di Paola Pilati

Il taglio sul cuneo promesso da Prodi? Meglio un premio a chi crea posti fissi. E aumenti di stipendio a chi produce di più. La ricetta del segretario della Cisl colloquio con Raffaele Bonanni

Vorrebbero venderlo come un 'New deal' rooseveltiano, ma su questo taglio di cinque punti del cuneo fiscale non c'è in ballo una somma con cui gli italiani si possono certo arricchire. E poi mi aspettavo che la scossa la dessero subito. Invece bisogna aspettare. Cerchiamo almeno di mirare bene: non dando soldi, per esempio, a chi non è esposto alla concorrenza... Da quando è al vertice della Cisl, Raffaele Bonanni ha scelto lo stile muscolare. Attacca volentieri, polemizza, trasmette voglia di misurarsi con tutti su tutto. Nessun timore reverenziale, per esempio, nei confronti del ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, accusato prima di essere "un ventriloquo di Maroni" per via della sua perplessità sulla concertazione, poi di essere "l'amico del giaguaro" per i sacrifici annunciati nella prossima finanziaria. Ora, Bonanni ha deciso di entrare a gamba tesa sul tema del taglio del cuneo fiscale, promesso in campagna elettorale da Romano Prodi, che da venerdì 28 diventa ufficialmente un dossier sul tavolo di palazzo Chigi nel primo vertice sulla nuova politica dei redditi.

Il segretario Cisl ha una proposta che farà discutere. Primo: i cinque punti di taglio devono essere dati solo alle imprese che faranno assunzioni, e assunzioni mirate a donne e ultracinquantenni. Secondo: parte delle risorse deve servire ad aprire la strada alla contrattazione a livello aziendale. Quella che oggi o non si fa (nelle azienda più piccole) o spesso avviene fuori busta, con assegni ad personam, e che in media interessa solo il 30 per cento dei lavoratori. Invece, imprese e lavoratori dovranno essere incentivati ad adottarla perché quegli aumenti devono essere detassati. In cambio, gli imprenditori avranno trattativa aperta su flessibilità per turni e assunzioni.

Questo vuol dire far passare la riforma della contrattazione come volete voi e non come voleva la Cgil. Ora siete arrivati a un accordo?  
"Diciamo che le differenze tra noi, Cgil e Uil si stanno assottigliando. E se il ministro del Lavoro Cesare Damiano ci dà una mano, come sembra, possiamo riscrivere la politica dei redditi".

Partiamo dal cuneo: come si ripartisce il taglio? Quanto alle imprese e quanto ai lavoratori?
"Nessuna divisione. Farò la figura del presuntuosetto, ma siamo stati noi i primi a dire: quali soldi? Se distribuisci i soldi, vuol dire che prendi i soldi del cuneo, che sono i contributi previdenziali. Ma quelli non li devi toccare".

In realtà si trattava di trasferire i contributi a carico dello Stato...
"E noi non siamo d'accordo. Noi diciamo: agite solo sulle tasse. Faccio un esempio, che ha trovato il favore di Damiano: tu impresa avrai l'abbattimento solo quando assumi, e se assumi a tempo indeterminato".

Abbattimento di cosa?
"Delle tasse".

Quali tasse? L'Irap?
"Quelle che paga l'impresa, che subisce una pressione fiscale del 30 per cento circa. Bisogna agire dentro il calderone di questa tassazione d'impresa. Poi si vedrà tecnicamente quale. La condizione è che tutte le assunzioni devono avvenire a tempo indeterminato, con delle priorità".

Quali?
"Le donne, che hanno un tasso di occupazione inferiore agli uomini. E poi gli ultracinquantenni. Esattamente come ha fatto de Villepin in Francia il mese scorso. Quindi non soldi, ma sostegno alle situazioni sociali più stridenti".

