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Incontro con Dora Cirulli, tra le studiose, in Italia, del gioco sportivo

Sì… la vita è tutta un “gioco”
Terminata  la  quarta edizione  del  Festival  Internazionale  dei  Giochi  in  Strada, “Tocatì”, abbiamo rivolto alcune domande all’esperta sul significato, nella vita di ogni giorno, dei balocchi di ieri ed oggi

di Maira Nacar

Dora CirulliLa quarta edizione del Festival Internazionale dei Giochi in Strada, “Tocatì”, si è appena conclusa. Il centro storico di Verona, per tre giorni (venerdì 22, sabato 23 e domenica 24 settembre), si è trasformato in una grande casa all’aperto, del ludico. Pasteggiando alla cosiddetta “Cucina del Festival” - area “Suoni e Sapori”, con i tradizionali piatti veronesi, accompagnati dai vini tipici locali, han preso forma la serie di convegni, incontri, installazioni ed esposizioni d’artisti al servizio del gioco tradizionale, ma anche del nuovo & antico gioco in strada. Presenti, per l’occasione, 50 comunità ludiche italiane e spagnole. Ad inaugurare, Venerdì, Tocatì - tocca a te, una mostra dal titolo: “I giocatori senza cornice. Incursioni ludiche tra le raccolte del Museo del Prado”. A seguire, l’Osteria del gioco, incontri e convegni su temi di cultura ludica; gli scacchi giganti; la caccia al tesoro in bici. La giornata del venerdì, si è conclusa, con una notte strabiliante… quella del Ponte Postumio, 102 metri d’installazione temporanea, sul “bagnato” del fiume Aige. La conferma, ulteriore, dell’entusiasmo del pubblico, partecipante a tale genere d’iniziative, ha reso bene l’idea su quanto il concetto di gioco manca, oggigiorno. Il gioco è una cosa seria. E’ quel collante che unisce più generazioni, che ci fa ricordare la stagione dorata dell’innocenza, quella in cui ci aprivamo al prossimo, sognando un futuro migliore. Il gioco è scuola di vita, insegna la disciplina, alimenta la fantasia, la creatività, detta schemi e regole del savoir-vivre, in società. Dell’importanza del recupero del ludico, nella nostra vita, ne abbiamo parlato con un’esperta del settore, Dora Cirulli.

Il gioco è una cosa seria. L‘importanza dell’aspetto ludico, nella vita, è dimostrato dal fatto che esso è in grado di aggregare  le generazioni, le culture del mondo e  le tradizioni di cui vanta.
La mia idea si collega perfettamente con questo concetto, infatti, il gioco oltre a non avere eta’ specifiche, è un fortissimo elemento di aggregazione e di formazione umana, basti pensare al solo fatto che è, proprio, tramite il gioco, che il bambino si avvicina alla vita, socializzando ed imparandone i primi rudimenti comportamentali. Io ho voluto, semplicemente, risalire alle origini, studiare e capire cosa accadeva in un’era, non governata dal computer e dall’isolamento. Il gioco antico, infatti, a differenza dei giochi moderni, lasciava maggiore spazio all’inventiva, sviluppando la creatività del bambino ed inoltre, richiedendo. al bambino, una buona dose di movimento, ne migliorava lo sviluppo fisico.

Lei si  occupa, da anni, del recupero dei passatempi antichi (in primis, di quelli sorti a Roma e nel Lazio, nel secolo XIX). Come è nata questa passione?
Non saprei dire, esattamente, come è nata questa passione, perché non ha avuto una genesi puntuale, ma si è manifestata, in varie forme, con l’andare del tempo, fino ad assumere la forma definitiva che ha dato luogo alla manifestazione che tutti conoscete. Sicuramente, pero’, è derivata dalla grande passione che ho sempre avuto per il gioco sportivo,che mi ha portato ad esplorarne ed apprezzare il gioco, in tutte le sue forme.

Quali sono, nella fattispecie, i giochi di società dell’Antica Roma, sviluppati  a tutt’oggi? 
Dalla “Passatella” alla “Morra”, dalla “Ruzzica” alla “Zecchinetta”, dal “Rubacantoni” al “Tre-tre-giù-giù”, dal “Sartalaquaja” a “camminà” a “Zipidì a Zipidè”, da “Chi tocca per primo er ganghero” a Topa Topa”, da Pilaccia in canoffiena” a “Topa Topa”, da “Pilaccia in canoffiena” a “Madama Dorè”. Oltre, quattrocento, sono i giochi creati dagli adulti e divenuti, solo, in seguito, patrimonio dei ragazzi. Rappresentano il volto popolare della Roma di ieri. Giochi poveri, ma fantasiosi, che si è soliti ricordare, come “i giochi del nonno” e che ricompongono un suggestivo spaccato, di una Roma che non c’è più. Il mio impegno sarà dedicato ai quei bambini e ai ragazzi di oggi, costretti a convivere, in angusti spazi, con i loro giocattoli, che nulla più lasciano all’immaginazione e obbediscono, solo,  alle leggi inique del mercato. Il mio obiettivo è far rivivere, invece, il fascino dell’ antico, la vivacità popolaresca, l’ingenua riproposizione di antichi miti e riti, di quei divertimenti di strada e dei passatempi d’osteria, che, anche, i più grandi, solevano concedersi con allegria e che, pure, ci aiutano a ricomporre il mosaico della vita quotidiana della Città Eterna.

