L’otto dicembre 1980 scomparve una delle icone più importanti della musica rock: John Lennon. La sua morte fu un fulmine a ciel sereno per tutti, poiché nessuno si sarebbe mai aspettato che un portavoce della storica ala pacifista americana e non solo, perdesse la vita in cosi tragiche circostanze. Mentre l’ex dei Beatles si trovava di fronte all’ingresso del suo lussuoso alloggio “Dakota Palace” sulla 72ma strada a New York, fu avvicinato da un giovane squilibrato: Mark David Chapman, che lo freddò con cinque colpi di pistola.
Nonostante siano chiaramente emersi i problemi mentali di Chapman, fan esaltato, tossicodipendente e ossessionato da stili di vita antisociali, sulla intera vicenda è rimasto un alone di mistero: per ben venticinque anni infatti, i dossier FBI relativi all’omicidio sono rimasti segreti e solo oggi si intravede piena luce sul tutto.
Lennon non ebbe mai un buon rapporto col governo statunitense, date le sue posizioni estremiste e sostenitrici dell’ala sinistra più radicale. Le varie amministrazioni succedutisi nel tempo si sono sempre rifiutate di fornire spiegazioni totalmente esaurienti, e tanto più di rendere pubblici i famosi files dell’FBI. È d’altro canto certo che il Federal Bureau of Investigation aveva da tempo avviato delle indagini su Lennon, poiché si sospettava finanziasse fazioni rivoluzionarie e violente.
Insomma la reciproca antipatia tra repubblicani (che al momento dell’omicidio erano al governo) e Lennon, e la volontà di tenere segreti i rapporti sull’avvenuto, ha nel corso del tempo alimentato una teoria cospirativa seguita da numerosi sostenitori. Anche Clinton, presidente democratico, temporeggiò sull’argomento, dimostrando che tale questione è veramente oscura.
Jon Wiener, professore di storia presso la California University, è riuscito grazie alla sua tenace determinazione, ad ottenere finalmente la pubblicazione dei controversi dossier. Il professor Wiener in virtù del FOIA (Freedom of Information Act) ha chiesto al giudice federale di far rilasciare tutti i documenti sulla questione, ed è riuscito nel suo intento, dopo una battaglia legale durata ben quattordici anni.
Finalmente si può avere un po’ più di chiarezza grazie al libro “Gimme some truth: the John Lennon FBI files”.
Il caso Lennon viene definito il “Watergate del rock ‘n’ roll” quasi a suggellare i caratteri grotteschi dell’episodio in questione. Per lungo tempo molti sostenitori della cospirazione hanno tenacemente difeso le loro tesi e oggi devono scontrarsi con una realtà piuttosto deludente. Effettivamente, come svela il “Los Angeles Times”, i dossier pubblicati non contengono grandi indicazioni, ne rivelazioni sconcertanti, ma esaminano al dettaglio esclusivamente l’attività politica dell’artista. Nei files in questione appaiono palesi i rapporti tra John Lennon e alcune frange dell’estrema sinistra, ma emerge altrettanto chiaramente che non vi sono prove di un legame formale o dei famosi finanziamenti a fazioni rivoluzionarie.
Lo stesso Wiener sembra dare più credito al fatto che si tratti non di dossier sconcertanti quanto di un dilemma originato per lo più dal silenzio creatosi attorno alla vicenda e dagli occultamenti delle varie amministrazioni. Si è trattato di una mistificazione, che come al solito ha dato il via alla consueta creazione di strane favole a cui l’uomo ha l’abitudine di credere.
Nonostante ciò non si capisce come mai il governo americano abbia sempre mantenuto un atteggiamento di chiusura verso chiunque chiedesse informazioni sull’accaduto. Si tratta di un errore di valutazione politica, forse dovuto alla volontà di non sottolineare come l’apparato governativo rivolgesse sempre e comunque tutte le sue attenzioni nei confronti di personaggi “scomodi”. Forse una più corretta valutazione della situazione avrebbe evitato tutte queste polemiche e fantasie. Wiener definisce ciò come un frutto della “paranoia per la legge” che paradossalmente ha offerto risultati contrari a quelli voluti e ha sancito l’ennesimo errore politico statunitense. Ciò non toglie che a volte è pienamente legittimo tenere sotto controllo determinate personalità che dietro semplici attività artistiche di protesta possono nascondere qualcosa di più. Sarebbe bastato affrontare le indagini in modo più trasparente e distaccato, rendendo l’opinione pubblica partecipe di ogni sviluppo, lasciando il tutto all’autonoma capacità di giudizio del cittadino.
In ogni caso gli studi di Wiener sono molto interessanti, forse poco “scottanti” data la reale natura dei documenti, ma altamente importanti per comprendere alcuni aspetti di un periodo scuro per la storia americana e mondiale, che parte con le proteste studentesche e culmina con la guerra del Vietnam. Lennon era un’ icona del tempo e per molti un mito odierno, perciò al di la di ogni giudizio politico è necessario esaminare la vicenda, soprattutto per comprendere a pieno l’energia che una musica “cult” come il rock’n’roll può scatenare, sino a diventare musica impegnata e di protesta.
Il dato di fatto è che anche Lennon è finito nel vortice dei meccanismi commerciali, si pensi a tutta la discografia postuma o ai vari gadgets a lui dedicati.
Ma senza dubbio il libro si distacca da quello squallido filone che sfrutta personaggi “mito” per fini meramente economici, poiché mira solamente a far conoscere delle documentazioni per troppo tempo nascoste.
Il libro serve anche a riportare in vita il vero senso della musica di protesta, che oggi ha assunto tratti comici ed opportunistici. Molti artisti infatti atteggiandosi a “rivoluzionari” mirano solo ad attirare masse di fans politicamente orientate e a costruirsi un bacino di ascolto più ampio tramite bambineschi messaggi populistici, inaridendo il senso genuino della musica di protesta vecchio stile, di cui Lennon era un vero e proprio portabandiera. Al di la degli schemi politici infatti, Lennon, nonostante alcuni suoi aspetti deprecabili, era realmente promotore dei suoi ideali ed era direttamente coinvolto nelle sue lotte. Forse leggere questo libro farebbe bene sia a molti musicisti di oggi che ai loro fans poco attenti.
Ivo Speziali
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