Dall'abbattimento del cuneo all'incentivo all'occupazione. Ma ci sono aziende che hanno già molto personale, e aziende che invece sono più finanziarie e non ne hanno bisogno. Lei pensa solo al manifatturiero, magari a scapito di società tecnologicamente più avanzate. Un'impresa che non ha necessità di assumere si trova tagliata fuori...
"Non è affar mio. Sarà il ministro a cercare una ricetta. Magari con una parte di sgravio fissa e una parte legata alle assunzioni".

I lavoratori dipendenti da questa ricetta di abbattimento del cuneo che cosa incassano?
"Niente. Ma se fossimo andati avanti con il discorso della divisione dei soldi, finivano tutti fregati perché ci avrebbero rimesso i contributi previdenziali. Facevano l'accatto di Maria Calzetta. Ora invece verranno compensati con maggiori assunzioni. E con l'esaltazione del secondo livello di contrattazione: con più salario, insomma". Come si arriva ad alzare i salari?
"Se dai soldi per alleviare le sofferenze d'impresa, poi puoi aprire con gli imprenditori una discussione su maggiore flessibilità nell'orario e produttività, da retribuire ulteriormente. Così tu con una fava prendi due piccioni. Anzi tre: il piccione dell'abbassamento delle tasse (e noi veniamo compensati con nuova occupazione che risolve alcuni problemi sociali); il piccione della flessibilità, che va sempre in aiuto alle imprese e che ha come contropartita maggiore salario; e il terzo piccione è che in questo modo aumentano i consumi. Insomma, mettiamo il turbo al cuneo che si abbassa".

Sulla contrattazione a livello locale la Cgil ha sempre resistito molto...
"Ultimamente ci sono state riunioni in cui tutti quanti abbiamo detto: facciamo un compromesso tra di noi, aiutati anche dal fatto che si sono viste le reazioni da parte di Prodi e questo ha disteso gli animi, ha reso tutti più favorevoli a trovare soluzioni. Se Damiano ci fa da tutor e ci dice: benissimo, fate gli accordi, io vi ammollo un defalco di tasse anche su quello che trattate, questa cosa va a bene a noi che possiamo prenderci più soldi. Da che cosa però? Non da un meccanismo 'a prescindere', ma dalla maggiore produttività, che viene stimolata da accordi di flessibilità, perché oggi le imprese hanno bisogno di tarare le loro risposte alle commesse in termini molto diversi da ieri".

Per le imprese la contrattazione di secondo livello potrebbe essere più premiante dello stesso cuneo, perché ottengono di poter aumentare la produttività, usando come leva la flessibilità, cosa che vogliono più di ogni altra. E mettendo in busta paga una cifra più alta di quella che spendono.
"Esattamente".

Ma la contrattazione aziendale oggi riguarda solo una fetta dei lavoratori. E gli altri?
"Visto che il meccanismo si rivela una pacchia per le imprese, a quel punto lo estendo anche a quelle medie e piccole. E faccio circolare molti più soldi, perché i poveri cristi, i paria del mondo del lavoro, adesso - solo perché stanno nelle imprese minori - non prendono un euro".

Sarà un meccanismo uguale su tutto il territorio?
"Noi sindacati insieme a Confindustria ci stiamo chiarendo su un tema: la 'fiscalità di vantaggio' per il Sud. L'Europa l'ha concessa a l'Ile de France, prima ancora alla Cornovaglia e alla Normandia, per non parlare dell'Irlanda. Allora, parliamoci chiaro: poiché per l'80 per cento l'operazione cuneo sarà indirizzata verso le realtà del Centro-nord perché lì sono le imprese, alla fine il divario con il Sud si allargherà".

Non è un bel risultato. Come la mettete?
"Riteniamo che Prodi, grazie al suo prestigio europeo e alla conoscenza dei meandri del potere amministrativo e politico dell'Europa, debba andare a Bruxelles, parlare con la Commissione e chiedere una fiscalità di vantaggio a favore del Sud. Perché, parliamoci chiaro, è ottenibile. In Italia fino adesso non l'abbiamo avuta perché non la si voleva veramente. Ma adesso le imprese del Nord non si opporranno, perché loro si prendono il bel regalo del cuneo". Fonte:  http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Ponti-doro-per-chi-assume/1351287