Quando ha intuito dell’importanza del recupero  della memoria ludica?
Una volta completato il mio ciclo di studi, ho sentito la necessita’ di portare un contributo alla materia, sviluppando ed approfondendo questo settore. In particolare, ho voluto sperimentare delle attivita’ spontanee, che possano nascere, anche, in luoghi privi di attrezzature specifiche.

Tra le varie sue partecipazioni radio-televisive, come studiosa del costume  ludico-sportivo, ricordiamo quelle su radioitalia e su rai uno – nel programma Uno mattina, nella passata stagione Tv.
Tutto è nato da un progetto, inviato al Comune Di Roma, per l’organizzazione di una manifestazione del Recupero di questi giochi, all’interno del Parco di Villa Ada. Poi, successivamente, ho partecipato alle varie trasmissioni da Lei menzionate.

Dott.ssa Cirulli, lei, d’accordo con altri  massimi esperti del settore, ha affermato, in un’intervista, che “il recupero dei giochi tradizionali possono migliorare la società, riportando la gente nelle strade, per un’occupazione intelligente del proprio tempo libero”.
Certamente, in quanto i giochi di strada, favorendo l’aggregazione ed il dialogo fra le persone, riescono ad attenuare e, forse, anche, ad annullare la conflittualita’ fra le persone. Inoltre, il gioco di gruppo non avendo alcuna distinzione di razza o religione, ben si presta ad essere uno strumento di aggregazione fra i popoli, cosa, questa, necessaria, in un mondo che si appresta a divenire multietnico e, pertanto, dipendente dal dialogo e non dalla solitudine e incomunicabilità’.

Per questo, ha voluto, con tutte le sue forze, adunare nel 2003, in un’importante villa di Roma -  Villa Ada -  gran parte del bel mondo sportivo, associazionistico e ludico sia  regionale sia nazionale,  nelle  Giornate Nazionali dei giochi tradizionali popolari, grazie alla manifestazione “Il futuro del Passato-Giochi, sport tradizioni dei paesi in città”. Dottoressa… ci tracci un bilancio, di questa prima esperienza sul campo… o meglio sul parco.
Era la prima volta, per me, che organizzavo una manifestazione sportiva, e, come dire, questo è ben diverso dallo scrivere un progetto. Ad Ogni modo è andata benissimo, al di là, d’ogni mia aspettativa. Non mi aspettavo di trovare un’attenzione così grande, dai media. Alla manifestazione hanno partecipato un migliaio di persone.

Sappiamo che lei vorrebbe  rendere, stabile & itinerante al tempo stesso, l’iniziativa culturale sperimentata, a Roma, attraverso il rispolvero, anche, dei passatempi antichi di altre regioni.
Infatti, avrei in progetto di esportare il modello, nelle varie regioni, mediante una trasmissione televisiva itinerante, nella quale esplorare i vari giochi e, attraverso di essi, studiare e tramandare le varie culture.
 
Nella vita  lei è Docente Universitaria, nell’ambito dello sport e tempo libero, con un’appendice legata al mondo del lavoro e del commercio, nonché organizzatrice di  eventi tematici.  
Lo sport  ha occupato metà della mia vita, prima come atleta e, successivamente, come insegnante di Educazione Fisica. Non a caso, gestisco un’associazione sportiva, che, oltre a diffondere la promozione sportiva, organizza anche eventi sportivi. Sono laureata, anche, in Scienze delle Comunicazione, proprio,  perché ai tempi miei, l’I.S.E.F non era laurea. Nel momento che stavo per laurearmi L’isef è diventata Laurea in Scienze Motorie. Aspirerei a diventare docente Universitaria e dedicarmi alla Ricerca; al momento collaboro solo.

Uscendo un attimo dal seminato espressamente professionale, sappiamo che lei ricopre, in politica, una carica d’indubbia rilevanza: quella di  Delegata Nazionale del Movimento Femminile  D.C.  che fa riferimento ad  Angelo Sandri.  Ebbene, che tipo d’iniziative ludico-sportive pensa di inserire o inserirà, nel suo programma in rosa? 
Da circa cinque anni è entrata nella mia vita un altro amore LA POLITICA “La DEMOCRAZIA CRISTIANA”. Occuparsi dei problemi della società, in particolare del mondo femminile, lo considero un dovere sociale. Abbiamo, tutti, il dovere d’impegnarci, affinché il nostro Paese torni ad essere competitivo, nella nuova società cosiddetta “globale”.

Che rapporto aveva, Dottoressa Cirulli, da bambina, con i giochi di società?
Provenendo da un piccolo paese dell’Abruzzo, dove la vita si svolgeva, essenzialmente, nella piazza del paese, ho avuto modo di crescere, proprio, con questi giochi.

Quali erano i suoi preferiti?
La Campana, la corda e la ruba bandiera.

Ha un ricordo  particolare, legato ad un passatempo, che, può rivelarci?
La campana… mi piaceva disegnarne il tracciato.

Con che cosa giocherà, assieme ai suoi bambini, se, come e quando arriveranno?
Credo che, forse, lo decideranno loro, in fin dei conti il gioco, per un pò di tempo,  sara’ la loro vita.

 

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