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Lezione 1°
- Psicoacustica -
La percezione del suono

 


Psico-acustica – La percezione del suono

Per riuscire a gestire con abilità e consapevolezza un mix, dalla registrazione di un segnale fino alla realizzazione del Master, è necessario comprendere, innanzitutto, quali caratteristiche possiede il suono, come si propaga e in che modo viene “tradotto” dall’orecchio umano.
Il suono non è altro che una vibrazione delle particelle d’aria che, attraverso un sistema di compressione e rarefazione, determina una sensazione uditiva: questo movimento di “andata e ritorno” rappresenta l’Onda Sinusoidale: la sinusoide non è altro che la forma d’onda pura e viene chiamata anche “fondamentale”, mentre i multipli interi di questa frequenza fondamentale sono le Armoniche, onde sinusoidali in relazione armonica con la fondamentale.
Sinusoide
Si può anche parlare di armoniche come Parziali ma, generalmente, si intendono quest’ultime come multipli non interi della fondamentale: molti strumenti infatti, ed il pianoforte è uno di questi, presentano, nella complessa serie di armoniche che costituiscono la loro qualità tonale, anche componenti che non sono in relazione armonica con la fondamentale.
Generalmente, con il termine suono puro si intende un segnale sinusoidale semplice, mentre un suono complesso è un segnale che presenta un numero variabile di armoniche correlate alla Prima Armonica (fondamentale).
Concetti fondamentali:
La Frequenza è il numero di cicli o periodi al secondo che compie un’onda ed è misurata in Hz (cicli al secondo). Le proprietà distintive del suono sono tre:
1) L’altezza: è l’attributo che distingue un suono basso da uno alto, l’ottava più alta del pianoforte da quella più bassa ed in realtà dipende dalla frequenza, nonché dal timbro e dall’intensità di un suono. Spesso l’altezza si confonde con la frequenza, ma pur essendo legata ad essa, non vi è un rapporto lineare che le lega; a tal proposito è stata introdotto il Mel, un’unità di misura soggettiva in funzione della frequenza.
2) L’intensità: distingue un suono debole da uno forte ed è il risultato del livello di pressione acustica del movimento di vibrazione delle particelle d’aria.
3) Il Timbro: è la qualità che ci permette di distinguere il suono di un violino da quello di una voce ed è determinato principalmente dalla quantità e dalla disposizione delle armoniche nello spettro di segnale ma è influenzato anche da altri fattori quali i transienti d’attacco, l’intensità e l’altezza del segnale. Il timbro è quindi una proprietà dei suoni complessi ed anch’esso è soggettivo, poiché è in funzione dello spettro. La posizione dell’ascolto ed il livello sonore possono influenzarlo.
La distanza percorsa da un’onda nel tempo per compiere un intero ciclo o periodo è chiamata Lunghezza d’onda; sapendo che la velocità del suono è di 344 m/s (metri al secondo),delle semplici equazioni ci permettono, data la frequenza, di conoscere la lunghezza d’onda e viceversa:Lunghezza d’onda (m) = Velocità del suono (m/s) : Frequenza (Hz)
quindi
Frequenza (Hz) = Velocità del suono (m/s) : Lunghezza d’onda (m)
Es. Voglio conoscere la lunghezza d’onda di un segnale 200 Hz:
Lunghezza d’onda (m) = 344 : 200 ? 1,72 metriRelativamente alla lunghezza d’onda ed al concetto di sinusoide spesso ci si trova a dover fare i conti con la Fase: un ciclo sinusoidale completo corrisponde a circa 360°; se due onde sinusoidali coincidono nel loro angolo di fase, ovvero partono entrambe nello stesso istante iniziale le onde saranno in fase; al contrario, se ritardiamo un’onda di un determinato periodo di tempo, avremo un corrispondente ritardo di fase; se il ritardo tra le due onde sinusoidali è tale da creare un ritardo di fase pari a 180°, l’istante positivo della seconda coinciderà con quello negativo della prima e avremo la cosiddetta Controfase, con il conseguente annullamento del segnale. Per questo la fase è un elemento che va tenuto sotto controllo dalla registrazione - microfonazione, sino al missaggio.Strettamente legato al concetto di armonica è quello di Ottava: è cosi definito l’intervallo di frequenze dato dalle variazioni armoniche secondo un rapporto non lineare ma logaritmico. La rappresentazione sottostante mostra più chiaramente la differenza fra i due differenti tipi di intervalli, quello delle armoniche e quello delle ottave:Ottave – Scala logaritmica

