarà un disco su Roma, fatto da e per chi la ama.
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