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Dietro le quinte di “Nannarella”, per ricordare Anna Magnani
Le mie parolacce non volgari
Le due Anna: la Mazzamauro veste i panni della Magnani ed è subito grande spettacolo

di Serena Capotorto

Anna MazzamauroCi troviamo nel camerino di Anna Mazzamauro, siamo nella fase trucco, ciò che lei definisce “il momento più importante, oserei dire, quasi più dello spettacolo, perché si pensa allo spettacolo a quello che si sta per fare, c’è una sorta di raccoglimento”.. L’emozione diventa sempre più forte nel vedere la Mazzamauro diventare Anna Magnani con la consapevolezza di non mettere sul palco la vera Magnani, ma una sua astrazione: attraverso un gioco di specchi, l’attrice opera uno straniamento che le permette di trasformarsi e trasformare continuamente i personaggi, lo spazio ed il tempo. Diventa “Nannarella”, ma in realtà Nannarella è anche lei, in un gioco di parole e di ruoli, che lascia il pubblico senza fiato, tra risate e lacrime.

Durante lo spettacolo si dice che Nannarella sia emotiva, disordinata, scontrosa, insomma una donna difficile, lei come la definisce realmente?
Allora ci sei cascata! Di chi è, per chi è, a chi corrisponde come donna quella definizione. E se fosse per me? Sono io che devo fare lo spettacolo e tutti stanno aspettando che scenda pensando che tipo di donna io sia. Insomma “una donna difficile” si può riferire anche a me, perché io mi chiamo Anna perciò sono Nannarella anch’io per i romani. Io voglio questa confusione durante lo spettacolo, perché non voglio assolutamente imitare la Magnani. Ognuno ha la sua storia, il suo talento, però sono romana e questa romanità, oltre al nome, unisce abbastanza il personaggio perché, essere non romani, ma avere la romanità è qualcosa di diverso, di particolare. Definisco la Magnani, e forse questo vale anche per me, una “gatta malata” e la sua romanità mi ha portato a farle un omaggio: senza neanche accorgermene, quasi automaticamente la magia di vivere la sua vita, le emozioni che lei prova mi appartengono in quel momento quasi meccanicamente ed io divento lei…

…la fusione è così forte da non riuscire a distinguere chi sia l’una e chi sia l’altra…
…credo nell’immedesimazione, nel senso profondo del valore delle emozioni. Io tento di raccontare la Magnani, con cautela, con discrezione e affettuosamente tento di infilarmi tra le pieghe di quella sottoveste nera con la quale agisco in scena che è l’immagine mitica della Magnani. All’inizio dello spettacolo dico “quanto me rompono li coglioni quando scrivono pagine e pagine su di me, perché c’è sempre chi cerca di farti “La Biografia”… pare un esame per la salute… “te la sei fatta la biografia amore? Bravo mo te senti meglio”. Io detesto i biografi anche i più intelligenti, i più sensibili, perché non sapranno mai cosa quella persona in quel momento possa aver provato. Per questo che cerco di calarmi nel personaggio con discrezione e cautela.

C’è una parte in cui la Magnani afferma che durante la guerra la gente andava a teatro per dimenticare ciò che c’era fuori. Secondo lei oggi perché la gente viene a teatro?
Qui già è un miracolo che la gente venga e partecipi al nostro spettacolo. Il teatro langue, purtroppo, il teatro è stato “distratto” e sostituito da quei programmacci della televisione; la curiosità vive molto di più della fantasia, il voler sapere cosa fa la gente quando è a casa, questo è stato il successo del Grande Fratello che per me è realmente una grande buffonata! La gente dice che è tutta colpa dell’euro, ma sono tutte scuse perché anche prima le persone se stavano in pantofole davanti al televisore non si staccavano e a teatro non venivano. Io sono una delle poche fortunate, che facendo degli spettacoli che suscitano curiosità ha sempre un certo pubblico che la segue. Non credo che la gente vada a teatro per dimenticare, si va a teatro per provare delle emozioni che il cinema o il video non ti possono dare.

Nannarella ad un certo punto dello spettacolo dice che non accetta ordini da nessuno, che vuole fare l’attrice e che non se ne può più di “questi qua che ci abboffano di stronzate”. Questo è ciò che pensa Anna Magnani, ma cosa ne pensa Anna Mazzamauro?
Ogni epoca ha il suo Berlusconi, il suo Fassino, il suo Rutelli ciò che spinge l’uomo a fare politica difficilmente, credo, sia il bene degli altri. Sono una che non accetta ordini da nessuno, tento di dire sempre la verità, tento di dire no a ciò che non mi sta bene, ma alla domanda “Hai mai accettato compromessi?” direi di si. Mi fanno ridere quelle che dicono di no, e che sono poi le raccomandate classiche che sono andate a letto con chi gli prometteva qualcosa. Anch’io ho accettato compromessi, se questo significava vivere più intensamente la mia vita professionale. Non ti posso dire se sono andata a letto con qualcuno perché non me l’ha mai chiesto nessuno. Spesso scherzando dico che a me nessuno mi ha mai chiesto “se vieni a letto con me ti faccio fare del cinema”, al massimo mi hanno detto “se vieni al cinema con me ti faccio fare il letto!”.

Nello spettacolo utilizza un linguaggio abbastanza forte, ma lei sottolinea e dice che non è questa la volgarità, non sono le parolacce la volgarità…
…per me sono “pasquinate”, anche nella vita dico un sacco di parolacce, però odio la volgarità. È difficile spiegare ad un ragazzo la differenza tra parolacce e volgarità, si possono dire parolacce senza essere volgari e essere volgari senza dire parolacce.

Quanto c’è di Anna Mazzamauro e quanto di Anna Magnani nel testo?
Non si deve capire. È bella questa sovrapposizione di immagini perché posso dire cose che mi appartengono veramente facendo finta di essere Anna Magnani, oppure tentare di scoprire cose che ha detto lei autenticamente attribuendole a me. È una sorta di terapia favolosa nella quale mi immergo ogni sera.

 

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