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A tu per tu con un’ex diva a luci rosse ora webmanager

Le confessioni di una pornostar
La storia di Gilda Pedone, da ragioniera ad attrice hard…delusioni comprese

di Laura Nuti

Gilda Pedone«Portati un maglione di lana che fa freddo». È stata la raccomandazione di sua madre prima di andare in Ungheria per girare il suo primo film porno. Correva l’anno 1996 e Gilda aveva 29 anni. Nessuno sa se, quel giorno, il maglione nella valigia ce l’abbia messo davvero. Di certo ha portato con sé il suo passato di bambina cresciuta in una famiglia aristocratica, educata in un collegio esclusivo e di ragioniera diplomata con la passione per lo strip e la lotta nel fango. Perché Gilda Pedone (alta 1,74. misure 94, 62, 94) non è, anzi non è stata, una pornostar come tutte le altre. Adesso, dopo l’ennesimo boccone amaro, ha lasciato definitivamente il set per dedicarsi alla sua nuova passione: internet. In questo speciale c’è la sua storia. Quella di un personaggio scomodo (per gli addetti ai lavori), apprezzato (per tutti i fan), sicuramente disinibito e originale.

Gilda, come fa una ragioniera a diventare una pornostar?
Una che vuole fare la pornostar pensa che sia sufficiente essere bella, simpatica e disponibile. Ma non è vero niente. Io, ad esempio, l’ho fatto per caso anche se poi ho cercato di realizzarmi in questo ambiente: una cosa impossibile. Quando un produttore decide che tu diventerai una pornodiva, non lo fa perché fai sesso meglio delle altre: a lui interessa che tu venda. Tutto è cominciato quando avevo 23 anni. Volevo fare la modella e mi presentai per una sfilata a Milano ma fu un disastro. Tuttavia, in prima fila c’era il titolare di un noto locale dove si facevano il catch e lotta nel fango. Gli sono piaciuta. Così, ho iniziato a combattere in incontri notturni fino a quando mi sono licenziata da ragioniera per seguire interamente la lotta. Purtroppo il locale ha chiuso poco dopo e mi sono ritrovata a fare lo strip. Poi un bel giorno si è presentata la redazione di “Le Ore” chiedendo alla mia collega di posare per la copertina. Lei era incinta e ha dovuto rifiutare, così ha lasciato il servizio a me. A quel punto sono cominciate le richieste dei produttori cinematografici.

Quindi sei passata al cinema…
Sì e insieme alla mia carriera sono nati anche i miei problemi. Me lo ricordo benissimo quel giorno nello studio del produttore milanese: scrivania megagalattica, con vetrata alle spalle e foto di donne nude ovunque. Io ero tesissima, terrorizzata e tenevo stretto il mio book di foto. Mi hanno parlato dei film, di compensi da capogiro, del fatto di viaggiare all’estero. Quando mi sono decisa a firmare ha tirato fuori un contratto spesso come un libro e sono comparse 20 persone tra fotografi e giornalisti. Una settimana dopo ero già in Ungheria.

Poi, qualcosa è andato storto…
Eccome. Non volevano assolutamente pagarmi. Sono andata anche per vie legali ma sono arrivate minacce pesanti. È una cosa frequente in questo ambiente: con il ricatto tengono in sospeso tantissime attrici. Specialmente quei produttori che hanno molto traffico con le donne dell’Est. Io sono riuscita a staccarmi, il problema è che i miei film hanno cominciato a stravendere e il produttore si è pentito. Allora ha fatto spezzettare tutti i miei film e li ha rimessi insieme, facendoli diventare una quindicina.

Così hai lasciato…
Per un periodo mi sono ritirata e ho deciso di cambiare vita. Mi sono rifatta tutto: ho speso 16 milioni solo per il seno; poi le unghie in ceramica, l’extension ai capelli e le labbra. Sono ritornata sul set l’anno scorso. Mi aveva contattato un produttore bergamasco che mi aveva promesso di portarmi a Cannes e in televisione. Con lui ho fatto due film veramente molto belli. Ma ancora una volta sono stata pagata una miseria e le promesse sono volate al vento. In ogni caso sono riuscita ad andare in tv, a “Ciao Darwin” e a “Buona Domenica”. Sono stata anche alle fiere erotiche dove ho conosciuto ancora di più l’ipocrisia e la falsità del mondo dell’hard e di molte mie colleghe: tutte col marito, i bambini, felici e strapagate.

 

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