Data la Fondamentale ? 100 Hz
1° Ottava ? da 100 a 200Hz 2° Ottava ? da 200 a 400Hz 3° Ottava ? da 400 a 800Hz
4° Ottava ? da 800 a 1600Hz 5° Ottava ? da 1600 a 3200Hz 6° Ottava ? da 3200 a 6400Hz

Armoniche – Scala lineare
Data la Fondamentale ? 100 Hz
2° Armonica ? 200Hz 3° Armonica ? 300Hz 4° Armonica ? 400Hz 5° Armonica ? 500Hz
6° Armonica ? 600 Hz
Vediamo quindi come il rapporto 2:1 fra due frequenze sia proprio delle ottave.
Questo rapporto è espresso dalla seguente equazione:
f 2 : f 1 = 2?
n = numero di ottave
f 2 = estremo superiore (frequenza)
f 1 = estremo inferiore (frequenza)Es. Il limite inferiore di una banda di frequenze è 80 Hz e la larghezza di banda è di 2 ottave.
Vogliamo conoscere il limite superiore:
f 2 : 80 = 22

f 2 = 80 x 22
f 2 = 80 x 4
f 2 = 320 HzL’unità di misura del livello di pressione sonora (Spl) è il Decibel. Esso non è altro che una funzione matematica logaritmica che ci permette di ridurre in scala più piccola una scala di valori numerici altrimenti ingestibile. Quando ci riferiamo a due potenze un decibel è uguale a 10 volte il logaritmo del loro rapporto, mentre se ci riferiamo a due tensioni esso è pari a 20 volte il logaritmo del loro rapporto. Possiamo incontrare:
DBm = decibel riferito a 1 milliwatt, DBV = decibel riferito ad 1 volt, DBu o DBv = decibel riferito a 0,775 volt.
Il livello di potenza ( L1) rispetto ad un’altra potenza (L2)può essere espresso in Bel ( da Alexander Graham Bell ):
L1 = lg W1: W2 x B (Bell)
Il decibel, come dice la parola stessa non è altro che 1/10 di Bell, infatti:
L1 = 10lg W1 : W2 x dB (Bell)
E’ importante non confondere il concetto di pressione sonora con quello di livello di pressione sonora: la prima utilizza come unità di misura il Pascal e fa riferimento ad una gamma di valori numerici molto vasta e quindi sconveniente da utilizzare nelle misurazioni; per ovviare a ciò si sceglie di fare riferimento alla scala in decibel, più piccola e facilmente gestibile: parliamo in questo caso di livello di pressione sonora. Se cominciamo a parlare di Hertz e quindi di frequenze dobbiamo prendere in considerazione il concetto di Spettro: esso è il campo di distribuzione delle energia sonora in relazione alla frequenza; lo spettro uditivo dell’uomo va dai 20 Hz (limite inferiore) ai 20000 Hz (limite superiore). Le frequenze al di sotto di questo limite inferiore vengono chiamate Sub-audio, mentre quelle oltre il limite superiore sono i cosiddetti Ultrasuoni; nonostante queste frequenze non siano per noi udibili, esse rappresentano comunque delle informazioni musicali per il nostro ascolto. In un mix ed in generale in ogni tipo di valutazione e scelta per un tecnico del suono, è importante tenere conto delle caratteristiche dell’ascolto umano e ottimizzare le proprie possibilità applicative in funzione delle proprietà di quel magnifico organo che è l’orecchio umano, a cui spetta il delicato compito di tradurre l’insieme delle informazioni acustiche in segnali nervosi per il nostro cervello. Il principio alla base è quello di un trasduttore (dal latino trans + ducere = condurre attraverso): una vibrazione acustica fa muover il fluido all’interno della chiocciola che, in questo modo, muove le stereocilia (minuscoli peli disposti su cellule ciliate) che piegandosi traducono questa iniziale pressione acustica in scariche nervose; questi movimenti sono proporzionali alla pressione sonora e si muovono su un range di 80db.
A questo splendido, seppure qui molto semplificato, meccanismo si legano una serie di considerazioni: innanzitutto, la risposta in frequenza del nostro orecchio non è lineare, ma presenta una scarsa sensibilità alle frequenze basse ed un picco di pressione intorno ai 3000Hz, dovuto alla risonanza del canale uditivo ad un quarto della lunghezza d’onda (3cm); più nel dettaglio gli studiosi Fletcher e Munson, nel 1933, rappresentarono le cosiddette Curve di Isofonia o anche curve di uguale sensazione sonora, nelle quali viene rappresentato di quanti db deve essere aumentato o diminuito il livello di un suono per produrre la stessa sensazione sonora di un altro ad un’altra frequenza; in realtà, queste curve fanno riferimento ad un parametro soggettivo: la sensazione sonora, infatti, si riferisce a confronti e medie di prove di ascolto che hanno portato, nel successivo sviluppo di Robinson e Dadson, ad uno standard internazionale di valutazione; l’unità di misura della sensazione sonora è il Phon.
Altra caratteristica dell’ascolto umano è il concetto di Banda Critica: il concetto è che la larghezza di banda di un determinato suono influisce sulla sensazione prodotta; se abbiamo una frequenza centrale di 1000 Hz il rumore compreso nella larghezza di banda di 100 Hz da una determinata sensazione sonora e nulla cambia se aumentiamo la larghezza di banda a 160 Hz, ma se la banda supera i 160 Hz ci sarà un aumento del livello di sensazione sonora; questo è giustificato dal fatto che l’orecchio umano analizza il suono per bande critiche di circa 1/3 ottava ovvero possiede dei filtri passa-banda centrati intorno a qualunque frequenza.
Per ogni tipo di ascolto, in funzione dello spazio, l’orecchio percepisce due componenti del suono: la componente diretta e quella riflessa. Per diretta si intende quella parte del suono che giunge dalla sorgente all’ascoltatore senza subire cambi di direzione, mentre la componente riflessa è la componente ritardata del segnale, frutto principalmente delle condizioni di ascolto; a questo proposito la Legge del primo fronte d’onda stabilisce che il suono che giunge direttamente all’ascoltatore crea la principale percezione della direzione; l’orecchio umano riesce ad individuare la direzione di un suono dalla combinazione vettoriale delle componenti riflesse e di quelle dirette alla quale contribuisce passivamente anche lo stesso padiglione auricolare: questo processo è chiamato Funzione di Trasferimento. Sul problema della cosiddetta Localizzazione Binaurale, ovvero della localizzazione della sorgente sonora in funzione di un ascolto stereofonico, lo studioso Rayleigh ha cercato di comprendere quali fattori sono coinvolti in questo processo di localizzazione: al di sotto dei 1000 Hz prevale l’effetto della fase, quindi del tempo, mentre al di sopra dei 1000 Hz quello dell’intensità; inoltre il cranio tende a nascondere all’orecchio più distante dalla sorgente parte dell’energia sonora permettendoci di individuarlo nello spazio.Riguardo alle componenti riflesse, l’Effetto Haas o effetto precedenza stabilisce che un suono riflesso con un ritardo compreso fra i 5 e i 35 ms deve essere aumentato di più di 10 db rispetto a quello diretto perché venga percepito come un eco distinta: esiste una soglia di percezione della riflessione al di sotto della quale un suono non viene percepito come riflesso: se si aumenta di poco il livello della riflessione rispetto alla soglia si noterà un certo senso di spazialità; se si aumenta di 10db il livello rispetto alla soglia ci sarà un ampliamento dell’immagine sonora; aumentando il livello della riflessione di altri 10db si avvertirà il suono riflesso come un eco distinta. Può essere utile calcolare il ritardo della riflessione e l’equazione sottostante spiega come fare:Ritardo della riflessione = ( Percorso riflesso – Percorso diretto ) : Velocità del suonoLivello della riflessione = 20lg Percorso diretto : Percorso riflessoLa propagazione del suono è un aspetto che riguarda da vicino la praticità del lavoro e le problematiche annesse. Per definizione il suono, in campo libero, si propaga per linee rette e la sua intensità è uniforme in tutte le direzioni: il suo mezzo di trasmissione è l’aria; la Legge dell’inverso del Quadrato stabilisce che l’intensità del suono è inversamente proporzionale al quadrato della distanza; ad un aumento di 6 db corrisponde un raddoppio della distanza. A questo proposito esiste una formula che ci permette di calcolare il livello di pressione sonora ad una certa distanza dato un livello di riferimento ad un’altra distanza:
L2 = L1 -20lg ( d2 : d1 ) dB
Es. Abbiamo un livello di pressione sonora di 40dB a 2 metri e vogliamo conoscere il livello a 6 metri:
L2 = 40 -20lg ( 6 : 3 ) = 33,9 dB

Paolo Paterna

 
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